- Ben Gibbard – voce, tastiera
- Chris Walla – chitarra
- Nick Harmer – basso
- Jason McGerr – batteria
1. Bixby Canyon Bridge (05:40)
2. I Will Possess Your Heart (08:35)
3. No Sunlight (02:40)
4. Cath... (03:50)
5. Talking Bird (03:23)
6. You Can Do Better Than Me (01:59)
7. Grapevine Fires (04:09)
8. Your New Twin Sized Bed (03:06)
9. Long Division (03:50)
10. Pity and Fear (04:21)
11. The Ice Is Getting Thinner (03:45)
Narrow Stairs
E’ uno di quei ritorni che non t’aspetti, quello dei Death Cab For Cutie. Arrivano nel bel mezzo della primavera, con un nuovo disco, a tre anni da quel Plans che tra melodie Indie Pop e dolci interludi, avevano consegnato alla discografia mondiale un altro prodotto della celebre band capitanata da Ben Gibbard e Chris Walla.
Si tratta di un ritorno che vale un fuoco d’artificio, lo premettiamo. Per la band di Seattle, infatti, questo Narrow Stairs segna un punto di svolta (forse) epocale, perché consegna nelle mani dei fans un disco denso e profondamente diverso rispetto ai predecessori. Un qualcosa di vagamente vicino alle più profonde sensazioni di Transatlanticism, ma decisamente lontano da quella immediatezza che aveva fatto dei Death Cab For Cutie nuovi interpreti di un Indie Pop dal sapore di miele.
Narrow Stairs è un full-lenght denso, di difficile interpretazione ad un ascolto superficiale, incline a creare atmosfere cupe, descrite con un uso smodato (ma mai fuori luogo) di chitarre dagli arpeggi slegati e di pianoforti che sembrano chiedere una migliore accordatura.
Le sensazioni affiorano pian piano, dall’incipit di Bixby Canyon Bridge (che il paroliere Gibbard abbozza sulla scorta di qualche lettura del buon vecchio Kerouac), per passare poi al singolo di lancio di questo nuovo lavoro dei Death Cab For Cutie. I Will Possess Your Heart è tra i brani che meglio esprimono la nuova connotazione della formazione di Seattle, fatta di ricerca per suoni, riff e ritmiche che suonino come novità.
Anche No Sunlight rimarca a pieno titolo l’anima di Narrow Stairs. Lo fa con una veste più spiccatamente Pop, ammiccante nelle sonorità e nell’impatto melodico, elemento al quale Gibbard e soci sembrano comunque non voler mai rinunciare.
Sono gli innesti strumentali a regalare all’ascoltatore i momenti più distesi. Narrow Stairs da questo punto di vista non si fa desiderare, ponendo spesso nel bel mezzo di momenti sonori particolarmente accattivanti, alcune frazioni di pura sperimentazione, sempre curate con diligenza e senza lasciare situazioni incompiute.
Pochi, i momenti che lasciano spazio a qualche punto interrogativo. Talkin Bird non si presenta con la stessa forza emotiva di altri momenti nel full-lenght. Così come Grapevine Fires (gli incendi delle vigne) non si pone quale frangente fondamentale nel lavoro dei Death Cab For Cutie.
Rimangono però, autentiche perle, quali ad esempio l’ammaliante Your New Twin Sized Bed oppure la successiva Long Division, che mette a tacere la platea, configurandosi come un esempio di virtuosismo musicale e di intelligenza compositiva che di Ben Gibbard e del suo progetto è oramai marchio di fabbrica.
Non resta che proseguire fino all’epilogo di Narrow Stairs, con una The Ice Is Getting Thinner nelle vesti di ideale anello di congiunzione con un verso d’uscita che ricorda vagamente una Lack of Color che fece la storia non più di un quinquennio fa.
Narrow Stairs è un viaggio sempre nuovo, con qualche sfaccettatura in più da carpire, di volta in volta. Il punto di forza del quartetto di Seattle è proprio questo: i Death Cab For Cutie sono tornati con un disco da ascoltare e riascoltare, per poterne vivere le sensazioni e le vibrazioni delle quali si rende protagonista, senza prevedibilità, ne traiettorie definite.