- Francis Rossi - Voce solista, Chitarra solista
- Rick Parfitt - Voce Solista, Chitarra Ritmica
- Alan Lancaster - Voce Solista, Chitarra basso
- John Coghlan - Batteria
1. Junior's Waling
2. Backwater/Just Take Me
3. Is There A Better Way
4. In My Chair
5. Little Lady/Most Of The Time
6. Forty Five Hundred Times
7. Roll Over Lay Down
8. Big Fat Mama
9. Caroline/Bye Bye Johnny
10. Rain
11. Don't Waste My Time
12. Roadhouse Blues
Per l'ordine della Tracklist si è tenuto conto di quella inserita del doppio album pubblicato nel 1977, visto che il disco è stato reimmesso sul mercato nel 2005 con leggerissime variazioni nell'ordine dei brani.
Live
I profeti delle 12 Battute, autori di uno spettacolare ed effervescente Boogie Rock, gli Status Quo hanno rappresentato per l'Inghilterra degli anni 70 non solo un fenomeno musicale, capace di competere a livello di successo con band molto più altisonanti, ma anche uno stile di vita, fatto di disimpegno e di divertimento puro.
Il primo embrione del gruppo prende vita nel lontano 1962 grazie all'iniziativa del bassista Alan Lancaster e del chitarrista Francis Rossi, seguiti dopo breve tempo dal batterista John Coghlan, dal tastierista Roy Lines e qualche anno più tardi dal cantante chitarrista Rick Parfitt.
Inizialmente il gruppo scelse Scorpions come nome iniziale, salvo poi trasformarlo quasi immediatamente in Spectres, con il quale riescono a firmare un contratto di 5 anni con la Piccadilly Records, pubblicando diversi singoli del tutto fallimentari sotto il profilo delle vendite.
Nel 1967 il gruppo, che nel frattempo aveva ancora una volta modificato il proprio nome in Traffic Jam (per non creare confusione con i Traffic di Steve Winwood) fu affascinato notevolmente dalle atmosfere psichedeliche, tanto da concentrarsi unicamente su di esse, pubblicando un nuovo singolo, purtroppo con gli stessi risultati dei precedenti.
Un nuovo cambio di denominazione li portò alla fine dello stesso anno a scegliere come nome The Status Quo, e registrare un singolo, Pictures Of Matchstick Men, un clamoroso successo nelle classifiche inglesi, ed in particolare in alcuni paesi dell'America Latina.
La psichedelia tuttavia non portò ulteriore fortuna al gruppo, che decise di dare una decisa sterzata alle sonorità, optando per un suono molto corposo ed irruento, al look, che diventava molto più semplice, oltre ad una leggera modifica al nome della band, che da questo momento si chiamerà semplicemente Status Quo.
Un cambiamento del genere lasciava sicuramente poco spazio al tastierista Roy Lines, che di conseguenza decise di abbandonare il gruppo, il quale firmato un nuovo contratto con la Vertigo iniziò a produrre una serie impressionante di album di grandissimo successo, che ripeteranno all'infinito la formula, ormai vincente, del boogie rock.
Piledriver, Hello, Quo, On The Level, Blue For You, si assomigliano tutti in maniera impressionante, ma hanno dalla loro una carica, un'energia straripante, tale da annoverare i Quo come mostri sacri dell'hard rock inglese.
Particolarmente entusiasmanti poi risultano essere le loro esibizioni live, tanto che i quattro decidono di registrare tre serate tenute all'Apollo di Glasgow, nell'ottobre 1976, per consegnare ai posteri uno dei più importanti live album della storia hard rock inglese.
Prodotto dagli stessi Status Quo, il doppio album, intitolato semplicemente Live, viene pubblicato dalla Vertigo il 04 Marzo del 1977.
Si tratta di una grandiosa testimonianza della forza e dell'energia che i quattro, aiutati dal tastierista Andy Bown, fedelissimo del gruppo, e dall'armonicista Bob Young, sanno offrire ai loro fan durante le esibizioni dal vivo, ed in effetti ascoltando l'album (possibilmente a volume molto alto) si ha l'impressione di essere trascinati all'interno di un vortice sonoro così eccitante, che risulta praticamente impossibile restare fermi.
Hard rock, rock'n'roll, boogie rock, blues, si rincorrono senza pausa per tutti i novanta minuti di durata del doppio album e non si segnalano momenti di pausa, punti deboli, brani qualitativamente inferiori.
Ad aprire le danze è la cover di Junior's Wailing un rock blues tiratissimo, cavallo di battaglia degli inglesi Steamhammer. Si viene subito rapiti dalla magia degli strumenti, dai ritmi incalzanti, anche se bisogna dire che i Quo non hanno mai brillato per particolari virtuosismi sonori.
Nel disco sono presenti altre due cover, una è la celeberrima Roadhouse Blues dei Doors di Jim Morrison, apparsa per la prima volta nel 1970 e compresa nello straordinario "Morrison Hotel", brano che i Quo allungano a dismisura, fornendo tutta una serie di improvvisazioni basate su giochi chitarristici di prim'ordine seppure nella loro semplicità.
Presente anche una violenta versione di Bye Bye Johnny, brano del mitico Chuck Berry, uno dei padri del rock'n'roll, pubblicato per la prima volta nel 1960.
Inutile dire che il disco contiene tutti i cavalli di battaglia composti dal gruppo fino a quel periodo, con particolare riferimento alla dura Roll Over Lay Down, alla quasi metallica Is There A Better Way, alla deliziosa cavalcata boogie dell'accoppiata Backwater/Just Take Me, alle più classiche Rain e Don't Waste My Time.
Particolarmente ispirati gli episodi più rock blues come In My Chair e Most Of The Time, che presentano validissimi solo di chitarra (le famose Fender Telecaster), ma le sorprese non sono ancora finite.
Particolarmente riuscita infatti è la versione live di Forty-five Hundred Times, che dal vivo raggiunge la non indifferente durata di quasi 17 minuti e presenta al suo interno una piccola enciclopedia dell'universo musicale Quo, visto che abbraccia Boogie, hard, blues, in un cocktail molto gustoso. Sono presenti anche versioni scoppiettanti di uno dei singoli di maggior successo del gruppo, il rock'n' roll Caroline e la più dura Big Fat Mama.
Che dire ancora, siamo in presenza di un vero e proprio capolavoro che tiene testa a molti album live di quel periodo, un vero e proprio manifesto rock'n'roll, suonato splendidamente da un gruppo allora al suo massimo splendore, che si manterrà coerente anche in futuro con le proprie scelte musicali, non cercando l'innovazione, (non lo faranno mai) ma semplicemente modellando il sound ai miglioramenti tecnici successivi.
Un disco raccomandatissimo soprattutto a coloro che non cercano messaggi particolari dal rock, ma solo ed esclusivamente energia, tanta energia.
Come dicevano i Rolling Stones, "It's only rock'n'roll", ma ci piace, eccome se ci piace.