- Ana Mladinovici - voce
- Bogdan "Bat" Costea - chitarra
- Emilian Burcea - chitarra
- Valentin "IngerAlb" Zechiu - basso
- Cristi "Beavis" Barla - batteria
- 6Fingers - tastiera
1. All Waters Have the Colour of Drowning (05:13)
2. Turn to Stone (05:19)
3. Through Wine (04:25)
4. No Matter What (04:35)
5. Entangled (04:36)
6. This is Who I Am (04:45)
7. The Weight of the World (04:51)
8. Energy for the Gods (04:39)
9. Shallow Grave (04:13)
10. I Remember A Day (04:18)
11. Into Silence (03:26
Hereafter
La storia dei rumeni Magica comincia nel 2002, come progetto del chitarrista Bogdan “Bat” Costea; la band nasce dal desiderio di Bat di suonare la musica che più gli piace: Heavy Metal e Melodic Rock. Il perfetto connubio tra questi lo troviamo nel quarto e ultimo LP della band, Hereafter; Il disco, certamente di grande effetto, risulta come un buon mix di un ottimo Melodic Metal e del più classico Heavy. Molto evidente è l’influenza che i Nightwish hanno avuto sulla band rumena: ritroviamo molte similitudini a proposito della voce lirica, potente ed espressiva, mentre ad un orecchio attento pare subito chiaro che nei pezzi di accompagnamento i Magica hanno voluto discostarsi dai Nightwish, dando alle potenti chitarre distorte un tocco di Heavy Metal.
Il disco si apre con una melodica scala e una serie di accordi ben resi dalle tastiere, cui fa da strascico il potente e distorto riff che le due chitarre riproporranno per tutta la durata di All Waters Have the Colour of Drowning. Questo lungo titolo cela una canzone molto ben fatta, il cui testo è incentrato sul tema dell’annegamento e della tristezza che ne deriva. La travolgente, espressiva e bellissima voce di Ana Mladinovici salta subito all’orecchio; la somiglianza con quella di Tarja Turunen è impressionante. Buoni appaiono anche il ritornello e le molte parti lente che spezzano il ritmo incalzante della canzone. Straordinaria risulta infine la collaborazione tra l’assolo di chitarra e quello di tastiera che, perfettamente concatenati, conducono degnamente la song alla chiusura. La seconda traccia, Turn the Stone, mette in luce l’originalità di cui il gruppo sa perfettamente rendere conto: la voce di Ana trova qui un campo estremamente fertile per mettere in luce le proprie qualità. Ne è una prova la grande sottigliezza con cui ella riesce a sfumare la propria voce da una tonalità alla successiva, senza mai sbagliare una nota. La canzone, presenta inoltre un buon assolo che solleva ulteriormente il già buon livello raggiunto. Positivo appare pertanto il primo giudizio basato sell’ascolto delle prime due tracce. Ci si aspetta ovviamente che il resto sia all’altezza. Non particolarmente degne di nota risultano invece le due tracce successive. Tuttavia a risollevare il gradimento ci pensa Entangled: essa infatti sarà la più proposta a titolo di canzone migliore dell’album. Ad un breve e melodico intro sussegue un altrettanto breve parte strumentale il cui unico fine è di condurre al divino pezzo successivo, in cui ogni singolo strumento sembra fondersi con gli altri, generando il perfetto accompagnamento risultante. La canzone sfocia poi in diversi pezzi caratteristici e diversi fra loro (tra cui un buono e lento assolo), generando una eterogeneità caratteristica dell’intera song. Molto più dinamica è la consecutiva This Is Who I Am, che sottolinea la straordinaria abilità dei Magica di fondere un voce lirica come quella di Ana in un contesto assolutamente Heavy Metal. La traccia numero 8, Energy of The Gods spicca tra le altre per il ritornello molto ripetuto e per la seconda voce maschile, forse troppo violenta, che esalta o rovina quella di Ana, a seconda dei punti di vista. Un buon riff conduce al solo molto veloce e tuttavia abbastanza anonimo. Passando per Shallow grave e I Remember A Day, entrambe tracce piuttosto incolori, giungiamo all’ultima, ma non per qualità, Into Silence.
Il titolo rende alla perfezione l’idea generale della canzone, avente un lungo intro in cui piano e voce risaltano grazie all’accompagnamento di batteria, basso e chitarre. Delicata e sottile diviene qui quella che prima era la potente ed imperiosa voce di Ana, che dimostra di saper trovare spazio anche in un contesto lento e rilassante. Anche se non di primo piano, fondamentale è in tutto l’album il ruolo delle tastiere, che ora fungono da accompagnamento, ora si producono in un peculiare quanto efficace assolo. Eccoci qui: Hereafter ha saputo regalarci emozioni che certo non saremmo riusciti a carpire da un singolo ascolto, emozioni purtroppo intervallate dalla presenza di tracce che non dicono nulla, e pare servano soltanto ad allungare il tempo di ascolto. In ogni caso il giudizio globale è sicuramente positivo; c’è la speranza che questo lavoro serva ai Magica per riscattarsi e proiettarsi verso un radioso e prolifico futuro.