Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Black Rain/Capture Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

:
- Maor Appelbaum – voce, basso, synth, programming, effetti, sampling
- Tal Galfsky - tastiere, programming, sampling
- Michal Jakubowicz – voce
- Moran Uliel – voce

Tracklist: 

:
1. Going Mental
2. Ketamine Sedation
3. Wreckage
4. Morning Star
5. New Dawn
6. Nemesis
7. Black City
8. Going Mental ( Space Kombat Remix )
9. Ketamine Sedation ( Nails Remix )
10. Wreckage ( Wreck Age Remix )
11. New Dawn ( Dark Chamber Remix )

IWR

Cold Asylum

Col nuovo anno la Black Rain saluta il suo pubblico, presentando una nutrita serie di uscite ebm/industrial di nuova generazione. A testimonianza poi del grosso lavoro da talent-scout della label teutonica stanno legioni di band prive di un nome a livello internazionale, che trovano certamente nell’etichetta mitteleuropea un valido mezzo di affermazione. Tra questi anche gli israeliani IWR sgomitano alla ricerca di pubblico e consensi critici, proponendo il secondo lavoro di lunga durata, Cold Asylum. Una produzione decisamente industriale, patinata, luminosa e arricchita nel mood rispetto al precedente Ground Zero, che aveva già dimostrato come le sonorità del combo medio-orientale ammiccassero non solo agli espedienti sonori di ultima scoperta, ma anche alla precedente tradizione ebm-industrial (Wumpscut, Suicide Commando). Di qui il full-lenght, strutturato in undici tracce con tanto di remixaggi, si presenta come proiezione fantascientifica di mondi paralleli inquietanti (con rimandi nel sampling all’Aeon Flux di Peter Chung), dai ritmi vorticosi e trascinanti.
La componente dancefloor non è certo esasperata, con a pro un’indefinibile piacevole sensazione di alienazione psicofisica – complici sono le eteree controparti vocali femminili che costellano grossomodo tutto l’album -. Cold Asylum – tratto evidentemente dall’omonimo libro di James Axler che regala molto dei suoi paesaggi da post-devastazione nucleare – si inserisce oltretutto nel blocco compatto delle recenti produzioni elettroniche est-mediterranee, della Grecia in particolare (Siva Six per citare un’altra band militante sotto la Black Rain). Doveroso notare infine come in più sprazzi le versioni remixate siano addirittura più incisive di quelle “originali”. Da una parte dunque la continuazione di canoni ormai acquisiti del genere elettronico industriale, dall’altra cinquanta minuti abbondanti di dinamismo ketaminico che non faticheranno a superare gli ingressi dei templi dell’industrial.

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