- Nathan Winneke - voce
- David Isen - chitarra
- Dashiell Arkenstone - basso
- Erik Engstrom - synth
1. Hyperborea (02:45)
2. Murder (04:14)
3. The Startling Secret of Super Sapphire (03:18)
4. The Beach (01:07)
5. Face of Bear (04:02)
6. Crickets (01:06)
7. New York City (04:47)
8. Sex Raptor (03:18)
9. Broken Trail (03:16)
10. The Red Tornado (03:42)
11. Treasure Train (02:57)
12. His Purple Majesty (03:04)
13. Kangarooster Meadows (01:23)
14. Rotting Horse (04:28)
15. I Think We Are Both Suffering from the Same Crushing Metaphysical Crisis (07:24)
16. Lif (04:48)
A Natural Death
Raccogliendo la tradizione dei vari Dillinger Escape Plan e Between The Buried And Me, gli americani Horse The Band giungono alla loro terza pubblicazione, A Natural Death, che riconferma il gruppo come uno dei progetti più sperimentali in ambito Metalcore; basti notare come negli anni la formazione abbia coniato, per strappare un sorriso agli interessati, l’appellativo di Nintendocore, sottolineando così l’ampio uso di tastiere e sintetizzatori che ricalcano le sonorità dei videogames.
Un approccio folle e decisamente inusuale quello degli Horse The Band, che in sedici tracce si soffermano sui concetti di spazio e tempo, di creazione e distruzione, di vita e di morte, valorizzando in particolare il fascino della cessazione di tutte le cose.
La seconda traccia, Murder, introduce da subito in una dimensione di aggressività e di impetuosità musicale, che evidenzia le buone doti tecniche in possesso del quintetto californiano; la voce urlata tipica del Metalcore si staglia su un tessuto ricco di sezioni contorte di sintetizzatore, esperimento quasi inedito per il genere, e su complesse architetture ritmiche di ottima qualità.
The Starling Secret Of Super Sapphire si pone a cavallo tra i Between The Buried And Me e i System Of A Down, colpendo però per l’irruenza e la brutalità che emergono in certi fraseggi caotici e cacofonici.
Alcune canzoni si legano maggiormente alla tradizione Hardcore, ma quello spiraglio sperimentale non si perde mai di vista, perché il contesto ridicolo di A Natural Death rimane il punto di forza di un act che in caso contrario si sarebbe perso nei meandri di un genere troppo vasto.
Una delle tracce più divertenti e spontanee è Sex Raptor, ben lontana da quella che è la direzione seguita precedentemente dagli Horse The Band, perché la sperimentazione prende vita da un connubio tra Hard Rock e Elettronica.
In questo alternarsi tra pezzi figli della scuola Metalcore americana ed episodi dal sapore più originale ed inedito si sviluppa un album che non può essere di certo reputato un capolavoro del suo stile, ma che conserva molti spunti personali da evolvere nel tempo, grazie anche all’acquisizione di una maggiore maturità e consapevolezza delle proprie possibilità.