Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Phonogram
Anno: 
1987
Line-Up: 

- Joe Elliott - voce
- Steve Clark - chitarra
- Phil Collen - chitarra
- Rick Savage - basso
- Rick Allen - batteria

Tracklist: 

1. Women
2. Rocket
3. Animal
4. Love Bites
5. Pour Some Sugar On Me
6. Armegeddon It
7. Gods Of War
8. Don't Shoot Shotgun
9. Run Riot
10. Hysteria
11. Excitable
12. Love And Affection

Def Leppard

Hysteria

Formatisi a Sheffield nell’ormai lontano 1977, i Def Leppard possono considerarsi non soltanto tra i primi e maggiori esponenti della NWOBHM, ma anche tra i principali esportatori di essa, oltre che anticipatori di quella scena glam/melodic hard che avrebbe condizionato buona parte degli anni ’80 ed influenzato molte giovani band, tra le quali i primi Bon Jovi, i Poison o i Winger. Sono molte le release del “leopardo sordo” che si sono meritate lodevoli riconoscimenti ed ampi successi, dal più metallico esordio On Through The Night ai successivi High ‘n’ Dry e Pyromania, ma di sicuro il loro album più noto, anche se non necessariamente il migliore, è stato il quarto della loro lunga e ricca discografia, ovvero Hysteria venuto alla luce nel 1987.

La band stava per venire fuori da un momento difficile e particolare, infatti il brutto incidente d’auto incorso al giovane batterista Rick Allen, che subì anche l’amputazione di un braccio, li bloccò per ben quattro anni, necessari ad Allen per riabilitarsi ed allenarsi con una batteria semi-elettronica appositamente costruita per lui, ma in tal modo il resto della band, non abbandonando il loro amico al proprio destino, si consolidò mostrando anche grandi doti umane, affiatamento e coraggio.
Hysteria viene ancora una volta affidato alla produzione di Robert "Mutt" Lange, e riprende il discorso già intrapreso con il precedente Pyromania, con un sound sempre caratterizzato da armonie vocali “multi-stratificate” e refrain melodici costruiti su più voci e più livelli, accentuando ancora di più l’aspetto melodico ed “easy-listening”, ricorrendo a linee melodiche più orecchiabili ed in linea con il melodic hard proprio della seconda metà degli ‘80, soprattutto quello che si era ormai affermato negli States, arrangiamenti fin troppo curati, ed un Elliott che mostrava sempre più di trovarsi a proprio agio su queste sonorità, anche se questo loro percorso artistico non fu affatto esente da critiche, visto il chiaro ammiccamento a sonorità più pop e radiofoniche a cui si rimproverava di tener troppo d’occhio le classifiche di vendita. In effetti l’album venderà in pochi anni decine di milioni di copie, battendo ben presto il precedente record di vendite di Pyromania e risultando ancora oggi uno dei dischi rock più venduti.

Il disco viene aperto da Women, elettrizzante ed armoniosa song con chitarre elettrizzanti e refrain energici, primo singolo ad essere lanciato negli States, a seguire la più cadenzata ma sempre grintosa Rocket, con cui hanno voluto omaggiare i grandi rocker del passato ed in cui si ammirano refrain memorabili preceduti da lunghi e stratificati bridge in cui si fa largo uso dell’elettronica, tra voci campionate e licks di chitarra. Segue la melodica ed adrenalinica Animal, primo singolo lanciato in Europa, il cui accattivante refrain rimane ancora oggi una delle pagine più belle dell’hard ottantiano, mentre stupisce e conquista una ballad atipica come Love Bites, anch’essa resa unica, oltre che dall’interpretazione di un grande Elliott, da un ritornello energico che esplode al termine di dolci strofe più lente e quasi preparatorie. Love Bites ebbe un enorme successo, scalzando dalla vetta della chart americana dell’epoca Don’t Worry Be Happy di Bobby McFerrin, prima di essere a sua volta superata da Red Red Wine degli UB40.
Si riprende poi con la più spudorata e sensuale Pour Some Sugar On Me, tanto da essere stata definita “la più grande canzone da strip-club di ogni tempo”, molto accattivante e sinuosa, ma anche grintosa grazie ad un guitar work tagliente ed incisivo fatto di riff granitici ed al solito refrain, melodico ed esplosivo; non si scende di livello neanche con Armageddon It, un’altra trascinante ed adrenalinica rock song che termina poi in un finale da brividi, dove ancora una volta sono i refrain multi-stratificati e gli arrangiamenti a dare spessore al sound dei Leps, rendendolo raffinato e trascinante al contempo. Seguono le altrettanto valide Gods Of War, il cui finale viene riempito di effetti e voci campionate (pare siano quelle di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher) che ricreano un’atmosfera di guerra, e Don’t Shoot Shotgun, quest’ultima di chiara influenza AC/DC, e sulla stessa scia si mantiene anche la veloce e dinamica Run Riot, con un Elliott particolarmente ruggente e graffiante. La title-track è uno dei brani più noti e belli dell’act britannico, un mid-tempo melodico ed adrenalinico in grado di sprigionare un’immensa carica energetica, tanto che la canzone è stata eletta dai loro stessi fan come la più bella della loro discografia, infine Excitable e Love And Affection, che pur mantenendosi su buoni livelli rappresentano un po’ i pezzi minori del platter, risultando tuttavia molto piacevoli e divertenti, il primo infatti nel suo frizzante dinamismo è quasi un emblema del pop-metal, mentre la closer nella sua elegante linea melodica è una ballad a tratti anche languida ma non sdolcinata.

L’album ebbe un successo enorme, e la strabiliante qualità di ogni singolo brano può essere confermata dal semplice fatto che furono ben sette i singoli tratti dal qui presente platter che andarono a scalare le charts di mezzo mondo, cioè Love Bites, Pour Some Sugar On Me, Armageddon It, Hysteria, Rocket, Animal e Women. Ma Hysteria, ultima volta con i Leppard per Steve Clark, fu anche l’album che rappresentò per la rock band di Sheffield un cambio di rotta che li vedrà definitivamente allontanarsi dalle sonorità più dure degli esordi per indirizzarsi invece verso un glam/hard più melodico, ancora di alta qualità ma che purtroppo mostra già le prime avvisaglie delle loro aspirazioni ed ambizioni commerciali, proprio ciò che gradualmente condannerà i Def Leppard ad una continua discesa, dalla quale ancora oggi faticano a risollevarsi.

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