- Lars Vognstrup - voce
- Lars Christensen - chitarra
- Jesper Andreas Tilsted - chitarra, tastiera
- Jesper Kvist - basso
- Morten Toft Hansen - batteria
- Jeppe Christensen - tastiere
1. Join the Scene
2. Get What I See
3. Summer of Overload
4. Watch out
5. 9-5
6. Show Me Your Real Darkness
7. Confusion Bay
8. The Devil
9. Insane
10. Morning Rise and a Friday Night
11. Bleeding 2
Confusion Bay
Nel 2004 con Confusion Bay i Raunchy proseguono il discorso intrapreso col precedente Velvet Noise, ricercando una miscela altamente melodica che combinasse trappi tipici del metal scandinavo con stilemi più prettamente americani. Sfortunatamente le aspettative riposte in loro dopo l'esordio e il potenziale che avevano mostrato devono fare i conti con una personalità che va facendosi evanescente e con una certa carenza d'ispirazione.
Questo secondo disco dei danesi stilisticamente non si discosta troppo dal debutto, ne enfatizza l'anima più thrash e groovy-oriented ma sostanzialmente deriva dalla medesima ossatura e ne segue lo stesso schema compositivo, un po' abusando dei ritornelli orecchiabili e degli inserti melodici. Questo però comporta un eccessivo appiattimento dello stile dei Raunchy che inizia a suonare più prevedibile e meno originale, anche perché ormai il periodo d'oro del metal nordico è passato da tempo ed il boom di gruppi della regione ormai è sfociato in una saturazione dell'ambiente spesso con poche idee nuove tirate fuori dal sacco.
La stessa musica dei Raunchy risulta meno creativa, più povera negli arrangiamenti, per di più si allontana da certi spunti (come quelli più vicini al nu metal o industriali, rimpiazzati da un'attitudine che strizza l'occhio al metalcore più stereotipato) che rendevano un po' più vario l'esordio, fattore che può essere interpretato come un loro tentativo di personalizzazione verso binari più precisi e nitidi... oppure come una banalizzazione del loro stile.
Ironicamente, già nei due anni precedenti all'uscita di questo lavoro diversi importanti e popolari gruppi della vicinissima Svezia si sono evoluti aggiungendo elementi sempre più melodici e moderni, come ad esempio gli In Flames e i Soilwork, riuscendo a risultare personali e freschi nonostante la ridondanza della scena.
Per quanto riguarda i vicini Raunchy invece, la sensazione fin dalle iniziali Join the Scene e Get What I See è che non assistiamo a particolari passi in avanti, loro decidono invece di rimanere su coordinate più ordinarie consolidando uno stile che nel frattempo è divenuto più impregnato di cliché, quasi scontato. Niente stupore nell'incontrare la solita struttura di fraseggi, con i comuni riff bassi e martellanti ma melodici seguiti dal solito chorus easy-listening, eventualmente condendo il tutto con degli sporadici inserti elettronici e di tastiera che qui però poco arricchiscono le canzoni e molto sembrano fini a sè stessi (es. la scontatissima Watch out, la ballad piacevole ma banale The Devil o la titletrack Confusion Bay) oppure sono eccessivamente ripetuti in sottofondo giusto per fare da riempimento senza sviluppare più di tanto l'atmosfera (la conclusiva Bleeding 2, seguito di un brano del debutto che però non dice assolutamente nulla di nuovo nè aggiunge qualcosa al disco). Tutto ciò inizia a sembrare sempre più stanco, come la consueta alternanza di passaggi molto più pestati ad altri più distensivi e melodici che per di più, nei momenti più pestati anche nei ritornelli melodicissimi (come in 9-5 o nell'incalzante e ancor più estremizzata Insane), fa risaltare una certa monotonia della batteria che in questi frangenti affoga nei soliti luoghi comuni metal del doppio pedale a manetta e del martellamento della cassa. Anche la voce di Lars Vognstrup risulta stereotipata, con l'ormai canonico essere ora cattiva, sapor metal estremo, ora pulita, con quel gusto più pop che ha fatto la fortuna di diversi gruppi e che ora sembra essere in fase di riciclo senza inventiva (un po' di variazione magari giusto in Show Me Your Real Darkness, ma nulla di particolare). Forse l'attitudine generale del gruppo potrebbe apparire da metal alternativo ma suona ben più mainstream e ordinaria... anzi, la sensazione di "già sentito" e "disco di maniera" fa capolino dal disco senza nascondersi.
Tutto ciò si potrebbe anche un po' perdonare se la proposta fosse comunque una selezione di canzoni entusiasmanti e magistralmente scritte, ma aggiungiamo al discorso un certo appiattimento compositivo che rende i riff sempre meno in evidenzia e le canzoni sempre più simili tra loro per notare definitivamente la poca creatività dimostrata dal gruppo.
Non bolliamo però Confusion Bay come un fiasco totale nè come un mattone indigeribile, nonostante sia poco ispirato. La forte vena melodica del gruppo rimane sempre apprezzabilissima, soprattutto per il pubblico metal che cerca principalmente essa e non altro, ed il dischetto rimane sostanzialmente divertente, ad esempio in canzoni come Summer of Overload (seppur ripetitiva) o nel trascinante misto di groove metal e melodic death metal sporcati da aperture melodiche varie di Morning Rise and a Friday Night, motivo per cui il voto non è negativo.
Tuttavia i Raunchy, non avendo uno stile proprio già consolidato dopo molti anni (come certe formazioni "veterane" che riescono a tirare fuori una gran classe anche cambiando poco) su cui soffermarsi e non riuscendo a sviluppare e rinnovare quanto messo in pentola nel debutto, finiscono per frenare e risultare assai più triti e meno personali, come se stessero scaldando la stessa minestra - ed è significativo che contemporaneamente a loro gruppi connazionali come i Mnemic, pur anch'essi in un periodo di ristagno in cui non brillano per innovazione e presentano anch'essi alcuni cliché già dei Raunchy, suonino con un minimo di cura in più nel songwriting.
Consigliamo questo disco principalmente ai fan del metal melodico un po' pestato un po' radio-friendly un po' moderno come suono, senza troppe prestese di originalità e freschezza compositiva. Chi invece cerca qualcosa di molto più ispirato e creativo può passare avanti, non si perderà nulla.