- Alberto - Voce, chitarra
- Gianfranco – Voce, chitarra
- Alessandro – Batteria
- Davide - Basso
1. Noyah
2. Le Muse Di Siva
3. Eiffel
4. Calinicta
5. Ganes
6. Narkama
Le Muse Di Siva EP
Le Muse Di Siva è il primo EP autoprodotto e distribuito dagli Enive, gruppo Pesarese di dichiarata ispirazione Seattleiana, durante il Dicembre 2007 e preceduto dalla partecipazione ai concorsi di routine, spesso unica opportunità per un gruppo giovane di farsi ascoltare da un discreto pubblico, e conseguente registrazione di un demo nel Gennaio dell’anno appena trascorso.
Quando parte Noyah, prima traccia della tracklist, sembra di ritrovarsi alle prese con l’ennesimo gruppo irriducibilmente convinto della sopravvivenza del Grunge attraverso tutto ciò che è passato nelle nostre teste e nelle nostre orecchie dal 1990 ad oggi: chitarre gonfiate da distorsioni poderose ed impugnatura power-chord perennemente frustata, batteria pestata con consona cattiveria e voce post adolescenziale languida ed infetta di rabbia allo stesso tempo.
Ma questo sarebbe un discorso superficiale e troppo affrettato, soprattutto se riguarda gli Enive.
Il loro lavoro infatti sembra maturare e guadagnare sempre maggior personalità con l’avanzare delle tracce, rimanendo sicuramente impostato su determinati registri, ma comunque protagonista di una evoluzione stilistica abbastanza pronunciata.
Archiviato il primo pezzo (Noyah rimane comunque un buon pezzo, sia chiaro, ma priva di personalità a mio parere), si passa alla titletrack, che fina dai primi secondi mi richiama alla mente il demo omonimo dei Verdena, anche se questo pezzo pare più curato nei dettagli, arricchito di qualche accennato fraseggio della chitarra solista ed un impostazione meno “Anni ‘90” , quasi Hard-Core in alcuni (brevi) passaggi.
Eiffel, sebbene si dimostri ancora troppo vicina ai Verdena, si fa notare grazie ad una melodia arrabbiata ma ricordabile ed una struttura accattivante ed originale, più elaborata dei precedenti brani ed impreziosita da un testo ( gli Enive, dopo un inizio in lingua anglosassone, cantano ora solo in italiano) originale, che infila frasi slegate tra loro ma velenose, che ben evidenziano i passaggi dalle parti più “tranquille “ della canzone a quelle più infiammate.
Con Calinicta le chitarre distorte iniziano a lasciare più spazio alla melodia pura, alternando arpeggi che fanno da piedistallo alla voce a ritornelli irrobustiti da cori e suoni corposi ma non furiosi come prima.
Ganes ritorna ad una dimensione più basata sull’impatto strumentale, ma è caratterizzata da un buon riff d’introduzione, molto Nu-Metal ed Americano, che presenta bene la canzone rendendola più riconoscibile ed originale. Ma è la parte centrale del pezzo che si apre a sonorità completamente differenti da quelle che l’ascoltatore pensa di aspettarsi da questo tipo di gruppo: un arpeggio sporco e stoppato dal palm muting si intreccia con la seconda chitarra e la batteria, sempre ben suonata, creando un effetto di controtempo che si trascina fino a lasciar risuonare lunghe note profonde e filtrate dal distorsore che mi hanno richiamato alla mente i Tool.
La struttura classica del pezzo è ormai abbandonata e (finalmente!) la musica scorre tra rabbia e tecnica senza restrizioni o impostazioni stilistiche forzate, equilibrando molto bene i passaggi, lasciando che tutto maturi istintivamente, ma con attenzione per il dettaglio, verso l’inevitabile conclusione di questo ottimo pezzo.
Narkama, ultimo episodio dell’EP, si presenta come ancora più etnica e sperimentale della canzone che l’ha preceduta, chitarre pulite e sottili intessono sequenze melodiche dal leggero sapore mediorientale accompagnate da una nudo tamburo in sottofondo, prima di incendiarsi in un riff possente ma incline ai medesimi richiami sonori, per poi rituffarsi dopo un paio di minuti nelle atmosfere di sabbia ed incenso dell’inizio.
Un pezzo molto sperimentale, ma ben suonato e molto personale e coinvolgente, talmente valido a livello strumentale che forse sarebbe stata una buona scelta escludere addirittura la voce.
Se tutto il disco fosse stato al livello degli ultimi 2, o anche 3, pezzi sarebbe risultato un lavoro di grande qualità per un band giovane come questa, con suoni che richiamano si il Grunge, ma solo di striscio, lasciando spazio ad influenze di ogni genere e rimodellandole seconda la propria personalità, come gli Enive hanno chiaramente dimostrato di saper fare con l’ultima parte di questo EP.
Spero continuino seguendo la direzione di questi ultimi pezzi, perché le idee ci sono, sono buone e questa band sa come esprimerle con tecnica, istinto ed energia.
Basta non perdersi nella eccessiva glorificazione di suoni ormai passati.