- William Tell - voce, chitarra
- John Girgus - basso
- Evan Voytas - chitarra, piano
- Michael Lasaponara - batteria
1. Jeannie (03:01)
2. Slipping Under (Sing Along to Your Favorite Song) (03:34)
3. Trouble (02:55)
4. Fairfax (You're Still the Same) (02:49)
5. Like You, Only Sweeter (03:41)
6. Maybe Tonight (03:13)
7. Young at Heart (02:46)
8. Sounds (03:05)
9. Just For You (03:33)
10. You Can Hold Me Down (03:23)
You Can Hold Me Down
Ventisette anni sulle spalle, una vita fatta di chitarra e musica respirata e vissuta in tutte le possibili sfaccettatura. William Tell è volto nuovo tra i solo projects del 2007, ma per chi ha la memoria lunga, quello del giovane e belloccio cantante di Orange County è nome familiare. Nome da associare a quello della band Something Corporate che già del leader Andrew McMahon ha visto il battesimo sulla scena musicale americana (con il progetto Jack's Mannequin).
You Can Hold Me Down è il primo disco solista per il chitarrista della pluridecorata band catalogata dai più come l'esempio più calzante di Emo Rock dell'ultima era.
Tell assume le redini dello spettacolo, per la prima volta. Lo fa con personalità, dimostrando di poter gestire un progetto unico tra le note dolci e non troppo impegnate di un disco che andrà sicuramente a ritagliarsi un posto nei piani alti delle classifiche americane. Non c'è traccia di esperienze passate, nella musica del ragazzo. Ad eccezione di Fairfax (You're Still the Same), precisiamo, nella quale la collaborazione dell'amico McMahon si fa sentire a più riprese.
You Can Hold Me Down si muove senza troppi fronzoli sul piano di un Rock dalle tinteggiature più spiccatamente Pop ed emozionali. Chitarre a pianoforte sono il contorno ideale alla voce di Tell, che descrive quadri fatti di sensazioni serene e disincantate.
Se per Jeannie si può parlare di inizio soft, seppur tra distorsioni ed una sezione ritmica incalzante, piace l'impronta della successiva Slipping Under, che si erge a ideale singolo di lancio, quasi quanto l'emotivamente densa Maybe Tonight, nella quale emerge con maggiore impeto l'animo sereno di William Tell.
Non c'è malinconia, nelle note della giovane voce. Lo si evince nei passaggi fondamentali del full-lenght, quali la ballata Trouble oppure una Just For You che a nostro modo di vedere si erge a traccia più intensa e musicalmente completa dell'intero lavoro.
In Young at Heart, invece, i rimandi alla precedente esperienza con i Something Corporate sono evidenti e quasi imbarazzanti. L'intro tra pianoforte e voce, con la sezione ritmica ad emergere progressivamente, fa somigliare il pezzo a quelli che McMahon e Tell presentavano con il progetto che nel 2006 ha di fatto salutato la scena seppur non definitivamente.
La title track è posta sul fondo del full-lenght. Decisione strana, questa, nella composizione della serie di capitoli che caratterizzano You Can Hold Me Down: si tratta di una ballata dalle atmosfere dolci e delicati.
Degna conclusione per un disco leggero, ma che nel complesso si presenta valido, in virtù anche del fatto che rappresenta l'esordio (mai semplice, in questi casi) per chi in passato divideva il palco con qualche socio in una band affermata.
William Tell non arriva alle vette toccate dall'amico McMahon con il suo vero esordio da solista, ma l'estro e l'intraprendenza del 27enne chitarrista e voce si notano in tutto e per tutto. Insomma, le basi per un futuro interessante ci sono. Eccome se ci sono.