- Rory Henderson - voce e chitarra
- Ryan Massey - chitarra
- John Peck - basso
- Scott Healy - batteria
1. Sons Of Avarice (03:38)
2. Dead And Gone (03:01)
3. Mean Streak (02:56)
4. Love And Logic (02:44)
5. Smile On Me (02:21)
6. Razorblades (02:36)
7. Old Croy Road (02:37)
8. To The Sea (03:27)
9. Or, Don't You Remember? (02:50)
10. Speak, Oh Heart (03:00)
11. Hurtlin' (02:11)
12. More Like A Dream (03:41)
Destroy Their Future
Gli ultimi arrivati in casa Fat Wreck Chords si chiamano American Steel e sono, a detta dello stesso Fat Mike, una grande promessa per il futuro. Eppure, gli American Steel non nascono proprio ieri: la band di Oakland (California) prende infatti vita nel lontano 1995, dando alle stampe, l’anno successivo, il suo primo lavoro discografico: l’EP Hope Wanted. La carriera del gruppo prosegue in modo regolare, fra EP, album e partecipazioni a compilation di settore, fino al 2001, quando gli American Steel decidono di cambiare nome in Communiqué. Quest’ultimi, contraddistinti da un sound maggiormente legato all’Indie Rock, incidono tre buoni lavori per la Lookout! Records. Nel 2007 arriva però un’inaspettata reunion dei vecchi American Steel, arruolati quasi immediatamente dall’abile Fat Wreck Chords, la quale pubblica quindi, il due ottobre, l’attesissimo seguito di Jagged Thoughts: Destroy Their Future.
A discapito forse di un nome poco noto ai più, gli American Steel rappresentano una delle migliori incarnazioni del Punk Rock californiano, e non solo in questo Destroy Their Future. Già nel corso degli anni novanta, infatti, mentre Rancid, Green Day e Blink 182 (tanto per fare alcuni nomi) proponevano un sound canonico e poco innovativo, gli American Steel mescolavano elementi propri di filoni musicali distanti fra loro: dal Rock puro al Folk, fino ad arrivare al vecchio Soul. Dispiace quindi che le band sopraccitate abbiano fatto la storia del genere e vengano considerate ancora oggi come tali, mentre gli American Steel non sono mai riusciti ad uscire dall’ombra che li ha sempre relegati in una sfera prettamente underground.
Veniamo però a Destroy Their Future, album che ha senza dubbio molto da regalare agli appassionati di quel Punk ragionato ed intelligente, aperto a nuove influenze ed a soluzioni innovative. Destroy Their Future è innanzitutto un disco ricco di sfumature, il che ne fa un lavoro piacevole da ascoltare in ogni momento. Le chitarre raramente assumono i connotati del Punk vero e proprio, preferendo invece accompagnare con stile l’apprezzabile cantato di Rory Henderson. I brani spaziano da genere a genere a seconda delle occasioni: l’iniziale Sons Of Avarice mette in mostra, per esempio, sonorità a metà fra il Punk ed una sorta di Folk tipicamente Western; la successiva Dead And Gone arriva persino ad evocare atmosfere Dark, specie nella sua prima frazione, salvo poi trasformarsi in un ottimo brano Rock durante il refrain. L’unico difetto dell’album è forse quello di durare troppo poco (trentacinque minuti), lasciando così l’amaro in bocca all’ascoltatore al termine della traccia conclusiva.
Destroy Their Future è uno degli album Punk più sorprendenti dell’anno, anche perché scritto e composto da una band che molti ritenevano già morta e sepolta. Gli American Steel, però, sono ancora qui, a regalarci tanta buona musica, la stessa che hanno sempre offerto dall’inizio della loro grande, ma sfortunata carriera. Speriamo soltanto che in futuro la band californiana riesca a raccogliere i frutti seminati in oltre dieci anni di attività, perché davvero se lo meriterebbe.