- Felix Stass - voce
- Matthias Hechler - chitarra, voce
- Katrin - tastiera
- Harald Heine - basso
- Markus Jüllich - batteria
1. When Darkness Falls
2. Left the Ground
3. Alone
4. Pray
5. Sleeping Solution
6. Just Words
7. Burning Bridges
8. Have You Ever
9. Remember
10. Say Goodbye
Pray
Un passato carico di influenze Death e un’evoluzione verso lidi Industrial: così può essere riassunta la storia dei tedeschi Crematory che, giunti al decimo album di studio e ad una maturità stilistica elevata, cambiano nuovamente rotta, adottando un approccio totalmente Gothic Metal ed eliminando quasi tutte le componenti Industrial che erano state introdotte nel convincente ed elettronico Klagebilder.
Pray è un’opera altrettanto efficace nella sua forma, perché le tracce che i Crematory sono andati sviluppano nei due anni successivi Klagebilder sono sicuramente trascinanti e riescono a distinguersi all’interno di un panorama, quello Gothic Metal, che soffre oggi di una staticità elevata nelle costanti ripetizioni degli stilemi degli anni Novanta.
Il contratto con la Massacre Records sembra garantire ai Crematory registrazioni sempre sopra la media, con chitarre potenti capaci di incidere nei momenti adeguati e con le atmosfere delle tastiere a riempire le melodie tessute dall’intreccio chitarra-voce.
La melodia è proprio l’elemento caratteristico di Pray, perché già le due canzoni di apertura, When Darkness Falls e Left The Ground, si evolvono su ritmi veloci e su temi catchy che stregano l’ascoltatore. In particolare la seconda risente nelle sezioni distese del Gothic Rock dei defunti Sentenced, ma il penetrante growl che accompagna i ritornelli fa ritornare subito alla sfera timbrica dei vecchi Crematory.
La band di Mannheim è arrivata ad un equilibrio strutturale invidiabile da qualsiasi formazione dell’attuale scena Gothic Metal tedesca, come testimonia la cadenzata title-track Pray, non a caso la migliore del platter. In un crescendo di emozioni, garantite da parti di tastiera mozzafiato, i Crematory plasmano un capitolo che nell’irruenza delle chitarre si collega ai migliori Rammstein e nelle magie della tastiera ripercorre le soluzioni strumentali dei Sirenia di An Elixir For Existence.
Viene mostrata comunque una certa sensibilità attraverso episodi decisamente più distesi, come la quinta raffinata Sleeping Solutions, che sembra tratta da Projector dei Dark Tranquillity e che rappresenta una pausa meditativa all’interno di un disco incentrato sul ritmo.
Difatti, più si prosegue verso la conclusione di Pray, più i Crematory danno pieno sfogo a sezioni aggressive e violente, non prive però della solita eleganza del Gothic: basti ascoltare una traccia come Burning Bridges per comprendere come lo stile dei Crematory sia unico e davvero innovativo data la convergenza di sfaccettature così diverse.
Le ultime Have You Ever, Remember e Say Goodbye si collocano sulla stessa scia delle precedenti, ma ognuna sa risaltare per le idee della tastiera, sempre varie ed azzeccate. Il pianoforte in particolare è il motore melodico dell’opera, con le sue spruzzate vorticose o con i suoi motivi centrali, attorno a cui ruota tutto il feeling coinvolgente del rinnovato act tedesco.
Pray raffigura pertanto un ulteriore passo in avanti rispetto al già valido Klagebilder, perché nessuna traccia sembra essere offuscata da una serie di brani chiave e perché il livello qualitativo rimane costante ed equilibrato per tutta la lunghezza del disco. Per coloro che amano il Gothic ma desiderano trovare un approccio più determinato e carico di elementi Death, i Crematory costituiranno una scoperta (o una riscoperta) piacevole e per niente banale: Pray infatti si pone come un lavoro completo, che saprà soddisfare ascoltatori delle più diverse estrazioni, senza mai risultare pesante o ripetitivo.