- Hank Von Helvete (Hans Erik Dyvik Husby) - voce
- Pål Pot Pamparius (Pål Bøttger Kjærnes) - chitarra
- Rune Rebellion (Rune Grønn) - chitarra
- Bingo (Bengt Calmeyer) - basso
- Happy-Tom (Thomas Seltzer) - batteria
1. Dazzling Display of Talent (02:01)
2. The Midnight NAMBLA (01:36)
3. Deathtime (02:20)
4. Black Rabbit (01:21)
5. Denim Demon (02:11)
6. Bad Mongo (02:32)
7. Mobile Home (02:05)
8. I Got Erection (02:06)
9. Just Flesh (03:09)
10. Screwed And Tattooed (03:22) (bonus track)
11. Hobbit Motherfuckers (01:22)
12. Sailor Man (02:00)
13. Turbonegro Hate the Kids (03:04)
14. Imorgen Skal Eg Daue (02:32)
15. Raggare Is a Bunch of Motherfuckers (03:01)
16. Young Boys Feet (01:14) (bonus track)
Ass Cobra
Si sa, il terzo album è sempre quello più critico per una band: nel primo si lasciano esplodere le emozioni e la voglia di creare musica, nel secondo si cerca di confermare le proprie idee e la coerenza con se stessi, mentre nel terzo si spicca il volo o in alternativa ci si perde per la strada del successo. I Turbonegro sono andati contro ogni forma di canone anche in tal senso.Dopo un Never Is Forever poco coraggioso, escono fuori con un lavoro, Ass Cobra, che mette insieme la maestria acquisita dal combo negli ormai 4 anni di servizievole esperienza in nome del death punk e la ruvidità del rozzo ma pregiato Hot Cars And Spent Contraceptives. Grazie a questa formula magica che Hank Von Helvete riesce a trovare insieme ai suoi, i TRBNGR risalgono la china ottenendo, tra l’altro, un gran consenso di vendite.
Attitudine punk che cola in ogni dove (trasbordante in The Midnight NAMBLA), songs sputate senza grazia alcuna e dalla durata ristretta come una maglia lavata a 90°, ma soprattutto un leit motiv solido come una roccia che trasforma Ass Cobra in una vera e propria bandiera del punk degli anni novanta. È da uscite come questa che si apprezza la sfrontatezza di una band, il preziosissimo senso di strafottenza che permette di trovare la lingua giusta, in musica ed in parole, per dire quello che pensi senza essere ostacolati dalle altre forme di vita in circolazione, il tutto non disconoscendo mai le proprie radici pseudo-oscene: I Got Erection parla da sola presentando tutti i motivi di eccitazione di Hank, con non ultimo ascoltare “death punk sound”, mentre Hobbit Motherfuckers ci ricorda il materiale porno che gira tra la materia grigia dei 5 musicisti (“Cyber idiots with pierced scrotums/ Copulating/ With animals […]”).
Altro pugno nello stomaco: Just Flesh si apre con una minaccia di un discografico che, in attesa del materiale della propria band, chiede dove siano finiti i soldi (riecco il senso di strafottenza); l’episodio è come un bacio saffico rispetto alla storia descritta nei testi, un uomo che sognava di diventare “qualcuno” ma che poi crescendo sbatte il muso contro la cruda realtà (autobiografico?!). Massacrante, non stanca di picchiare, veloce come una coltellata di quel “knife” più spesso citato (Screwed And Tattooed, canzone contro i bikers, sembra un treno senza freni destinato a schiantarsi contro una città disabitata), crudo ed aspro ma allo stesso tempo succulento soprattutto per chi ha il palato abituato a questi suoni (i fan della band potrebbero andare in overdose da piacere per queste 16 tracce), l’album riesce a tenere altissima l’attenzione e la libido degli ormoni dei più.
Ancora, il film non è finito e stavolta tratta dell’odio dei Turbonegro per i ragazzini, Turbonegro Hate the Kids (“Worthless beings/ Snotty fools/ Pathetic microbes/ Thinking they're so cool […]”) che emana un odore molto motorheadiano, e del legame inscindibile ovviamente a sfondo sessuale tra i punk-rockers norvegesi che preferiscono darsi all’omosessualità piuttosto che andare con le new-wave girls…questo si chiama attitudine al 100%!Da citare le 3 cover, Mobile Home (The Lewd), Raggare Is a Bunch of Motherfuckers (The Rude Kids) ed infine la antesignana Young Boys Feet (The Dicks), che non smuovono di un minimo le mura invalicabili del sound TRBNGR.
Distruttivi e menefreghisti.