Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Vy – voice
- Joo – guitar
- tyIR – bass
- DJ Thug Life – consolle
- :fa: - drums


Tracklist: 


1. Intro: Pitch White
2. No me
3. Psycho
4. Barbara
5. Gun Jack
6. Dreamcatcher
7. Dope

Shirley Temple?

Thisismaybe

Il 2004 vede l’uscita di Thisismaybe, un interessante EP autoprodotto dalla band romana degli Shirley Temple?. Tale band è venuta alla luce nel maggio del 2002 quando gli attuali vocalist (Vy), chittarista (joo) e batterista (:fa:) si incontrano e decidono di fondere insieme i diversi ambienti musicali da cui provengono. Il risultato di questo progetto è un sound che assimila la delicatezza del grunge, l’urto del nu metal e l’impatto del crossover. Questa line-up risente poi grazie al contributo di Alessandro al basso e di Dj Thung Life (turntables) di un'ulteriore influenza, orientata all’hip hop. Con l'ultimo e definitivo cambio di bassista e quindi con la comparsa di tyIR, la formazione è pronta a lavorare nel 2003 a Thisismaybe.

I timbri vocali variano spesso da song a song e testimoniano proprio questo vasto orientamento musicale.
A questo proposito l’intro dell’Ep dichiara nettamente l’influenza crossover, mentre già con la seconda track si passa alla violenza del metal, caratterizzata da riff di chitarra e basso molto urtanti, con un vocal classicamente hip hop. La qualità della registrazione è adeguata al progetto e influisce positivamente sul sound che i Shirley Temple? vogliono creare. Scratches arricchiscono la produzione ed esaltano la fantasia del gruppo di Roma, l’impatto sonoro è il principale obbiettivo della band ed è sicuramente raggiunto dal combo.
Si passa da song dinamiche ad altre caratterizzate da ritmi più particolari e lenti come è il caso di Psycho con un eccellente riff di basso, oppure in Barbara grazie al suo andamento molto melodico. La quinta track, Gun Jack, è forse la più interessante dell’EP per i suoi intrecci strumentali con un elegante riff iniziale di basso che anticipa un vocal rabbioso. Il basso si fa nuovamente apprezzare nella svolta del sesto brano, Dreamcatcher, quando conduce a un’esplosione strumentale in un efficace intensificarsi emotivo. Chiude il primo lavoro della band Dope che si sviluppa su toni minori, decisamente malinconici.

Nel complesso ricordano sotto alcuni punti di vista i Korn, se non i Rage Against the Machine, mentre per varietà del sound rispecchiano perfettamente gli ultimi sviluppi del crossover underground.
Un lavoro interessante che può essere considerato come un’ottima base per arricchire ulteriormente la propria discografia.

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