- Michelle Darkness - voce, chitarra, basso, programmazione
1. My Sweet
2. Brand New Drug
3. Raging Fire
4. Love Will Tear Us Apart
5. Darklandcity
6. Dopecrawler
7. Pet Semetary
8. Shine On
9. The Dawn
10. The Sound Of Silence
11. Angelsong
12. Forgotten Sun
Brand New Drug
Raccogliendo la tradizione degli storici Sisters Of Mercy e Fields Of The Nephilim e fondendola con le nuove sperimentazioni in campo gotico di The 69 Eyes e The Vision Bleak, il solista tedesco Michelle Darkness, più conosciuto per i suoi lavori con gli End Of Green (vicini nelle sonorità agli altrettanto seminali Type O Negative), giunge alla pubblicazione del suo debutto, Brand New Drug.
Il lavoro si prospetta come un’unione tra ritmiche Hard Rock e un gusto gotico che permea le composizioni soprattutto nell’ambito della tipica voce tenebrosa e dell’intreccio chitarra-tastiera: purtroppo però Brand New Drug non ha elementi di originalità che possano farlo contraddistinguere all’interno di un panorama che è diventato sempre più vasto ma che poco ha osato rispetto alle celebri bands degli Ottanta, ancorandosi agli stilemi del passato.
L’opener My Sweet si può considerare come il pezzo significativo del full-lenght, nonostante la poca personalità, perché l’andamento che viene sviluppato è comunque coinvolgente e potrà essere apprezzato dai nostalgici di uno dei generi più oscuri della storia del Rock; le tastiere disegnano temi tragici, che garantiscono un certo fascino Horror alla canzone, mentre le chitarre e le sezioni ritmiche ripercorrono fedelmente i canoni di acts come Fields Of The Nephilim e The 69 Eyes.
I brani sono davvero piatti nella loro parvenza, presentando temi di chitarra abusati anche da troppe bands Hard'n Heavy e poco incisivi (basti osservare la title-track) e ritmi di batteria troppo poco elaborati per le evoluzioni contemporanee del genere degli Ottanta.
Un altro aspetto negativo del platter è da ricercarsi nelle tre covers inserite da Michelle Darkness, rispettivamente Love Will Tear Us Apart dei Joy Division, cantata dall’unica ospite ammessa sul disco, Hanna Pakarinen, Pet Semetary degli immortali Ramones e The Sound Of Silence di Simon & Garkunkel, rivista in chiave cupa e funerea.
Nonostante siano stati inseriti dei passaggi abbastanza convincenti verso la fine del disco (la tenebrosa e trascinante Shine On), che risollevano le sorti di un lavoro totalmente amorfo e privo di innovazione, non si consiglia il debutto del musicista tedesco se non ai cultori del genere, che potranno trovare innumerevoli somiglianze con i capolavori degli atcs sopra citati, spesso rivisitate in chiave Metal.
Si auspica che Michelle Darkness riesca a migliorare il proprio song-writing in vista dei lavori futuri, perché le potenzialità sono concerete e ciò di cui si necessita è solo un pizzico di personalità mista a qualità interpretativa.