- Johannes Støle - voce, tastiere, organo, percussioni, programmazione
- Torfinn Sirnes - chitarra, programmazione
- Rudolf Fredly - basso
Guests:
- Daniel Flores - batteria
- Harald Levang - batteria in Father & Son, The Garden, World Of Things
- Daniel Plamqvist - chitarra acustica in Out Of The Rain, assolo di chitarra in The Other Side
- Paul Hansen - voce in How Much More Than A Dream
- Thomas Nilsson - violoncello in Father & Son, Out Of The Rain
- Kjetil Lundø - basso in Father & Son
1. Father & Son
2. Promises
3. The Garden
4. Where The Rain Falls
5. Crossing Over
6. The Line
7. World Of Things
8. The Other Side
9. How Much More Than A Dream
10. The Altar Of Love
11. Why
12. Out Of The Rain
Crossing Over
Dopo due promettenti EP, Circe Of Butterflies del 2002 e The Second Monologue del 2005, arrivano con il qui presente Crossing Over al loro esordio su full-length i norvegesi P:O:B, ossia Pedestrians Of Blue, trio formato da Johannes Støle al microfono e alle tastiere, Torfin Sirnes alla chitarra e Rudolf Fredly al basso, oltre ad una vasta schiera di ospiti, tra cui Daniel Flores dei Mind's Eye e Harald Levang alla batteria, o Daniel Plamqvist sempre dei Mind's Eye alla chitarra.
Gli scandinavi sono riusciti a sviluppare uno stile unico, una sorta di progressive hard rock melodico e dal groove moderno, che vede i propri punti di riferimento nel prog/heavy dei Queensryche e dei primi Dream Theater, e nel prog/AOR di Kansas, Chicago e Toto, senza disdegnare però qualche incursione anche in territori alternative, avendo dalla propria un gusto melodico eccellente, tecnica cristallina ed un songwriting vario e d'alta classe, tutti elementi che permettono a questo Crossing Over di scorrere in maniera variegata ed elegante, pur mantenendo sempre una propria continuità, come se possedesse un leggero filo conduttore richiesto anche dalle tematiche affrontate da musica e liriche. Si tratta, infatti, di un concept che racconta la storia personale di un uomo combattuto da varie sue problematiche, che poi sono quelle che riguardano un po' tutti, quindi amore, esigenze spirituali, rapporti interpersonali e familiari.
Particolarmente curati anche gli arrangiamenti, eleganti e raffinati, che vanno ad arricchire l'elevato gusto melodico delle varie composizioni, come efficace e sempre propizio, mai ridondante o superfluo, risulta l'uso dell'elettronica, per cui si rimane stupiti, nell'apprendere dal loro sito, che i tre norvegesi si sono occupati di tutto in prima persona, dalla fase compositiva alla produzione. Infatti la FishFarm Records è la loro personale etichetta discografica, e nonostante le varie offerte ricevute, il disco è stato registrato presso i FishFarm Studios, InStudio e Sweetspot Studios, seppur con l'ausilio di Daniel Flores per quanto riguarda il missaggio e Mika Jussila (Masterplan, Nightwish) per il mastering presso i Finnvox Studios, fino alla realizzazione del tanto semplice quanto artistico art-work, eseguito dal chitarrista Torfinn Sirnes e da Steinar Iversen Reklamebyrå.
La traccia d'apertura Father & Son viene introdotta da un organo dal flavour liturgico per poi snodarsi, sorretta da un riffing acceso e corpulento, in maniera insinuante ed avvolgente grazie alle luminose linee melodiche e vocali, queste ultime ben rese dall'ottima interpretazione di Støle, si prosegue ancora meglio con Promises, il singolo che ha già ottenuto ampi consensi nei patri confini, caratterizzato da melodie carezzevoli e vellutate e da un ritornello AOR-oriented di sicura presa, dimostrazione della loro abilità nello scrivere brani melodici e dal grande appeal ma non per questo scontati.
Come si diceva poc'anzi però, il punto di forza dell'esordio di quest'act norvegese risiede nella varietà, oltre che nella bellezza di ogni singola composizione, infatti si passa dal mid-tempo dall'andamento heavy di Where The Rain Falls, la quale tuttavia si abbandona ad aperture melodiche di grande effetto, ad episodi più vicini all'alternative rock come la title-track Crossing Over, che presenta strofe dal retrogusto dark in stile Queensryche ed un refrain che sembra riprendere lo stile dei 3 Doors Down, fino al pomp sinfonico della strumentale e vivace The Line, caratterizzata dai pregevoli intrecci di organo, tastiere e chitarra, e vicina ad alcune cose dei canadesi Rush e Triumph.
Evidente ma sempre ben dosato l'uso dell'elettronica su tutto il CD, anche se ciò emerge in maniera chiara su World Of Things, bel brano prog rock che alterna parti più docili ad altre più energiche ed impreziosito da un intermezzo strumentale d'alta fattura tecnica e melodica, come avviene anche in The Other Side grazie al lungo e bell'assolo di Daniel Plamqvist, che non va comunque ad appesantire la resa complessiva del brano che si mantiene atmosferico ed emozionante, mentre irrompe a tal punto la delicatissima e sommessa ballad pianistica How Much More Than A Dream, dai tratti malinconici e rasserenanti. The Altar Of Love è uno dei brani più propriamente progressive del lotto, con la sua lunga fuga strumentale conclusiva, mentre in Why si riprende quel flavour darkeggiante ed heavy dei Queensryche, tant'è che il brano assembla passaggi heavy ed altri scuri ed atmosferici.
In mezzo a questi pregevoli brani spiccano però due piccoli capolavori, la bellissima The Garden, che si snoda tra suoni moderni ed alternative, melodie prima soffuse e quasi soffocate e poi decise e liberatorie, ma sempre deliziose, e la closer Out Of The Rain, il brano più rappresentativo e lungo del lotto, che parte in maniera lenta e malinconica, dando ampio risalto all'immensa ed emotiva interpretazione del vocalist Johannes Støle, per poi sciogliersi in un incantevole ed emozionante intermezzo strumentale, prima di aprire ad una seconda parte più vitale ed energica che si protrae fino alla conclusione tra lievi reminiscenze di Kansas all'inizio e Toto in chiusura, senza mai perdere in incisività e bellezza.
Crossing Over rappresenta dunque un esordio sorprendente e di alta qualità da parte dei norvegesi P:O:B, i quali si candidano quindi a futuri protagonisti della scena progressive rock/metal, tanto più che la loro proposta attualmente risulta davvero unica nello stile, oltre che variegata ed elegante, infatti qualcosa di, soltanto vagamente e lontanamente, simile a loro si potrebbe riscontrare nell'odierno panorama prog in band come A.C.T. e Mind's Eye.
Grazie al proprio mix di progressive, melodic hard/AOR, e lievi passaggi heavy ed alternative, il trio norvegese è riuscito ad approdare ad un sound fresco, coinvolgente e diretto, appetibile anche da chi non avvezzo al prog e che ha nella melodicità e nella varietà i principali punti di forza.