Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Genere: 
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Andrew “Mac” McDermott - voce
- Karl Groom - chitarra
- Nick Midson - chitarra
- Jon Jearly - basso
- Richard West - tastiera
- Johanne James - batteria


Tracklist: 


1. Light and Space
2. Turn on Tune In
3. The Ravages of Time
4. Sheltering Sky
5. Oceanbound
6. Long Way Home
7. Keep My Head
8. Narcissus

Threshold

Hypothetical

E' davvero dura riportare in quel campo ipoteticamente chiamato “genere” la blasonata etichetta “Prog Metal”; una tentazione, considerando le origini ed il tanto lavoro che ha portato i Threshold ad Hypothetical, ma a ben vedere ciò che è presente nelle nostre mani (o in realtà nelle nostre cuffie) non è altro che un album che sa di heavy metal fino alle plastiche della custodia e che con il prog ha davvero poco a che fare.

Lasciàti alle proprie spalle gli anni Novanta con tutte le dovute rotazioni dei componenti, la band inglese si presenta alle soglie del nuovo millennio con un tiepido album che rappresenta un’evoluzione verso sonorità più decise, strutture molto più semplificate e singoli strumenti incapaci di mantenere alti standard creativi (lo stesso Richard West non sembra più lo stesso); diretto, coma la nostra percezione d’ascolto, sostanzialmente privo di una forte personalità a cui i nostri ci avevano abituati precedentemente (Eat The Unicorn è solo un esempio) e con delle lyrics abbastanza piatte in quanto ad esecuzione. La rappresentazione in musica della nostra percezione di Hypotetical: l’opener Light and Space. I pezzi scorrono tranquilli, a condizione di un ascolto non attento, e qua e là si percepisce qualche spunto, qualche effetto (cupo e toccante il refrain di The Ravages Of Time, forse la traccia migliore), che attira l’attenzione e che conferma comunque la caratura della band. Ciò nonostante un’opera non può vivere di singoli spunti e la debolezza di un’idea pregnante lungo i cinquanta minuti e più si fa sentire. Lo stesso Mac (singer) non raggiunge gli apici interpretativi di Damian Wilson, fallendo nel trasmettere quelle emozioni che il genere (appunto il prog) è chiamato ad evocare per non rischiare di essere percepito quale freddo ed asettico, a conferma delle dichiarazioni dei più.

Tempi lenti, quasi mai dispari, break psichedelici, arpeggi di chitarra: dopo un Turn on Tune In ottimo solo per le radio, lo stato d’animo si risolleva con la già citata The Ravages Of Time che ahimé rappresenta solo un apice dovendo di nuovo abbandonare qualche gradino per Sheltering Sky prima, semi-ballad con qualche echo alla Scorpions, e Oceanbound dopo, in cui Mac finalmente si lascia andare precipitando però in territori canori relativamente pop.Cosa ci attende ancora lo spettacolo? In realtà dopo una heavy Long Way Home che starebbe bene in uno degli ultimi album dei Dream Theater (magari Train Of Thought – e questo la dice lunga sull’anima prog che dirige il tutto), giunge la ballad Keep My Head, buona colonna sonora per una pubblicità di biscotti o anche per una serata a lume di candela.

Ma è proprio possibile che i Threshold, tramite un disastroso quanto mai classico “delete”, abbiamo cancellato dalle loro menti il significato del termine Progressive? Non del tutto. Per fortuna una reminiscenza si avverte con Narcissus, che a differenza della gran parte degli sforzi profusi in Hypotetical presenta una convinzione compositiva che va oltre le singole note caratterizzandosi, tra l’altro, per un intermezzo pseudo-futurista.Che dire, forse i Threshold rappresentano un'altra band sicura che l’evoluzione del prog stia più negli effetti sonori che nei tempi composti.

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