- Alex Garoufalidis - voce, chitarra
- Hendrik Sapadi - tastiera
- Martina Simon - basso
- Asik Bergemann - batteria
1. Shaking
2. Caught In A Lie
3. Never Be Alone
4. Crying Shame
5. All You Can Do
6. Crank Me Up
7. Shining
8. Rock & Roll All Star
9. Destiny
10. To The Limit
No Alibi
Esordio discografico per i King's Call, nuova band capitanata dal cantante e chitarrista Alex Garoufalidis (per lui un passato da leader degli Eagle Springs e diverse collaborazioni con artisti anche di un certo spessore come Graham Bonnet), il quale raccoglie intorno a sé gli amici e musicisti Asik Bergemann (batteria), Hendrik Sapadi (tastiera) e Martina Simon (basso), e realizza quel progetto che conservava in cantiere già da un bel po' di tempo, dando alle stampe il qui presente No Alibi.
La proposta del debuttante quartetto sembra mescolare con abilità ed equilibrio le sonorità classic hard rock di Led Zeppelin, Gary Moore e soprattutto Thin Lizzy (persino il loro moniker sembra ispirato dal titolo di una canzone di Phil Lynott) con un tocco delicato ma ben percettibile di melodic hard in pieno stile ottantiano, dando così vita a dieci composizioni destinate ad alzare il sipario su questa interessante band presso ogni amante dell'hard rock di matrice classica, benché le belle melodie e l'uso mai invasivo delle tastiere, che in tal modo rendono più melodico il loro sound lasciandolo al contempo snello e lineare, lo facciano apparire alla fine particolarmente appetibile ad ogni tipologia di abitudinario ascoltatore hard n' heavy.
Niente di memorabile che possa contribuire in maniera decisiva alla ripresa, sempre più avviata e qualitativa ma ancora zoppicante, del nostro amato genere tra i solchi di questo No Alibi, ma resta il fatto che brani come le bellissime ed accattivanti Caught In A Lie o Never Be Alone sono delle piccole gemme di hard rock, capaci di coniugare il suono genuino e sanguigno degli anni '70 con quell'approccio più catchy che fu tipico degli anni '80.
Non saranno magari originali questi King's Call, basti sentire il rock classico di Crank Me Up che pare fare il verso al Bryan Adams prima maniera, o gli evidenti richiami zeppelin-iani di Rock & Roll All Star, o l'ambiziosa intro "simil-Pink Floyd" di Destiny, o ancora le evidenti influenze dei Thin Lizzy che sembrano ripercorrersi un po' su tutto il lavoro, ma quanto meno non peccano di certo in personalità, tanto che ciascun brano ha un suo fascino ed il cantante modula la propria intera performance su tonalità medie, senza preoccuparsi troppo della limitata estensione vocale e senza per questo perdere in espressività, ma anzi imponendosi, sia con il suo timbro roco e graffiante che con la sua chitarra, come indiscusso leader e mastermind della band.
Inoltre fanno buona figura anche le altre tracce presenti, come la dinamica opener Shaking, in possesso di riff taglienti ed una buona dose di grinta, le più ottantiane Crying Shame e To The Limit (davvero molto bella), decisivo qui l'apporto delle keys di Sapadi, o infine la più decisa e grintosa All You Can Do, graziata anche da un refrain davvero efficace e coinvolgente in cui far risaltare ancora una volta il prezioso lavoro di Sapadi.
Affidato alla produzione dell'esperto Chris Tsangarides, uno che aveva già lavorato con artisti del calibro di Thin Lizzy, Gary Moore, Judas Priest, King Diamond, Y&T, Depeche Mode e tantissimi altri, No Alibi si rivela un album sincero, genuino e piacevole, che non cova di certo eccessive ambizioni, ma che appare tuttavia capace di farsi ascoltare in maniera scorrevole e fluida, rappresentando in tal modo una gradevole occasione di ascolto per qualsiasi seguace dell'hard rock.