- Gisa Vatcky - voce
- Mordechai "Mordy" Hauser - chitarra
- Fabrizio Grossi - basso, sitar, chitarra acustica
- John Macaluso - batteria
- Jamie Teramo - tastiere
Guests:
- Joshua Berkovitz - chitarra
- Tommy Denander - chitarra
- Michael Kiske - voce
- Mark Boals - voce
1. All I Never Wanted
2. Hear Me
3. Breathe In Water (featuring Michael Kiske)
4. Better
5. Taken
6. Superman (featuring Mark Boals)
7. Island
8. Remember (I.O.U.)
9. Real Life Fairytale
10. Far Enough (featuring Mark Boals)
11. Shattered Life
12. Go
Indigo Dying
Indigo Dying è il nuovo progetto di casa Frontiers che ruota intorno alla figura della dotata cantante cilena Gisa Vatcky, accompagnata in questa sua prima uscita da turnisti di comprovato valore e grande esperienza come il batterista John Macaluso o il bassista Fabrizio Grossi, e da una serie di ospiti di lusso, quali l'ex Helloween Michael Kiske o l'ex Malmsteen Mark Boals alla voce, o ancora lo straordinario chitarrista svedese Tommy Denander. La vocalist cilena può vantare già un discreto curriculum, avendo nella sua giovane carriera collaborato con diversi artisti, soprattutto della scena pop internazionale (ma non solo), come Enrique Iglesias, Meat Loaf, Andrea Bocelli, Placido Domingo, Luis Miguel e Melissa Etheridge. Ecco allora che l'odore di un prodotto costruito a tavolino si sente da lontano un miglio.
Soprassedendo tuttavia su questa (poco importante) considerazione, non si può fare a meno di notare come l'esordio targato Indigo Dying sia un album di banale pop a fatica travestito di hard rock melodico, in particolare grazie al prezioso lavoro in fase ritmica della coppia Grossi-Macaluso, soprattutto in qualche intro ad effetto, e contaminato poi con elementi gothic, come ormai sempre più spesso accade trovandosi di fronte ad una female vocal. Le melodie sono orecchiabili e radiofoniche, ma spesso anche banali e prevedibili, tanto che scorrono così leggere ed impalpabili che quasi nessuna di esse rimane impressa in mente alla fine dell'ascolto, fatta eccezione per qualche piacevole - ma sempre con delle riserve - episodio.
Tale potrebbe essere il caso della closer Go, struggente e malinconica ballata che sembra quasi un mix di Roxette ed Evanescence, se non fosse per quel bell'assolo di chitarra sul finire che le dona una connotazione più hard rock, anche se questo mood soffuso, malinconico e stucchevolmente romantico è caratteristica predominante dell'intero album, come si denota facilmente dall'ascolto di canzoni come Hear Me, quasi un pezzo di symphonic metal à la Nightwish, e già per questo maggiormente apprezzabile rispetto ad altri spenti e scialbi brani che seguono, come Better o Remember (I.O.U.).
Va decisamente meglio quando non viene nascosta ed intaccata la vena pop della Vatcky, cosa che avviene nelle carine Taken e Island, in cui la talentuosa vocalist sembra un po' rifarsi ora all'R&B di Gabrielle ed ora al pop di Belinda Carlisle, non abbandonando queste caratteristiche neanche nell'hard rock melodico dell'opener All I Never Wanted, dimostrando in tal modo che tali elementi fanno parte del suo personale bagaglio artistico e che non possono essere a forza celati dietro un certo tipo di produzione.
Del resto non sono affatto in discussione le sue doti vocali, infatti nei duetti con due mostri sacri come Michael Kiske e Mark Boals la cantante cilena regge più che bene il confronto, anche se ad onor del vero l'ex Helloween con la sua carismatica interpretazione riesce quantomeno a dar sapore all'altrimenti insipida Breathe In Water, cosa che invece non riesce a Boals nella modesta Superman e ancor meno nella pessima Far Enough.
Tante quindi le pecche evidenziate nell'esordio di questo nuovo progetto, da non additare però necessariamente alla figura centrale dello stesso, ossia la talentuosa singer cilena Gisa Vatcky, che al contrario mette in mostra le buoni doti canore in suo possesso, ma piuttosto nella pretesa di aver voluto confezionare un prodotto ruffiano e falso, che invece di riunire sotto un'unica bandiera amanti del pop, del melodic rock e del gothic, dovrebbe finire per scontentarli tutti.