- Alessio Vigo - voce
- Elvys Damiano - chitarra
- Guido Baldassarre - basso
- Riccardo Pucci - batteria
1. The Shelter
2. Frustrations
3. Time To Say No More
4. Hand Open Wide
5. Lies And Greed
6. Mother Earth
7. Scars
8. Hand Open Wide (acoustic)
9. Time To Say No More (live)
Kerosene
Il loro sound potrebbe facilmente trarre in inganno, ma in realtà i Kerosene non arrivano dagli States come si sarebbe portati a pensare ascoltando questo loro esordio discografico, piuttosto dalla nostra penisola, e più esattamente da Terni, dove si sono formati nel 2006. Il quartetto umbro infatti propone un southern metal in stile Black Label Society, Pride & Glory e soprattutto Down, con una vocazione americana, moderna ed un po' post-grunge che si rifà a gruppi quali Alter Bridge e Black Stone Cherry.
Non a caso l'ottimo guitar-work di Elvys Damiano, già in vista con band quali Subliminal Crusher e S.R.L., è secco, sporco e ruvido, proprio come quello di Zakk Wylde, mentre il timbro caldo e potente di Alessio Vigo egregiamente si sposa con il loro southern metal, ricreando un sound potente, corposo e muscolare, particolarmente sporco, ma tuttavia in possesso anche di soluzioni melodiche catchy e d'impatto.
Certo la presenza di appena sette brani, in realtà nove ma gli ultimi due sono rispettivamente una versione acustica ed una live di canzoni già presenti in tracklist, porterebbe a supporre che il lavoro di riempimento dell'album sia stato faticoso, tuttavia ad un attento ascolto non sarà difficile apprezzare il buon lavoro compiuto dalla band nostrana, la quale ha dato infatti vita ad una release della quale essi per primi si possono legittimamente ritenere soddisfatti, mostrando una certa ispirazione e buoni spunti.
Devastante e potente l'attacco di The Shelter, che mostra un bel groove, potente ed heavy, ed armonie vocali melodiche, un brano che sembra un po' mescolare i Down e gli ultimi Alter Bridge, ed anche Frustrations, contenuta nella compilation Heavy Rendez Vous, Vol. III, sempre edita dalla stessa New LM Records che si occupa del qui presente debutto dei Kerosene, segue le medesime coordinate dell'opener.
Particolarmente azzeccate le linee melodiche della buona e sempre potente Time To Say No More, in cui spicca anche il bel solo di Damiano ed un refrain vincente e di sicuro impatto, invece la più lenta e malinconica Hand Open Wide, con il suo sound tipicamente americano, viene aperta dagli arpeggi acustici e ben prosegue grazie a linee melodiche davvero ispirate, un brano che non farebbe affatto pensare ad una band alla sua prima uscita. Gli umbri mostrano quindi un songwriting di buon livello, oltre ad una tecnica elevata presente in tutti i membri del gruppo, ma che trova maggior visibilità nel guitar-work del chitarrista Elvys Damiano, quasi sempre posto in primo piano grazie a riff, arpeggi e solos di ottima fattura.
Pezzi come Lies And Greed e Scars sembrano particolarmente debitori nei confronti di gruppi come Down e Black Stone Cherry, e nonostante le buone aperture melodiche finiscono col risultare brani un po' "ordinari e comuni", piuttosto in questa seconda parte del disco il colpo i Kerosene lo piazzano con Mother Earth, che ancora una volta coniuga il loro lato più catchy e melodico con quello più potente e southern, fatto di riff distorti e ritmi elevati. A chiudere, come brevemente anticipato, la versione acustica di Hand Open Wide e quella live di Time To Say No More.
Si tratta quindi di un incoraggiante e piacevole esordio per i Kerosene, che lascia anche ben sperare in chiave futura, sia per la band stessa sia per il nostrano panorama rock, in cui non è certo facile riscontrare altre band che si prodigano in questo tipo di sonorità. Forse sette brani sono un po' pochi per lanciarsi in previsioni a lungo termine, ma se il buon giorno si vede dal mattino, allora i Kerosene sono già a buon punto.