Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Century M.(US)/Candlelight(UE)
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Blake Judd - Voce e Chitarra
- Jeff Wilson - Chitarra
- Jon Necromancer - Basso

Ospiti & Session-men:
- Bruce Lamont - Sassofono
- Sanford Parker - Suoni, Produzione
- Tony Laureano - Batteria


Tracklist: 

1. One of These Nights (01:50)
2. Assassins (08:07)
3. Ghosts of Grace (04:49)
4. Away from Light (02:19)
5. Your True Enemy (04:15)
6. Code Negative (06:48)
7. Omnivore (05:05)
8. Seasick, Part I: Drowned at Dusk (04:52)
9. Seasick, Part II: Oceanborne (02:48)
10. Seasick, Part III: Silent Sunrise (04:12)

Nachtmystium

Assassins: Black Meddle, Part 1

E' un gran risultato per la band e una bella soddisfazione per l'appassionato, quando un gruppo riesce a corrispondere alle aspettative, specialmente se queste sono elevatissime: vuoi poiché derivanti dal dover dare un successore ad un disco clamoroso (ovvero quella piccola gemma che fu “Instinct: Decay”), vuoi per non deludere dopo aver rilasciato pochi mesi fa un EP-antipasto letteralmente favoloso (l'incantevole ed imprevedibile “Worldfall”), vuoi per il desiderio di dimostrare di essere al livello delle band con cui si va in tour in quel periodo (nella fattispecie: Genghis Tron, Boris, Minsk, Wolves in the Throne Room, Opeth e Torche): una pressione non indifferente, insomma, che però non ha pesato sulle spalle degli americani Nachtmystium, che senza porsi troppi problemi quelle aspettative le hanno letteralmente polverizzate dando alle stampe questo “Assassins: Black Meddle, Part 1”, il disco che li consacra definitivamente come uno dei gruppi di punta del Black Metal 'sperimentale'.

Partiti a cavallo del cambio di millennio come l'ennesimo clone statunitense di Darkthrone & Co., i Nachtmystium di Blake Judd sono oggigiorno un gruppo pronto a spingersi in una varietà di direzioni, ignorando la pletora di preconcetti e clichè che caratterizza il loro genere d'origine – una scelta testimoniata non solo dai gruppi con cui suonano in concerto o dai guest scelti per confezionare quest'album, ma perfino nel titolo stesso scelto dal chitarrista dell'Illinois: l'immagine dell'assassino è infatti stata decisa per la necessità di 'liberarsi' delle opinioni del mondo musicale in merito al passato della band e quindi a come essa dovrebbe suonare, restituendo totale libertà d'azione al nome Nachtmystium. “Assassins”, pur tenendo sempre presente cos'è il Black Metal, va infatti a parare in territori assolutamente psichedelici, elettronici ed onirici, arrivando a citare esplicitamente nei titoli una band come i Pink Floyd (“One of These Nights” fa infatti il verso a “One of these Days”, e lo stesso sotto-titolo dell'album, “Black Meddle”, può esser visto come un riferimento al “Meddle” di floydiana memoria), nume tutelare decisamente lontano da quello d'inizio carriera nominato ad inizio paragrafo.

I suoni vivi, allucinati e dai contorni sfumati, ottimamente curati da Sanford Parker dei Minsk, permettono infatti a Judd di destreggiarsi in un Black violentemente contaminato da pulsanti loop elettronici, echi da ipnosi (l'intermezzo “Away from the Light”), pause atmosferiche imbevute d'incubi, assalti Black'n'Roll dal groove spiazzante (il cui araldo è l'iniziale, rockeggiante title-track) oppure lentissime spirali di Psichedelia terrorizzante (in cui è esemplare “Code Negative”, un vero e proprio 'bad trip', come si dice in gergo, capolavoro fatto di suoni/sogni analogici, umani, nebulosi, tanto reali da far rizzare i peli sulle braccia).
E se “Instinct: Decay” era decisamente un disco coerente e coeso, saldo e monolitico, con un'unica, oscura ed omogenea atmosfera dall'inizio alla fine, il nuovo “Assassins” svisa in una serie di panorami tutti diversi tra loro: si passa dalla devastante furia di “Your True Enemy”, agli assalti cosmici (Psych-Black?) di “Ghosts of Grace” a quelli dissonanti e altalenanti di “Omnivore”, fino alla clamorosa trilogia conclusiva “Seasick”, tutta giocata su toni Progressive, in cui le raffinatezze ritmiche (opera dell'esperto Tony Laureano, impeccabile il suo lavoro in tutto l'album) e soliste (sia del sassofono (!) ospite di Bruce Lamont degli Yakuza che delle chitarre di Judd e Wilson) danno spettacolo trascinando il disco in una gustosa Fusion, al contempo nera e psichedelica, mai fine a sé stessa e sempre impostata alla creazione di un'atmosfera palpabile e alla successione di melodie sempre legate tra loro da un solidissimo filo conduttore.

In conclusione, “Assassins” si è rivelato un altro bel centro pieno da parte di Judd, personaggio che si dimostra oramai capace di gestire una situazione in bilico fra più generi e stili musicali senza problema alcuno, combinando hit Black'n'Roll a raffinati soundscape sperimentali, realizzando uno dei dischi estremi più ispirati, entusiasmanti ed interessanti di quest'anno: decisamente un'opera da non perdere per chi apprezza sonorità che coniughino alla violenza anche ricercatezza e personalità.

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