- Elio - Voce
- Cesareo - Chitarra
- Rocco Tanica - Tastiera
- Meyer - Batteria
- Faso - Basso
- Juntoman - Elettronica
1.Studentessi
2. Plafone
3. Ignudi fra i nudisti
4. Tristezza
5. Effetto memoria [Inverno]
6. Heavy samba
7. Gargaroz
8. Suicidio a sorpresa
9. Allegro
10. Andante con moto
11. Allegro
12. Allegretto
13. Effetto memoria [Primavera]
14. La lega dell’amore
15. Indiani (A caval donando)
16. Effetto memoria [Estate]
17. Supermassiccio
18. La risposta dell’architetto
19. Parco Sempione
20. Il congresso delle parti molli
21. Single (feat. Luigi Piloni)
22. Effetto memoria [Autunno]
Studentessi
Quando Elio e Le Storie Tese escono con un nuovo album c'è sempre da aspettarsi qualcosa di anticonvenzionale, di demenzialmente raffinato e, naturalmente, di unico. D'altronde alzi la mano chi, almeno in terra nostrana, ha mai trovato qualcosa che anche minimamente possa somigliare a ciò a cui il celebre gruppo milanese ci ha abituato da ormai 20 anni.
Nessuna mano che si alza? Allora si può incominciare a parlare di Studentessi, ovvero l'attesissimo nuovo lavoro di Stefano Belisari (Elio) e compagni, che segue di cinque anni Cicciput e che aggiunge così il settimo tassello alla loro ormai storica discografia.
A livello stilistico e concettuale Studentessi non presenta nulla di nuovo rispetto ai precedenti lavori, procedendo per segmenti dettati dal solito dissacrante umorismo e da quel gusto compositivo che vaga dal pop più orecchiabile alla disorientante sterzata progressive; non è per questo un caso che Elio e Le Storie Tese rappresentino per il nostro panorama una sorta di versione riarrangiata di quel genio che (per primo attraverso queste tecniche) scosse gli Stati Uniti per trent'anni: il riferimento a Frank Zappa è ovvio (anche per loro stessa ammissione), è quindi inutile fare digressioni su questo rapporto che, in maniera contraddittoria, è stato innalzato sin dagli esordi della band. Si tratta di un paragone spesso pesante da sostenere e con il quale non è mai stato troppo semplice confrontarsi, nonostante loro per primi vi si richiamino riverberandone in chiave moderna le trovate che lo hanno incastonato tra le pagine delle leggende del rock.
In Studentessi la prestazione della band è indubbiamente eccellente e l'effetto di tale aspetto è come al solito simile all'aver scoperto nel 2000 l'acqua calda: i fraseggi chitarristici di Cesareo e le grandiose impennate del trio Rocco Tanica, Faso, Meyer ancora conservano la fluidità e la creatività con cui vent'anni fa sfondarono, nel vero senso della parola, il mercato musicale nostrano, e poi Elio, sempre lo stesso, con ancora addosso quella maschera (che poi è il suo vero volto) di barzellettiere-cabarettista-poeta dell'osceno che lo ha reso un personaggio unico ed estremamente ricercato.
Studentessi scorre via senza risultare troppo pesante, sciogliendosi continuamente in quella piastra rotante di pop, prog, samba, hard rock (e chi più ne ha più ne metta) che è diventato il loro marchio di fabbrica. Il disco non brilla di certo per trovate geniali nè per intuizioni (sia a livello compositivo che lirico) di un livello superiore rispetto ai precedenti lavori, probabilmente si inquadrerà come il loro album meno "speciale", ma sarebbe blasfemo dire che si tratta di un disco inascoltabile o stancante perchè, sebbene la formula sia sempre la stessa sin dagli albori del gruppo, il risultato non può che divertire ed emozionare, come sempre.
Come dimostrano ad esempio le cavalcate in pieno stile neo-prog della stupenda Plafone, le bizzarre ma tecnicamente sublimi sfuriate extreme metal di Suicidio a Sorpresa Andante Con Moto, o ancora i divertenti testi su cui si poggia Tristezza; non mancano poi richiami agli stilemi lirico-musicali del repertorio classico della band, che riaffiora specialmente in La Lega dell'Amore e nella fluidità arrangiamentale di "El Pubiana memoria" di cui Ignudi Tra I Nudisti è permeata.
Il resto del disco prosegue lungo queste linee guida, divertendo (anche se in scala decisamente minore) e affascinando come sempre l'ascoltatore con l'esclusiva raffinatezza esecutiva del loro sound: Studentessi ci presenta per questo un gruppo che incomincia lentamente a scorgere le prime rughe sulla propria fronte e che in qualche modo risente di vent'anni di carriera, aspetto che se da una parte può arricchire e rinforzare la storia e il prestigio di una band, dall'altra si trasforma in uno spettro con cui confrontarsi continuamente, cadendo spesso nei tranelli che questo confronto ti pone per permetterti di superare la tua stessa storia e le tue stesse invenzioni su cui tale storia è stata costruita.
I fan non dubiteranno di certo sul da farsi mentre tengono tra le mani Studentessi: si lasceranno travolgere dalla carica umoristica del disco e lo ascolteranno senza problemi; l'orecchio più critico avrà invece sicuramente qualcosa da ridire e qualcosa contro cui puntare, spesso a ragione, il minaccioso dito indice. Ma se c'è una cosa che fa piacere e che per certi versi commuove è vedere come questi omoni ormai più che quarantenni riescano ancora a sbizzarrirsi, con eleganza e i barlumi di un'instancabile genialità, in una musica così ricercata e sempre proiettata verso un mondo satirico, irriverente, ma pur sempre colto e critico. Se continuano così l'Italia continuerà a vederli suonare fino a quando non si esibiranno sul palco con protesi, bastoni e dentiere. Non ci resta che aspettare, pensando che magari quando avranno novant'anni noi staremo ancora piegati a terra dalle risate.