Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Jonne Järvelä - Voce, Chitarra
- Cane - Chitarra
- Jarkko Aaltonen - Basso
- Matti "Matson" Johansson - Batteria
- Hittavainen - Violino, Jouhikko, Cornamusa, Flauto
- Juho Kauppinen - Fisarmonica


Tracklist: 

:
1. Tapporauta (Killing iron)
2. Metsämies (Forest man)
3. Keep On Galloping
4. Northern Fall
5. Shall We Take A Turn?
6. Paljon On Koskessa Kiviä (The rapid has many rocks)
7. Ali Jäisten Vetten (Under the icy waters)
8. Gods On Fire
9. Kantaiso (Ancestor)
10. Kipumylly (Mill of Pain)
11. Suden Joiku
12. Runamoine
13. Syntykoski Syömmehessäin (Rapid of Birth From My Heart)
14. Korven Kuningas (King of the woods)

Korpiklaani

Korven Kuningas

Forti (o vittime?) della loro terrificante capacità di pubblicare un disco dopo l'altro come niente fosse, i finnici Korpiklaani tornano a battere il ferro finchè è caldo, dando seguito – a meno di nove mesi di distanza – al buon predecessore “Tervaskanto”, un disco di livello e dalla grande solidità, inferiore ai precedenti forse solo per la mancanza di brani capaci di spiccare nettamente sugli altri, elevandosi dalla (pur apprezzabile) media generale.

Torniamo al nuovo disco, “Korven Kuningas” ('il re dei boschi', in italiano): a livello extra-musicale, la novità principale da registrare in casa Korpiklaani è il passaggio d'etichetta del gruppo, dall'austriaca Napalm Records alla tedesca Nuclear Blast, scelta che probabilmente faciliterà il cammino della band, visti i maggiori mezzi a disposizione della label germanica; un altro piacevole, seppur secondario diversivo rispetto al passato risulta essere la scelta di utilizzare per la copertina un disegno fatto a mano e non un'accozzaglia di immagini sovrapposte alla buona con Photoshop.
Dal punto di vista musicale, invece, com'era prevedibile ci sono pochissimi cambiamenti, riassumibili frettolosamente nella predilezione per un passo generalmente più rilassato rispetto alle ritmiche spesso velocissime del passato, e nell'ulteriore perfezionamento nel padroneggiare le sezioni Folk della loro musica (affidate principalmente a violino e fisarmonica, e in misura più contenuta anche a flauti e jouhikko); tutto il resto è rimasto pressochè invariato, continuando a seguire quel percorso fatto di canzoni frizzanti e vivaci che uniscono (adesso, solo saltuariamente in maniera formidabile) un Metal ruvido ed energico con ballabili e divertenti melodie Folk, una ricetta che ha fatto la fortuna del gruppo di Jonne Järvelä negli scorsi anni, e che continua, anche se con alterne fortune, anche in “Korven Kuningas”.

Brani trascinanti e riuscitissimi come “Tapporauta” e “Metsämies” (saggiamente e furbescamente posti in apertura) tengono infatti alto il blasone dei Korpiklaani, così come “Northern Fall” (con strofe leggere e guizzanti a precedere un buon finale sostenuto da stuzzicanti soluzioni percussive) o “Runamoine” (con le chitarre in primo piano e un refrain dall'irruenza quasi Hardcore per via del susseguirsi di sguaiati cori e contro-cori): tutti brani piuttosto spediti ed avvincenti, che fanno da contrasto al lato più malinconico che emerge invece in “Gods on Fire”, ballata acustica guidata dalla spigolosa e rauca voce di Jonne, o nella svelta ma addolorata “Suden Joiku”.
Tuttavia, uno dei problemi – se così lo si può definire – di “Korven Kuningas” è la ridondanza di tracce: quattordici nell'edizione canonica, addirittura quindici e sedici in quelle limitate; facile capire come sia arduo mantenere un livello qualitativo adeguato per così tante situazioni sonore, ed infatti il nuovo album dei finnici contiene diversi riempitivi di discutibile valore, quali ad esempio il tristemente mediocre singolo “Keep on Galloping”, che si snoda con lentezza, pesantezza e fatica, o l'accoppiata finale “Syntykoski Syömmehessäin” e “Korven Kuningas”, brani simili sia nei toni che nella stanchezza delle idee; gli altri brani invece si comportano più o meno bene, a seconda dei singoli casi, senza però mai strappare particolari consensi o riuscire ad avvicinare i passati fasti del gruppo, sparsi soprattutto tra i divertentissimi “Voice of Wilderness” e “Tales Along this Road”.

“Korven Kuningas” è, pertanto, un disco che risulta piuttosto deludente se confrontato con gli scorsi capitoli del gruppo, e che sembra reggere meno brillantemente di “Tervaskanto” ad ascolti costanti e ripetuti, nonostante una pienamente sufficiente qualità generale; gli episodi indubbiamente soddisfacenti continuano ad esserci, ma sono più radi e meno esaltanti rispetto a quelli che generosamente condivano gli acclamati predecessori.
Se, più oculatamente, si fosse evitata questa smania da pubblicazione e si fosse riusciti a condensare in un solo disco (magari ricco di tracce) i capitoli migliori di “Tervaskanto” e “Korven Kuningas”, gli ascoltatori ne avrebbero sicuramente goduto di più, e la discografia del clan finnico sarebbe rimasta di livello stellare; così non è stato, e “Korven Kuningas” risulta un disco consigliato solo a chi non ha aspettative troppo alte od esigenti e vuole solo qualche nuova sberla festaiola da parte di Jonne, mentre gli altri -stavolta, anche tra i fans- potrebbero rimanere soddisfatti solo a metà.
Sarà giunto il momento di una piccola pausa, per ritrovare ulteriore brillantezza e poi tornare più forti che mai? Ce lo auguriamo.

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