George Bellas - Guitars, Bass & Keys
Marco Minnemann - Drums
1. Color By Numbers
2. Encoded In Light
3. Subatomic Particles
4. New Worlds Discovered
5. Parallel Universe
6. Overlapping Dimensions
7. Escape Velocity
8. Gravitons
9. Planetary Alignment
10. Supersymmetry
Planetary Alignment
Inutile tergiversare: recensione estremamente difficile. Complessità derivante dalla natura del lavoro in analisi e dal soggetto tirato in causa. Del resto quando si ha nel lettore un disco di un guitar-hero le sorprese non sono proprio all'ordine del giorno, o meglio a mio avviso siamo al cospetto di peculiarità, seppur caratteristiche, ridondanti in quanto dipendenti dal protagonista di turno. In poche parole, prendere o lasciare.
Preambolo giustificato, perchè oggi le mie attenzioni sono rivolte a George Bellas, nemmeno a dirlo iper dotato e sempre più impegnato chitarrista.
Attivo da oltre dieci anni con alle spalle alcune notevoli collaborazioni (segnalo i Ring of Fire), il nostro eroe si è distinto per un approccio neoclassico alla materia, conquistando così il titolo di erede al trono di Malmsteen. Nonostante queste credenzialità i suoi precedenti lavori, per quanto formalmente ineccepibili non mi hanno mai entusiasmato perchè privi di qualsiasi elemento diverso dalla mera tecnica. Eppure, da patito di death tecnico quale sono, la curiosità di vedera all'opera il fenomenale batterista Marco Minnemann (Necrophagist e Illogicist) ha risvegliato in me l'interesse per il nuovo Planetary Alignment.
Aspettative che sin dalle prime note si tramutano in qualcosa di tangibile; difatti i metodi di Bellas sembrano del tutto nuovi, ora decisamente più inclini a schemi progressivi. In questa nuova visione la maestria del drummer è una vera manna dal cielo: una infinità di cambi di tempo nei quali i virtuosismi del fenomeno si incastrano nei modi più disparati, a suon di shred, scale ultra veloci ed effetti mirabolanti. Tutto molto bello, se non fosse che tirando le somme siamo alle solite. La voglia di strafare prende ancora una volta il sopravvento, tanto da far passare in secondo piano le buone intuizioni e tramutando tutto nell'ennessimo esercizio di stile. E' pur vero che, come premesso, da un platter del genere è quanto mai giusto attendersi manifestazioni di pura tecnica, ma è altrettanto legittimo sperare che queste diano il via ad un serie di emozioni. Senza scomodare maestri quali Frank Gambale, Steve Morse o Shawn Lane, e quindi volendo restare in tema "metallico", signori noti come Satriani e Steve Vai, fino ai nostri Simone Fiorletta e Marco Sfogli hanno dimostrato come sia possibile coniugare classe e destrezza.
Questa comunque non vuole essere una bocciatura in senso assoluto: Planetary Alignment conferma l'incompiutezza di George Bellas, ma segna una evolozione nello stile che quantomeno lascia intravedere una possibile maturazione artistica. Aspettative che chiaramente rimandiamo al prossimo full-lenght.