- Rob Rock - voce
- Lou St. Paul - chitarra
- Kelly Conlon - basso
- Robert Falzano - batteria
1. Falling To Pieces
2. Devilution
3. When The Kingdom Comes
4. Lake Of Fire
5. Holy Resurrection
6. Going Through Changes
7. Lazarus Rising
8. Revolution Coming
9. Generation Of Destruction
10. Castles Are Burning
Fires of Babylon
I Fires Of Babylon sono la nuova creatura del chitarrista Lou St. Paul (Winters Bane), il quale riunisce intorno a sé altri noti nomi della scena metal, come il celebre ed esperto singer Rob Rock, il bassista Kelly Colon (Death) ed il batterista Robert Falzano (Shatter Messiah). Il quartetto dell'Ohio esce con il suo primo album self-titled, in cui ci viene mostrato un robusto e solido US Metal fatto di ritmiche rocciose, piglio decisamente grintoso, voce potente e liriche cristiane, come spesso accade quando è presente un personaggio come Rob Rock.
L'ottimo lavoro svolto in fase di produzione e le consolidate abilità tecniche dei quattro donano sicuramente una marcia in più a questa release, ma purtroppo, anche dopo ripetuti ascolti, i dieci brani che si succedono in tracklist non riescono a rimanere impressi e convincere pienamente, infatti complice anche un songwriting professionale ed a tratti ispirato ma al contempo un po' troppo uniformato, si arriva alla fine dei conti a convenire che Fires Of Babylon è un lavoro ben realizzato a cui manca però quel tocco di creatività che gli avrebbe permesso di lasciare il segno.
Se apprezzate l'US Metal o il metal cristiano, quest'album potrebbe tuttavia contenere validi motivi d'interesse, specie considerando che molti dei brani presenti mostrano un'elevata grinta e passaggi furenti ben resi dal guitar-work del bravo axe-man.
L'opener Falling To Pieces è sicuramente uno dei brani migliori del lotto, questo infatti, potente ed incalzante in perfetto stile US Metal, è dotato anche di melodie e refrain efficaci, mentre la più epica When The Kingdom Comes rappresenta un altro buon esempio di classico metal americano, grintoso e senza fronzoli. Altri momenti degni di nota sono Going Through Changes e soprattutto Revolution Coming, benché la ricetta non cambi mai nemmeno di un po', provocando in tal modo per buona parte del disco una certa pesantezza e scarsa fluidità d'ascolto, nonostante i vari episodi presi singolarmente non siamo mai particolarmente cattivi, ma soltanto finiscono con il risultare abbastanza anonimi.
Ci si risolleva un po' nel finale con l'accoppiata conclusiva formata da Generation Of Destruction e Castles Are Burning, entrambe sempre rocciose e solide ma in possesso di un appeal maggiore rispetto a molte altre che le precedono.
Nell'insieme non si può dire che Fires Of Babylon sia un album malfatto, ma sicuramente, considerati anche gli esperti artisti che prendevano parte al progetto, rappresenta quasi un'occasione sprecata. Non si può certo pretendere da chi oggi suona heavy metal di inventare chissà cosa di nuovo, ma purtroppo ai giorni d'oggi per emergere non basta solo avere tanta tecnica ed esperienza, e non basta neanche saper dare alle stampe un prodotto ben realizzato, se poi non si possiedono altre qualità fondamentali, come una buona dose di personalità, una certa ispirazione, idee valide e tanta creatività, tutte cose che purtroppo nei Fires Of Babylon si fa fatica ad intravedere.