- Charly Steinhauer - voce, chitarra
- Kai Pasemann - chitarra
- Olly Keller - basso
- Roland Jahoda - batteria
1. Second Over Third By Force
2. Paralyzed
3. Monument
4. Portrait In Grey
5. Hyperspeed Hallucinations
6. Bridge To Silence
7. Infected
8. Disconnected
9. Cyberspace Romance
10. Electrify
Electrify
Una piacevole notizia dalla Germania il ritorno dei Paradox, che allieteranno le nostre orecchie con un nuovo lavoro. La band di inguaribili thrashers debuttò nel 1987 con l’album Product of Imagination e riscuotendo ottimi responsi da parte del pubblico, guadagnarono ulteriore popolarità due anni più tardi con Heresy, diventando presto una nuova promessa del thrash tedesco. Dopo un silenzio durato dieci anni, causa incomprensioni con le etichette e dipartita di alcuni membri, i Paradox tornano nel 2000 con una nuova creatura di nome Collision Course, e così tornando alla ribalta.
Purtroppo però un’altra volta la sfortuna cala su di loro la sua scure, soprattutto sul vocalist Charly Steinhauer, che tra lutti in famiglia e una grave malattia è costretto ad accantonare la band e ritirarsi dalle scene. Ma, si sa, i veri metallari non mollano mai, quindi, messe da parte le sfighe, Steinhauer e soci tornano ora con dieci tracce cariche di potenza e velocità.
Electrify è un album che è sia una sorta di omaggio alla loro ventennale esperienza, sia un invito a guardare avanti.
L’ultimo lavoro dei quattro di Norimberga, dà il benvenuto all’attento ascoltatore con Second Over Third By Force, un pezzo farcito di riffs potenti, un po’ alla Bay Area come nelle altre canzoni; Portrait in Grey invece segue una linea più melodica, quasi intimista; Bridge To Silence, probabilmente il pezzo più ricercato dell’album, ricorda molto il sound martellante/melodico dei Nevermore. Una coppia vincente per uno sfrenato moshing si trova con Infected e Disconnetted, mentre la titletrack Electrify è degna del suo nome, un pezzo in cui i tedeschi si avvicinano molto alle sonorità dei Metallica from the ‘80s. Tutto l’album è un susseguirsi di thrash taglienti ma molto ben amalgamati con elementi melodici che spesso e volentieri caratterizzano le band del vecchio continente.
Per concludere, un album che si lascia ascoltare volentieri, ogni pezzo ha qualcosa da dire e si presenta davvero molto bene. Non è un capolavoro, allargando la visuale si perde tra le ondate di thrash che ogni giorno arriva alle nostre orecchie, ma è comunque un disco valido, e vale la pena di concedergli un’ attento ascolto.