- JD
- Sean
- Chris
- Nick
- Fuller
1. Squall
2. Nereus
3. Samur
4. Beached
5. Helix
6. Miasma
7. Lotus
8. Erebos
9. Thaw
10. Ascent
11. Zenith
Abyss
Gli Shipwreck AD, originari di Boston, introducono i fans dell’Hardcore nella sua più vivace evoluzione del primo decennio post-2000, giungendo alla realizzazione di un album, Abyss, dotato di un approccio sì figlio dei grandi acts americani degli anni Ottanta, ma capace di ritagliarsi uno spazio a sé rispetto alla totalità delle pubblicazioni che ricalcano con precisione i canoni del genere.
Abyss è un lavoro che comunque non è privo di influenze da parte del sound di altre formazioni chiave del panorama Core (se così può essere denominato), quali Mastodon e Neurosis: basti notare che il concept strutturato dagli Shipwreck AD, dedicato all’ascesa di un uomo dagli abissi fino alle montagne, fa riecheggiare nella memoria i testi dei Mastodon di Leviathan/Blood Mountain o, se si preferisce, il tema dell’acqua tanto caro agli Isis di Oceanic.
Pertanto l’album non propone nulla di estremamente innovativo all’interno del panorama contemporaneo, perché il lamento Hardcore del vocalist rimane piatto e costante per tutta la lunghezza delle undici canzoni e perché i riffs che plasmano il tessuto sottostante conciliano solo la tradizione ottantiana con le proposte stilistiche della scena attuale. Il sound degli Shipwreck AD è carico di aloni apocalittici, non lontani dall’approccio dei Neurosis più aggressivi, ma i ritmi sono più sostenuti e vorticosi, sfiorando le soluzioni adottate da altri “compagni d’etichetta” come i 108 o i più famosi Converge.
In quintetto di Boston è infatti cresciuto negli anni a contatto con una realtà valida ed in continua espansione, come quella nata nella Merrimark Valley e capeggiata da gruppi del calibro di Cave In, Ten Yard Fight ed appunto Converge; accostandosi a tracce come Beached o Helix si ritrovano tutte le atmosfere soffocanti e l’andamento scandito tipici del genere, che non risultano però originali e tanto meno coinvolgenti. Alla lunga infatti il platter si ripete nei suoi intrecci di base e spesso la ottima produzione a livello strumentale è vanificata da una voce monotona e priva di carica esplosiva, come testimonia la statica Miasma. Gli unici bagliori del disco sono quelli in cui si inseriscono temi di chitarre clean, come Samur o Lotus, che garantiscono un minimo di varietà, mentre capitoli come Erebos, derivati direttamente dai Converge più violenti e malati, sono da accantonare per la loro estrema banalità.
In definitiva, sebbene gli Shipwreck AD si presentino come un combo in grado di distanziarsi dagli stilemi dell’Old school, ormai fin troppo abusati, non costituiscono di certo una realtà degna di essere paragonata ai grandi maestri dei recenti sviluppi dell’Hardcore. Unica nota davvero positiva è quella relativa alla splendida copertina realizzata da J. Bannon dei Converge, che ricalca perfettamente lo stile di tutte le bands della nuova ondata statunitense con le sue illustrazioni astratte e dotate di un fascino intenso.