- Christian Ceccarelli, basso
- Emiliano Di Lodovico, chitarra
1. Emostatico
2. Connect
3. Experiment C-Low
4. More Gods Than Devils
5. Emilionero
6. Loxedub
7. Home
8. Orto D-Ossa
9. S-Zwein
10. La Settiman Industria
11. Subsound Corporation
hUMAN indu[B]strial
I Deflore sono un duo italiano (più precisamente del Lazio) nato nel 1998 e dedito ad un industrial strumentale che può addirittura sconfinare nel doom. I componenti della band hanno già alle spalle tre album autopordotti e debuttano con il loro Human Indu[b]strial sotto la Subsound Records.
Parlando concretamente del loro lavoro, quello che si può dire di questo cd è che sicuramente non si tratta di un disco di facile ascolto. Tutte le tracce sono attraversate da “rumori” che possono ricordare suoni quali il battere di un martello o il lavorio delle varie macchine in un officina. Infatti proprio questo è uno dei punti di forza di Human Indu[b]strial, ovvero la capacità di creare uno scenario cupo e desolato come un’officina abbandonata in cui l’ascoltatore si sente proiettato. Il disco si apre con due pezzi pressochè simili: Emostatico e Connect, che ben poco ci dicono sulle vere capacità dei musicisti. Infatti è qui che maggiormente affiorano le influenze di band ben più famose.
La successiva Experiment C-Low invece è una traccia molto valida, con una melodia ripetuta che risulta quasi tormentata e una voce femminile in sottofondo che ripete parole non comprensibili. More Gods Than Devils è il pezzo più elettronico e che maggiormente si avvicina alle sonorità metal di band come The Kovenant. Emilionero è la track che, come già detto prima, sconfina quasi nel genere doom/depressive. La seguente Lexodub invece può davvero risultare un pezzo difficoltoso da ascoltare, per le “interferenze” presenti nel primo minuto. Anche qui compaiono voci, questa volta maschili, non meglio identificate. Punto di forza di Home è il giro di batteria di sottofondo, che perfettamente si integra con l’atmosfera creata dai pezzi precedenti. La traccia migliore dell’album però è sicuramente Orto D-Ossa, non solo per il gioco di parole del titolo, ma per il suond distorto che in questo pezzo riesce addirittura ad assomigliare ad un coro gregoriano tanto usato in un genere completamente diverso come il gothic metal. S-Zwein accosta suoni striduli a riff di chitarra decisamente più heavy di quelli ascoltati finora. Particolare è La Settima Industria, che si apre come la precedente, dopo uno stacco di qualche secondo riprende una melodia quasi orientale che subito viene emulata dalla chitarra e poi vede l’entrata in scena della solita voce in sottofondo. Anche l’ultima traccia Subsound Corporation utilizza lo stesso espediente: inzia come la precendente si era interrotta e dopo una breve pausa (presente anche dopo il quinto minuto) riprende una melodia totalmente diversa, tanto che viene da chiedersi se il cd non sia registrato male. Il pezzo, con chiaro riferimento nel titolo alla casa discografica (Subsound Records appunto), è permeato da “disturbing noises” e da chitarre distorte.
Tirando le somme, Human Indu[b]strial è un disco per i cultori del genere, da ascoltare con attenzione per coglierne ogni sfumatura. Tuttavia, sebbene questo sia un disco difficile sotto vari aspetti, non si può negare la bravura dei musicisti e il fatto che dietro a tutto ciò ci sia una mente sicuramente molto valida. Dunque i Deflore sono anche, in un certo senso, confortanti, perché è sempre bello avere la prova che nel nostro Paese c’è ancora qualcuno che fa musica con il cervello e con il cuore, e non solo con il portafoglio.