Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
BillionDollarBabies/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Nicke Borg - voce, chitarra
- Dregen - chitarra, voce
- Johan Blomquist - basso
- Peder Carlsson - batteria

Tracklist: 

1. Fuck Off And Die
2. Degenerated
3. Come Undone
4. Drool
5. Abandon
6. Voodoo Love Bow
7. Idiots
8. Ship
9. Nomadic
10. Back On The Juice
11. Where Were You
12. Zoe Is A Weirdo
13. Saved By The Bell

Backyard Babies

Backyard Babies

Il buon successo del precedente e valido People Like People Like People Like Us aveva finalmente consegnato le luci della ribalta ad una band che, da quel Total 13 del 1998 in avanti, si andava sempre più affermando come una delle maggiori speranze del rock n' roll contemporaneo.
Nati inizialmente come band glam/punk, sulla scia degli amici e connazionali Hellacopters, i Backyard Babies hanno poi subito nel corso degli anni una costante evoluzione che li ha sempre più visti allontanarsi dal punk degli inizi per indirizzarsi invece verso una trascinante miscela hard rock, in cui far confluire elementi glam, rock n' roll, punk e pop, ed aggiungendo alle chiare influenze dei già citati Hellacopters e dei maestri Wildhearts quelle di Hanoi Rocks, Dogs D'Amour, New York Dolls e Ramones.

Se con il precedente People Like People Like People Like Us sembrava di assistere ad una svolta più "stradaiola", trascinante e selvaggia, che li indirizzava maggiormente verso un preciso percorso sleaze/glam, adesso invece con questo self-titled, che rappresenta il sesto studio album della band proveniente da Nässjö, si assiste ad una rivisitazione più matura del loro sound, complice anche la produzione pulita di Jacob Hellner (Rammstein, Apocalyptica), una cura quasi maniacale delle armonie vocali e la continua ricerca di melodie dall'attitudine più adulta, che pur perdendo quell'immediatezza che aveva caratterizzato la precedente release si mostra capace di uscire allo scoperto in maniera più graduale ma altrettanto efficace.
Backyard Babies magari perderà pure in freschezza ed energia rispetto al suo predecessore, decisamente più selvaggio, elettrizzante e spigoloso, ma riesce tuttavia a mantenersi ugualmente trascinante e divertente, risultando anche più vario ma al contempo meno continuo e quindi più altalenante.

Anzi si può proprio dire che questo è il lavoro più variegato dei Backyard Babies, ed al tempo stesso anche indicativo delle diverse sfumature che il quartetto svedese sembra capace di assumere in maniera a dir poco camaleontica, senza peraltro perdere mai la propria identità. Il singolo apripista Fuck Off And Die contiene una carica energetica non indifferente, ma questa sembra purtroppo disinnescata dall'interpretazione non proprio coinvolgente del chitarrista Dregen, che si alterna con il più ispirato e convincente singer Nicke Borg dietro al microfono, ma già dalla seguente e trascinante Degenerated sembra che ci si sia ormai avviati a carburare per bene.
Arrivano subito i primi diversivi con il divertente, ruffiano ed anche banale punk/pop di Come Undone, così come nettamente emerge la componente punk, accompagnata peraltro da una ripresa del proprio passato, in brani come Where Were You o Zoe Is A Weirdo, mentre un'aria decisamente più selvaggia, americana e sleazy si respira in pezzi come Voodoo Love Bow, evidenti qui le influenze dei Guns N' Roses anche se mischiate ad una piccola dose di Hellacopters, o Back On The Juice, le quali risultano non a caso tra le più trascinanti del lotto.

Idiots sembra uscita direttamente dal precedente People Like People Like People Like Us tanto ne segua coerentemente la scia, imponendosi come uno dei pezzi forti del disco, trascinante, sporca e punky, ma più delineata e meno spigolosa che in passato, anche se le vere splendenti gemme del sesto full-length della band di Nässjö sono senza dubbio la semi-ballad Abandon, caratterizzata dall'inizio acustico e dolcemente nostalgico che culla l'ascoltatore prima di immergerlo in una nuova dimensione ben più energica e trascinante, coronata pure da un refrain melodico, canticchiabile e catchy, e Nomadic, altro brano che risente delle chiare influenze della scena sleaze/glam californiana, influenze però qui riviste con quella sensibilità melodica tutta nordica che ne fanno un quid aggiuntivo in termini di qualità e distintivo in termini di personalità.
Altri brani poi come Drool o Ship, che ai primi ascolti scorrono quasi inosservati, necessitano di un maggior numero di passaggi prima di rivelare le proprie qualità senza tuttavia mai entusiasmare pienamente, mentre la closer Saved By The Bell è una ballad acustica in pieno stile "on the road", tanto sudata e sentita quanto ricercata, anche se lontana dall'eguagliare in bellezza l'immensa Roads, sua alter ego nella precedente uscita del 2006.

Backyard Babies forse non pone il quartetto svedese sul tetto della scena rock mondiale, come sembra invece voglia suggerire la copertina che, proprio come un vecchio poster di celebrità hollywoodiane, li ritrae sulla trave di un grattacielo di Manhattan, ma di sicuro li conferma per l'ennesima volta come una delle più credibili, divertenti e migliori band rock n' roll contemporanee.

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