- Anneke van Giersbergen - voce
- René Rutten - chitarra
- Jelmer Wiersma - chitarra
- Frank Boeijen - sintetizzatore, tastiera, pianoforte
- Hugo Prinsen Geerligs - basso
- Hans Rutten - batteria
1. On Most Surfaces
2. Confusion
3. The May Song
4. The Earth Is My Witness
5. New Moon, Different Day
6. Third Chance
7. Kevin's Telescope
8. Nighttime Birds
9. Shrink
Nighttime Birds
Dopo aver pubblicato un masterpiece del goth/doom melodico come Mandylion nel 1994 (con cui si univano riff lenti e meccanici ad arpeggi malinconici, composizioni raffinate ed articolate dalle atmosfere quasi oniriche, emozionalità melodica, addirittura un pizzico di psichedelia e inserti esotici - vedi la titletrack - o d’archi - vedi In Motion # 2) i Gathering, divenuti una dellle punte di diamante del genere, approfondiscono la strada intrapresa: il successo di critica permette loro in questo periodo di guadagnarsi sempre più consensi nel settore, ed è sotto questa prospettiva che nel 1997 rientrano in studio per realizzare il loro quarto (secondo dopo l’entrata della vocalist Anneke van Giersbergen) album, Nighttime Birds.
In questo disco il loro stile viene portato ulteriormente avanti, leggermente più intenso e relativamente più spedito; se da un lato comunque non è certo innovativo come il predecessore, pur lasciando intravedere un velato piglio maggiormente psichedelico nello stile di René Rutten, questo disco non rinuncia alle caratteristiche che resero Mandylion una pietra miliare, ovvero passione, eleganza, creatività e soprattutto personalità. A completare il tutto la catturante, cristallina voce di Anneke, veramente potente e dall'ottimo smalto. E pensare che un tempo con gothic metal si intendeva la fusione fra un’oscurità e una rabbiosità derivate dal death metal e la depressività, la lentezza e l’atmosfera del (proto-)doom metal! Ma di acqua sotto i ponti ne è passata molta e il genere si è evoluto, diventando sempre più melodico, raffinato e "pulito".
Il merito di questa trasformazione va soprattutto a gruppi come i Gathering, che anche in principio, ai tempi di Almost a Dance e Always, pur suonando ben più ruvidi di adesso, avevano già alcuni interessanti spunti melodici e di tastiera che lasciavano intravedere qualcosa di quel che sarebbero divenuti, un gruppo maggiormente intimista e anche introspettivo, ma davvero intenso, raffinato e sognante nella propria musica - in un sottogenere che con quest'album è stato soprannominato "atmospheric doom" da alcuni critici; certamente le coordinate sono diverse da quelle di certi dischi di inizio anni novanta e in alcuni casi aprono la strada a lavori di metal melodico che con essi non avranno più nulla a che fare, a testimonianza dell'apporto seminale dato dai Gathering.Ed è un vero peccato che negli anni successivi il "metal gotico" sarebbe entrato in una fase stagnante, saturandosi di gruppi l’uno clone dell’altro che non apportavano nulla di nuovo e insistevano sui soliti clichè ormai diventati scontati e banali, perché in questo periodo invece vengono fuori veri e propri lavori di tutt'altra caratura.
Si inizia dunque con i corposi muri di chitarre di On Most Surface, uno dei brani più famosi del disco, che subito ci catapulta nel vortice di suoni e sensazioni del disco, perfettamente seguito anche dalla lenta ed evocativa Confusion, incentrata su di placidi giri di note di chitarra alternate a distorsioni corrosive, mentre un basso cupo sostiene la canzone assieme alla cadenzata batteria.
La prima parte del disco è quindi davvero d'alto livello: ed il gusto retrò e malinconico dell'elegante The May Song è uno degli episodi più interessanti e piacevoli del disco, mentre The Earth Is My Witness è una piccola gemma di oscura dolcezza e di gran classe; così come l'onirica New Moon Different Day che ricorda certe influenze dalla dark-wave ottantiana - ma ciò non le impedisce di sfiociare anche nelle consuete uscite distorte, con anche intense cavalcate di pedale da parte della batteria in alcuni frangenti.
Sottotono rispetto alle altre (ma non per questo scialba) Third Chance, uno dei pezzi più melodici e trascinanti del disco. Forse un po' troppo energico, visto che affascina di meno di altre canzoni per questo, per contro fu una delle canzoni più richieste live, dove il suo impatto è alto.
Kevin's Telescope è forse il brano più strettamente legato a Mandylion, chiamato ad alta voce dai tappeti di tastiera atmosferica di sottofondo alle imponenti distorsioni di chitarra, mentre si aggiungono piccolissimi inserti di archi che però nella loro magrezza e sporadicità suonano in quest'occasione un po' come delle aggiunte minori fini a sè stesse, senza eguagliare la raffinatezza di altri momenti; rimane comunque una canzone densa e piacevolissima, ma la sensazione che si sarebbe potuto fare ancora di più rimane.
La titletrack Night-Time Birds è la più lunga del repertorio, sette minuti soffusi ed evocativi, ma anche intensi e decisi, una miscela dal sentore davvero notturno dello stile dolceamaro, delicato e potente al tempo stesso, gentile, melodico, del disco.
hiusura affidata alla memorabile Shrink, una esibizione di pianoforte melanconica, cupa, evocativa ed emozionante, ricca di classe e armonia, senza scadere nella banalità o nella scontatezza manieristica (in definitiva qualcosa che in molti hanno cercato di imitare, tuttavia senza mai riuscire a raggiungere in brillantezza, freschezza, personalità, soprattutto nel caso di ben più famose semplici ballate di piano; eppure molti al giorno d'oggi gridano al miracolo di fronte a brani come, ad esempio, My Immortal degli Evanescence, che a confronto viene ampiamente surclassata).
Una graditissima conferma per i The Gathering, certo non emozionante ed innovativa quanto Mandylion, ma espressiva al 100% della loro personalità e strapiena di classe. Nighttime Birds è l’ultimo album metal degli olandesi, perché la loro visione musicale li porterà ad allontanarsi dal genere per abbracciare nuove sonorità, entrando così nell’immenso calderone della musica rock alternativa (influenzando con questa scelta anche il percorso di un altro gruppo goth/doom metal molto simile come attitudine: gli inglesi Anathema).
Scelta matura e sinonimo di cultura e apertura musicali, ma anche coraggiosa, dato che di lì a poco il goth (e i suoi surrogati) sarebbe diventato commercialmente molto fruibile e avrebbe garantito incassi sicuri, a discapito di uno spiacevole appiattimento musicale che certamente non può essere l’obiettivo di musicisti dotati di intelletto e passione artistica: per questo, quando vedete un complesso odierno definito gothic che però suona spento e privo di inventiva in un mare di fac-simili, ricordate che invece i gruppi di un tempo sono solamente gli ottimi precursori dei peggiori riciclatori degli anni 2000, capaci solamente di saccheggiare i classici del passato senza apprenderne la lezione e dimostrare di possedere altrettanta creatività e originalità, a differenza di maestri come, nel nostro caso, i Gathering.