- Mike - voce
- Gurg - batteria
- Fede - chitarra
- Pe - chitarra
- xDaneZx - basso
1. Intro
2. Hubrys
3. Strength Despise Strength
4. Civil War
5. Greedy Eyes
6. Outro
Civil War
Civil War rappresenta l’ep d’esordio di una nuova realtà all’interno del panorama Metalcore italiano, ovvero i Kallisti, quintetto che in passato ha avuto modo di esibirsi anche come supporto dei celebri Maroon, principale fonte di ispirazione. Nelle sei tracce che compongono Civil War scaturisce tutta l’aggressività tipica del genere, unita ad un feeling proprio del Death Metal scandinavo di inizio anni Novanta, soprattutto nell’approccio delle chitarre: le influenze dei Maroon e dei Cataract sono evidenti nelle architetture strumentali, che alternano i classici fraseggi Death Metal all’incedere cadenzato dell’Hardcore. Sottotono è il registro vocale mantenuto dal cantante dei Kallisti, che si rivela in più occasioni abbastanza piatto e poco incline a variazioni.
L’Intro proposta dal quintetto appare da subito alquanto inutile ad aprire la strada a Hurbys, prima vera canzone che conserva una direzione sostenuta e violenta, anche se un po’ povera di idee. Le sezioni di chitarra non risultano eccessivamente complesse ed elaborate, spingendosi al massimo verso i temi veloci di scuola At The Gates, mentre i patterns di batteria riescono ad alternare efficacemente momenti incisivi a distensioni del ritmo (molto legate al sound dei Caliban).
I brani si assomigliano parecchio ed è evidente che il growl fatichi ad emergere con chiarezza, perché la voce non è impostata né per proporre Death Metal né Hardcore: il lamento dei Cataract non è mai sfiorato, perché si preferisce percorrere meandri più votati al Brutal.
Se a questo si aggiungono la scarsa originalità della formazione italiana, le strutture abbastanza confusionarie delle canzoni e una registrazione non impeccabile, si comprende come l’esito dell’ep Civil War sia abbastanza scarso.
Le belle note di chitarra clean dell’Outro intervengono troppo tardi a chiudere un ep che poteva essere raffinato sotto il livello del song-writing: la tecnica non manca ai cinque musicisti italiani, ma si dovrebbe cercare una maggior varietà interna nel materiale proposto.
Avendo già provato l’esperienza con i Maroon, i Kallisti dovranno puntare a colmare le proprie debolezze timbriche per giungere alla composizione di pezzi più validi e trascinanti; Civil War è infatti un capitolo di debutto decisamente acerbo, che non può purtroppo competere con altre uscite del panorama Death/Metalcore italiano, come quelle di Abel Is Dying, Slowmotion Apocalypse o Stigma.