Da Milano giunge alle nostre orecchie il nome di Luca Olivieri, musicista classe ’68 specializzato principalmente in pianoforte, tastiere e programmazioni musicali. Diplomatosi in pianoforte presso il conservatorio genovese “N. Paganini”, e qualificato in musica elettronica e composizione, Luca Olivieri inizia a lavorare per svariate compagnie  e registi teatrali, componendo le musiche per spettacoli come “Ricordi Fuoriusciti” e “Il Fiume Rubato”.

Dopo aver collaborato con il gruppo Yo Yo Mundi e aver registrato con esso diversi dischi, Luca Olivieri si getta a capofitto nella carriera solista. La Quarta Dimensione è il titolo della raccolta uscita nel marzo 2008, contenente sia pezzi realizzati per teatro o per film d’epoca, sia tasselli composti e messi nel cassetto per poi essere ripresi e migliorati col passare del tempo.

Dodici canzoni strumentali quindi, a cavallo tra elettronica, musica d’atmosfera perfetta per la sonorizzazione cinematografica e un tocco di new age. Fin dalla prima, Angelina, si capisce fin da subito a cosa si va incontro: composizioni piuttosto solari ma soffuse, molta atmosfera in canzoni grossomodo corte ma d’effetto. Chrome e Lontana Presenza non fanno altro che rimarcare questi concetti, tuttavia non producendo un senso di noia nelle orecchie dell’ascoltatore: il gusto tipicamente retrò delle musiche si sposa bene con qualsiasi tipo di pellicola, accentuando l’aspetto più “visivo” delle composizioni di Olivieri.

Un Mondo Segreto probabilmente è il tassello migliore de La Quarta Dimensione,  assieme all’ottava Baricentro Morale, molto più introspettiva e rilassata. Angelina (Reprise) fa da apripista per la successiva Le Ali Del Tempo, anch’essa molto sentita e interessante, giudizio applicabile grossomodo a tutte le tracce di questo La Quarta Dimensione: ogni nota non è posizionata a caso, e l’intensità emanata è a dir poco considerevole.

Terminato La Quarta Dimensione il giudizio è decisamente positivo. I dodici momenti creati da Olivieri sono dei tasselli molto atmosferici di un unico grande viaggio, trasversale ad ogni tipo di sperimentazione di tipo elettronico in musica. Un disco molto piacevole, che scorre con grande facilità e senza impegnare troppo l’ascoltatore.