- Carlo Tosi - voce, chitarra
- Elda Belfanti - batteria, samples
- Alberto Corsi - chitarra
1. 88
2. Jaguar, We Have To Go
3. Santiago
4. Electronic Scales
5. Edimburgo Mega-Panda
6. Fake Youth (Only Silence)
7. Sean Connery
8. Canterbury
9. Never Regret
10. Butter
11. Last B.
Kitchen Love
Il terzetto riunito sotto il moniker di Mauve è sicuramente cresciuto dall’ultima pubblicazione Sweet Noise On The Sofa (ep) del 2007 perché, giunto al debutto discografico con il primo full-length, Kitchen Love, il gruppo si dimostra più maturo e consapevole del proprio genere musicale.
Rinforzate infatti le solide basi Indie, i Mauve danno vita ad undici tracce che si mostrano come la naturale evoluzione del sound del precedente mini cd, arricchite da sapori Noise e Post Rock di notevole effetto.
Il timbro si è fatto più incisivo rispetto alle distese atmosfere passate e questo rappresenta un elemento positivo, che rafforza la forma delle canzoni, garantendo una struttura più convincente.
Si inizia il viaggio in Kitchen Love con 88, breve introduzione carica di distorsioni e di aloni allucinati, a tratti non dissimili da certe reminescenze No Wave americane, ma è con la seconda Jaguar, We Have To Go che ci si può accostare ai Mauve più meditativi e ricercati, immersi in surreali contrasti cromatici.
Tralasciando la canonica e non esaltante Santiago, si giunge al capitolo più interessante di Kitchen Love, ovvero Electronic Scales, che ripercorre da vicino gli splendidi fraseggi dei danesi Raveonettes e che sa stregare l’ascoltatore con il suo onirico intreccio vocale.
Altrettanto degna di nota è Sean Connery, con il suo incedere Post Rock che incalza e con i dialoghi suadenti della chitarra.
I Mauve costruiscono ottime aperture melodiche che trasportano lontano verso i meandri della musica d’oltreoceano (Explosions In The Sky), ma tale qualità di composizione purtroppo non rimane inalterata durante l’intero Kitchen Love: Never Regret è infatti un brano ordinario ed insapore, che vanifica lo sperimentalismo precedente, pur introducendo una certa varietà interna al disco.
Tuttavia è apprezzabile lo sforzo profuso dal terzetto piemontese per discostarsi da ciò che era stato proposto prima della stesura di questo esordio discografico, dotato anche di una vesta grafica originale e gradevole.
Si consiglia pertanto l’ascolto di Kitchen Love a chi desideri scoprire una promettente realtà Indie del nostro Paese che, traendo ispirazione dalle grandi scene Post e Noise americana, sta cercando di emergere in una dimensione propria con i primi mini tour e le prime fatiche discografiche. Un plauso va inoltre alla Canebagnato Records, etichetta indipendente che sta garantendo una possibilità ad artisti del panorama Indie e Folk italiano, spesso valido e troppo trascurato.