- Rosco - voce, basso
- Reka - chitarre
- C. Angriman - batteria
- S. Gonzo - tromba in "Morricone"
1. This Woman (04:15)
2. The Devil I Got (02:36)
3. June (03:01)
4. Raymond (04:51)
5. Morricone (03:25)
6. Reflective (06:02)
7. Half a Head (03:19)
8. Big Me (05:30)
Reflective
Reflective rappresenta la prova d'esordio per i vicentini My Head For a Goldfish. Giungono direttamente dal roster di Black Nutria, con un disco pungente e costruito attorno a sonorità nervose che finiscono col miscelare in un'unica soluzione svariate influenze. L'anima del trio proveniente dal Nord Est della nostra penisola è intrisa di reminiscenze di un qualche filone americano del recente passato. Le chitarre sono parte fondamentale del full-lenght, il quale si snoda lungo un percorso di otto tracce, a dire il vero un po' poco per poter trarre considerazioni definitive sulla caratura della band. Va detto comunque che la gestazione di questo Reflective è stata particolarmente breve, tanto che il disco è stato arrangiato e successivamente mixato dalla mano del chitarrista Reka in tempi piuttosto ristretti.
Nulla di tutto ciò, sia chiaro, va ad intaccare in maniera decisiva una prestazione comunque positiva, come si evince nel decorso del lavoro in studio dei My Head For a Goldfish. This Woman, traccia d'apertura, convince soltanto per la portata sonora e distorta della quale si caratterizza. Migliori sono le successive The Devil I Got e June, che tra dispersioni di chiara matrice Post Rock, con la commistione di ruvidi momenti di chitarra in perfetta chiave Indie, aprono il sipario sulla fase centrale del lavoro.
Qui spicca Raymond, la prova forse più azzeccata per il trio veneto in Reflective. Riscontriamo i My Head For a Goldfish in tutta la loro essenza, tra avanzate ritmiche nelle quale la batteria gioca un ruolo di prim'ordine, alla graffiante inventiva della chitarra e di un basso che puntella l'atmosfera senza troppi convenevoli. Un po' meno brillante è la parte vocale, a dire il vero. Colpa, forse, di un mixing che mette un po' in disparte l'apporto vocale.
Le distorsioni di chitarra, miste ad arpeggi che si slegano lungo il cammino, sono marchio di fabbrica anche nel prosieguo del disco. Morricone vede l'innesto di una sezione di fiati che cambia leggermente il copione, pur senza stravolgerlo. Con la title-track Reflective, invece, la base Post Rock della quale si accennava in apertura, finisce col tingersi di colori sperimentali che fanno emergere una volta in più la particolare bravura dei tre ragazzi vicentini nel confezionare un prodotto quanto più possibile innovativo.
Per finire, la doppietta conclusiva, con Half a Head e Big Me a volume massimo. Non aggiungono nulla a quanto già è stato detto nelle tracce precedenti. Piuttosto, lasciano un retrogusto amaro in conclusione ad un disco che ha la pecca, se vogliamo, di finire troppo presto.
I My Head For a Goldfish pongono la prima pietra, dunque, per un avvenire musicale di valore. Lo fanno con un disco importante per le idee e gli spunti offerti, ma forse sofferente di una rifinitura non troppo curata.
E' questo il difetto principale di Reflective, che comunque promuoviamo con fiducia nella certezza di una maturazione e di un affinamento nelle qualità che per i My Head For a Goldfish sono importante materia prima. Lavorarci sopra con passione e diligenza sarà fondamentale e, crediamo, porterà frutti importanti.