Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
The Null Corporation
Anno: 
2008
Line-Up: 

Trent Reznor - composizione, vari strumenti, produzione
Atticus Ross - programming, arrangiamenti, produzione
Alan Moulder - engineering, produzione
Alessandro Cortini - chitarre, basso, dulcimer, synth
Adrian Belew - chitarre, marimba, synth
Brian Viglione - batteria

 

Tracklist: 

Ghosts I
1. 1 Ghosts I – 2:48
2. 2 Ghosts I – 3:16
3. 3 Ghosts I – 3:51
4. 4 Ghosts I – 2:13
5. 5 Ghosts I – 2:51
6. 6 Ghosts I – 4:18
7. 7 Ghosts I – 2:00
8. 8 Ghosts I – 2:56
9. 9 Ghosts I – 2:47

Ghosts II
1. 10 Ghosts II – 2:42
2. 11 Ghosts II – 2:17
3. 12 Ghosts II – 2:17
4. 13 Ghosts II – 3:13
5. 14 Ghosts II – 3:05
6. 15 Ghosts II – 1:53
7. 16 Ghosts II – 2:30
8. 17 Ghosts II – 2:13
9. 18 Ghosts II – 5:22

Ghosts III
1. 19 Ghosts III – 2:11
2. 20 Ghosts III – 3:39
3. 21 Ghosts III – 2:54
4. 22 Ghosts III – 2:31
5. 23 Ghosts III – 2:43
6. 24 Ghosts III – 2:39
7. 25 Ghosts III – 1:58
8. 26 Ghosts III – 2:25
9. 27 Ghosts III – 2:51

Ghosts IV
1. 28 Ghosts IV – 5:22
2. 29 Ghosts IV – 2:54
3. 30 Ghosts IV – 2:58
4. 31 Ghosts IV – 2:25
5. 32 Ghosts IV – 4:25
6. 33 Ghosts IV – 4:01
7. 34 Ghosts IV – 5:52
8. 35 Ghosts IV – 3:29
9. 36 Ghosts IV – 2:19

Nine Inch Nails

Ghosts I-IV

Il nuovo disco di inediti dei Nine Inch Nails, nei progetti originari, avrebbe dovuto limitarsi ad essere un EP di cinque tracce; durante le registrazioni il concept è stato però ampliato ad un album contenente in sé quattro EP di nove tracce ciascuno.
Il titolo del lavoro ultimato è Ghosts I-IV (i numeri romani indicano appunto la presenza delle quattro suddivisioni), e consiste in un totale di 36 tracce interamente strumentali, della durata media di due o tre minuti a testa.

L'introduzione è puramente ambient, con 01 Ghosts I e 02 Ghosts I guidate da soffuse melodie al pianoforte, mentre con 03 Ghosts I iniziano anche le composizioni elettronico-industriali (nelle quali i frequenti campionamenti degli strumenti a corda ricordano molto il periodo di The Fragile), portate avanti da 04 Ghosts I (chitarre groovy, drumming epilettico, fuzz che arrivano a violentare la melodia in stile Year Zero, assoli torturati); con 05 Ghosts I si torna all'ambient, stavolta più cupo e teso (guidato da basso e pianoforte, ma immerso in inquietanti rumori di background); 06 Ghosts I è un classico pezzo da score cinematografica, con un tema spettrale che suona senza sosta, e una serie di droni di fondo che si alternano come contrappunto; 07 Ghosts I e 08 Ghosts I riportano i beat industriali tipici di Year Zero, ma qui più raffinati nel sound, ed incentrati sulla melodia delle distorsioni più che sulla loro funzione stupratrice (e questa evoluzione verso un equilibrio elegante tra rumore e melodia, tra industrial e ambient, è il pilastro su cui si regge l'intero album); 09 Ghosts I riporta il minimalismo, sia nel tenue pianoforte sia nel filtrato beat di sottofondo, mentre droni metallici e stringhe raggiungono il climax prima dell'implosione finale, in cui torna il pianoforte iniziale.

Il secondo gruppo di tracce, complessivamente più prevedibile e meno variegato, irrompe improvvisamente con 10 Ghosts II, tra clangori metallici, fraseggi al pianoforte e distorsioni industriali; si prosegue con la molto ricercata 11 Ghosts II, che campiona con attenzione maniacale battiti cupi e una sezione d'archi, mentre il solito drone spettrale serpeggia nel background; 12 Ghosts II tramuta un'eccellente melodia al pianoforte in un pezzo di industrial-rock filtratissimo e "bombastico"; 13 Ghosts II torna sull'ambient, con un soffuso pianoforte sopra ad un battito electro minimale, avvolto da droni e scandito da ansimi umani appena percettibili; 14 Ghosts II è elettronica distorta guidata da campionamenti chitarristici mediorientali; 15 Ghosts II è un pezzo avant-garde minimale che farebbe invidia a Foetus; 16 Ghosts II è uno dei più raffinati nelle distorsioni, modulate in maniera inquietante, ed è guidato da un frenetico beat electro; 17 Ghosts II riporta l'ambient-noise avanguardista, mentre 18 Ghosts II, nuovamente su battito electro minimale, con un tema ossessivo e sample vocali affogati nel soundscape, rievoca alcuni esperimenti del passato di Brian Eno (specie le collaborazioni con David Byrne), il cui fantasma è comunque presente massicciamente lungo tutto il corso dell'album.

Il terzo gruppo è più interessante, ai livelli del primo: 19 Ghosts III è una sorta di versione minimale del noise industriale alla Einstürzende Neubauten; 20 Ghosts III alterna partenza alienante, crescendo noise-rock, e breve ma ottima coda al pianoforte; 22 Ghosts III è un ottimo pezzo in cui si fondono pianoforte minimale, sample chitarristici accennati e grotteschi, dulcimer (suonato da Alessandro Cortini), drumming epilettico (di Brian Viglione) e fondali opprimenti; 23 Ghosts III è una sarabanda di distorsioni e fuzz soffocati; 24 Ghosts III è elettronica cupa, ballabile, distorta e dal sapore metropolitano; 25 Ghosts III è incentrata sui rumori di fondo, spezzati da pochi minimali sample.

Ed infine il quarto gruppo raggiunge sicuramente i picchi qualitativi dell'intera opera, tra le eccezionali 28 Ghosts IV (soffusissimo ambient molto melodico, tra sample chitarristici e battiti appena udibili), 29 Ghosts IV (sezione ritmica funky, sample dissonanti, arrangiamenti in continuo crescendo e decrescendo), 30 Ghosts IV (melodia orientale alla marimba, suonata da Adrian Belew, contrappuntata da droni dissonanti), 31 Ghosts IV (un'orgia di distorsioni chitarristiche e tastieristiche, con drumming trascinante), 34 Ghosts IV (durante la quale si susseguono continui cambi di strumenti, suoni e tema portante, in un crescendo di tensione inquietante ed altamente emotiva), 35 Ghosts IV (battito electro ghignante, continui picchi distorti e andirivieni ondeggianti degli arrangiamenti) e 36 Ghosts IV (chiusura in bellezza con un'altra tenue e malinconica melodia al pianoforte).

Anche stavolta Trent dimostra di sapersi rinnovare, facendo suonare ogni album di gran lunga differente rispetto alle precedenti uscite (stavolta evita abilmente il pericolo di assomigliare nel sound a Still, preferendo composizioni molto più spettrali e cupe).
Ghosts I-IV è un concept strumentale: tutti i pezzi sono stati composti e registrati in un periodo di appena 10 settimane, prendendo ogni abbozzo istintivo ed affinandolo in una traccia autoconclusiva; la sua natura concettuale, unita alla natura spettrale (il minimalismo, le tracce brevi e senza titoli), ne fa un'opera godibile tanto singolarmente quanto perché potrebbe rappresentare l'officina lavorativa di un nuovo The Fragile (disco del quale porta ad un nuovo livello la contaminazione tra strumenti analogici e digitali, così come quella tra strumenti occidentali ed orientali), sempre che Trent prosegua nel cammino creativo e privo di compromessi di questi ultimi anni.
Ghosts I-IV è un disco il cui ascolto non può assolutamente mancare a tutti gli amanti della musica ambient e industrial-ambient, generi dei quali rappresenta sicuramente uno dei picchi del suo periodo.

Il disco rappresenta anche e soprattutto la fine del contratto tra Reznor e la Universal: per la prima volta i Nine Inch Nails non sono prodotti e supportati da alcuna major, e sono ancora più indipendenti del periodo "Nothing Records".
Per iniziare con la spinta giusta questo nuovo corso, Reznor ha avuto l'ottima e progressista idea di rilasciare il disco sul web in maniera quasi gratuita (il primo gruppo di tracce è downloadabile gratuitamente, il resto con una minima offerta a partire da 5 dollari) e sotto una licenza Creative Commons; espedienti che rendono l'album anche una pietra miliare nel rappresentare il cambiamento totale dell'industria discografica.
La versione "fisica" del disco uscirà l'8 Aprile via RED Distribution, in versione doppio CD e quadruplo LP.
 

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