Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
The End Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Justin K. Broadrick - Chitarra, Programming
- Jarboe - Voce, Tastiera

Tracklist: 

1. Decay
2. Let Go
3. Magick Girl
4. Romp
5. Tribal Limo
6. 88mmsweetbitter

Jarboe - Justin K. Broadrick

J2

Personaggi unici nel panorama "di nicchia" degli ultimi vent'anni nonchè instancabili sperimentatori e innovatori del suono moderno, Jane Jarboe e Justin Broadrick, in seguito alla timida collaborazione che vedeva comparire la cantante statunitense sull'Ep Lifeline (2007) della monumentale creatura di Broadrick a nome Jesu, hanno ben deciso di concentrare le loro molteplici spinte creative in un full lenght, J2, prodotto in quest'inizio di 2008 dalla The End Records.
Vedere due artisti del loro calibro fondersi in unico progetto suscita ovviamente grande stupore e altrettanto interesse (ma guai a farsi troppe aspettative!), essendo stata lei una delle voci più inquietanti degli anni '80 con gli immortali Swans di Michael Gira, mentre lui, attualmente attivo grazie al già citato progetto Jesu, è stato la mente di quei Godflesh che col celebre Streetcleaner del 1989 sconvolsero la musica estrema industriale.

Ma il disco ha in ogni caso poco a che fare con i passati relativi ai musicisti in questione, attraccandosi piuttosto alle costruzioni e alle atmosfere che i due hanno sperimentato attraverso le loro ultime produzioni: prima di tutto J2 risente infatti dei flussi sonori malati ma allo stesso tempo celestiali di netto marchio Jesu, praterie di distorsioni ed eteree fughe mentali riempite e intervallate dal soave canto di una Jarboe come al solito intensa e decadente.
Il disco si apre nella maniera più disturbante e insana possibile con le dilanianti scariche rumoristiche di Decay, in cui una Jarboe in versione manicomio d'oltretomba accompagna nei sentieri della più totale follia i pianti disperati delle chitarre di sottofondo: la colonna sonora di un violentissimo disturbo psichico che il duo anglo-americano ha composto facendo prevalere la loro matrice più schizoide e ricercata, la loro attitudine più violenta e nichilista nei confronti di ciò che li circonda.

Ma basta poco e J2 cambia immediatamente volto, lasciando dissolvere lo strazio interiore evocato dall'opener e aprendo al suo interno una dimensione meno claustrofobica e decisamente più aperta, come dimostrano le commoventi melodie della seconda Let Go, miglior brano del lotto grazie ai massicci innesti noise manipolati da Broadrick su cui si impongono, attraverso strazianti eco, le litanie vocali della singer americana.
Un pianoforte duro e inquieto apre invece la successiva Magick Girl, in cui l'intreccio di patterns elettronici e soundscapes eterei avvolge l'intera atmosfera del brano creando stupendi contrasti con le pressanti distorsioni di chitarra che, attraverso pennate martellanti e ritmate, sembrano fare da metronomo a questa marcia verso l'ignoto.
L'incredibile senso di straniamento con cui J2 si presenta inizialmente subisce però il colpo letale con la meno riuscita Romp, canzone che perde la sua essenza più ipnotica lasciandosi dominare da una melodia poco idonea ai personaggi in questione, facendo sì che i discreti pattern appena innalzati si sottomettano ad una consistente aridità atmosferica. Al contrario la penultima Tribal Limo e la conclusiva 8mmsweetbitter procedono per vie molto più distese andando in tal modo a creare piacevoli scorribande elettroniche, soprattutto per quanto riguarda l'ultima traccia, impeccabilmente melodica e avvolgente.

J2 si chiude così, come un treno chilometrico che passa lentamente sui binari della stazione dispersa in cui ci troviamo; il fatto che probabilmente lascerà l'amaro in bocca a qualcuno è che ogni secondo la sensazione di salire sui suoi vagoni è forte e reale, ma quando poi il rumore delle rotaie e il grigiore del vapore svaniscono lentamente, il treno si allontana lasciando poche, fragili tracce del suo addio. Molti troveranno in J2 una veloce e fin troppo autoreferenziale visione di passaggio, rimanendo delusi da questo antipasto quando invece ci si aspettava una tavolata sostanziosa; proprio per questo motivo, come è già stato detto in apertura di recensione, il disco deve essere assorbito senza nutrire nessun tipo di aspettativa e concentrandosi piuttosto, a meno che ciò che risiede all'interno del nostro corpo non reagisce negativamente, al caleidoscopico flusso sonoro che Jarboe e Broadrick hanno costruito fondendo le loro menti musicali. Perchè solo così quel treno lo si può prendere per davvero.


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