Il nome di Sergio Gerasi sarà probabilmente conosciuto agli appassionati di fumetto italiano; forse questi non sanno che Sergio è anche batterista, nonchè leader, dei 200 Bullets, gruppo punk rock lombardo con all’attivo tre album, che gli hanno garantito un discreto successo in Italia e all’estero.
200 Bullets & Friends è appunto il terzo album della band, per il quale i quattro ragazzi di Milano hanno reclutato una serie di ospiti pescati tra gruppi del nostro paese (fatta eccezione per Joey Cape dei Lagwagon, che esprime un’opinione - inaspettatamente data la qualità dell’album - positiva sui 200 Bullets).

Dunque, forse è il caso di correggerci, dato che i 200 Bullets erano una band punk rock; complice la produzione di Max Zanotti dei Deasonika, ora sono una band pop rock, nella quale una base di tipico punk all’italiana viene contaminato da suoni plasticosi e melodie ruffiane e sdolcinate degne delle peggiori realtà della musica del nostro paese; a tutto questo si aggiungono testi di bassa lega, in cui un soggetto talvolta interessante è sviluppato scadendo spesso e volentieri nell’infantile, e con un fastidioso atteggiamento da rockstar nell’accostare senza criterio inglese e italiano o nel ripetere più e più volte l’espressione "rock n’ roll".
Inutile si rivela del resto la trovata degli ospiti, che danno spesso un contributo minimo ai pezzi senza modificarne sostanzialmente la riuscita, fatta eccezione forse per Rock n’ Roll Eyes, resa piuttosto carina (se non si presta attenzione alle parole) dalla voce di Kris Reichert, cantante del duo italo-canadese The Jains; accettabili i pezzi un po’ più graffianti che vedono la partecipazione di personaggi della scena punk italiana (Paolo dei Gerson in Cadillac 3V, Dani delle Pornoriviste in E Allora Vai!) e il singolo un po’ più originale del resto Computer Capriccio. Tutto il resto è di una banalità disarmante, sia per quanto riguarda la scarna parte strumentale sia per quanto riguarda voce e testi, per toccare davvero il fondo con la conclusiva, melensa e fastidiosa Un’Altra Volta.

Dunque, che dire, non è mai bello dare un giudizio fortemente negativo su un disco, figuriamoci un disco di una band italiana; ma in casi come questo c’è ben poco da dire: chi cerca musica di qualità si rivolga pure da un’altra parte. Già la scena punk italiana tradizionale ha ormai ben poco da dire, figuriamoci se viene infarcita da scontate ruffianate per ragazzini/e.