- Vince Neil - Voce
- Nikki Sixx - Basso
- Mick Mars - Chitarra
- Tommy Lee - Batteria
:
1. City Boy Blues
2. Smokin in the Boys Room
3. Louder than Hell
4. Keep Your Eye on the Money
5. Home Sweet Home
6. Tonight (We Need a Lover)
7. Use it or Lose it
8. Save Our Souls
9. Raise Your Hands to Rock
10. Fight for Your Rights
Theatre of Pain
Signori e signore, benvenuti nel teatro del dolore.
Album numero tre per la band che ha fatto più discutere in America negli anni ottanta.
Da molti sono sempre stati considerati come coloro che, con la loro musica, hanno rovinato la gioventù americana: la filosofia di vita dei quattro musicisti calza a pennello il motto sex, drugs and rock ‘n’ roll a tal punto che veien quasi naturale collegare qualsiasi membro della band a questi tre elementi.
E Theatre of Pain ne risente molto di queste cose.
Esso può esser considerato l’ultimo della prima fase della band, che va dagli esordi a questo stesso album: successivamente i quattro, con Girls, Girls, Girls, assumeranno un icona più da rockstar.
Facciamo una breve considerazione su come erano i Motley Crue ai tempi di Theatre of Pain.
Nikki Sixx e soci erano ancora legati ad una icona di occultismo e questo si può facilmente notare nei pentacoli presenti sia sulla fronte di una delle due maschere della copertina, una delle più belle di tutto l’Hard Rock, sia sull'artwork del precedente capolavoro Shout at the Devil.
Un'altra cosa da considerare è il fatto che il gruppo aveva un assetto ancora da band Hard Rock e non da rockstar e questo influisce molto nel songwriting di Nikki Sixx e soci: i testi sono più curati e sono molto spontanei e non risentono ancora di quelle pressioni che subiranno con i successivi album.
Ma ora vediamo di analizzare meglio questo album targato Crue.
La canzone di apertura parte su ritmi molto classici dove fin dalle prime parole di capisce che la voce di Vince Neil è fondamentale è davvero indispensabile per i Motley Crue: il suo timbro dolce e aggressivo è davvero azzeccato per la musica che i Motley suonano che non sarebbe così bella senza la voce di Neil. City Boy Blues è una canzone dove Neil può mostrare tutte le sue doti canore davvero ottime. La canzone è molto macchinosa ma ottima e viene trascinata nei suoi 4 minuti splendidamente da Neil.
La successiva Smokin in the Boys Room è uno dei pezzi dell’ album che hanno riscontrato più successo: la canzone ha un ritmo molto allegro e volutamente ripetitivo ed un sapore molto country (ascoltate l’assolo di Mars…). Un pezzo davvero ottimo.
La successiva e breve Louder than Hell è il chiaro esempio di canzone col testo molto esplicito e pieno di doppi sensi in perfetto stile Motley. Il ritornello che dice “"We like it louder than Hell" lascia poco all’immaginazione.
Keep Your Eye on the Money è una canzone che anticipa molto lo stile che i Crue adotteranno in futuro: un Hard Rock molto orecchiabile tutto costruito sulla voce di Neil. Il pre-chorus è giocato molto evidentemente sulla falsa riga di Rock ‘n’ roll dei Led Zeppelin, uno dei gruppi preferiti e più ispirazionali per i Motley.
La a seguente Home Sweet Home, una delle migliori della band, inizia con il suono di un piano e la voce dolce di Neil. Testo bellissimo, musicalmente perfetta, assolo quasi commuovente: essa ha tutte le carte in regola per considerarsi tra le semi-ballad più belle di sempre. Impossibile rimanere indifferenti davanti ad una canzone come questa.
I ritmi tornano più duri con Tonight (We Need a Lover), canzone molto orecchiabile e con riff costruiti tanto per cambiare sulla voce di Neil.
La canzone successiva è il classico pezzo che non ti aspetteresti mai dai Motley: ritmo velocissimo, sembra che Vince corra al posto di cantare ed i riff sono molto il stile Heavy metal inglese tipo Judas Priest o Iron Maiden primo periodo.
Il pezzo più debole del disco è molto probabilmente Save Our Souls, canzone affatto brutta ma troppo lenta e tirata: sebbene risulti ben strutturata, è un po’ ripetitiva, ma questo fatto può esser dovuto al ritmo molto cadenzante e lento.
Ottimo come sempre negli assoli il povero ma ammirevole Mick Mars (che sta combattendo contro una grave malattia degenerativa alle ossa, che non basta per fermarlo dato che tuttora suona a tempo pieno con la band, anche se con ridicoli zatteroni che lo aiutano a sorreggersi).
Raise You Hands to Rock è invece un ottima canzone molto rock ‘n’ roll con un bell’accordo arpeggiato ed un bell’assolo. Poi abbiamo la solita ottima prova di Neil dietro al microfono e di Sixx e di Lee nel songwriting.
La conclusiva Fight for Your Rights ha un titolo ed un ritornello molto in stile Judas Priest, i riff sono taglienti e la canzone ha un ritmo molto deciso e roccioso.
Un'ottima fine per un album davvero meritevole, sicuramente di qualità eccelsa come tutti i primi cinque lavori targati Motley (Shout at the Devil su tutti) che non costituisce l’apice vero e proprio della carriera che è invece costituto dall’album appena citato, ma che farebbe impallidire la maggior parte dei lavori di qualsiasi altra band hard rock american degli eighties.
Senza dubbio i Moltey Crue sono la più famosa band hard-rock americano degli anni ottanta e hanno saputo raccogliere l’eredità dei Kiss e degli Aerosmith, creandosi però una loro immagine molto forte e diversa da qualsiasi altra band del pianeta.
La loro fama andrà anche al di fuori della loro musica e questo sarà il danno maggiore che i Motley subiranno e che li porterà allo split ed ad altri problemi moto più seri (Nikki Sixx rischiò la vita per overdose due volte ed in una delle due fu creduto morto, Tommy Lee sposerà Pamela Anderson ma verrà accusato di violenze sessuali e diffonderà in tutto il mondo il suo video del viaggio di nozze con Pamela, Vince Neil lascerà la band e sottoporrà ad interventi di chirurgia plastica per ritornare in forma e Mick Mars sarà colpito dalla malattia di cui soprà si è gia parlato).
Uno dei migliori dischi Hard Rock-Glam degli Eighties.