- Chance Garnett - voce
- Nate Garnett - chitarra
- Scott Hedrick - chitarra
- Eric Harris - basso
- Derrick Nau - batteria
1. Upon Wings Of Black
2. Beyond The Permafrost
3. Baptized In Flames
4. Sacrifice For The Slaughtergod
5. Vengeance Will Be Mine
6. Limb From Limb
7. Cast Into The Open Sea
8. Fire From The Sky
9. Soul Thrashing Black Sorcery
10. Remains Of The Defeated
11. Feast Upon Flesh
12. Within My Blood
Beyond The Permafrost
Formatisi ad Athens nello stato di Ohio nel 2003, gli Skeletonwitch propongono un metal dal piglio estremo e moderno, ottenuto mescolando il thrash della Bay Area con le ultime tendenze di ammodernamento dell'heavy degli ‘80, un po' in stile 3 Inches Of Blood, ed aggiungendo, tanto per non farsi mancare niente, forti contaminazioni derivanti dal black norvegese e dal death melodico svedese. Ne viene fuori un ibrido cattivo, violento e brutale, in cui la caratteristica predominante sembra essere la siderale velocità, mentre a dare una patina particolarmente estrema ad un sound che affonda le sue radici nel metal degli anni '80 contribuiscono in maniera decisiva il timbro, sempre oscillante tra lo scream ed il growl, gracidante e discretamente potente di Chance Garnett, i riff al fulmicotone che ricordano quelli di band quali Exodus e Overkill, e le ritmiche portate allo stremo della violenza.
In base alle ragioni sopra esposte si arriva ad affermare che gli americani Skeletonwitch tendono a distinguersi da altre attuali band, come i succitati 3 Inches Of Blood, che sembrano avere avviato una vera e propria opera di restyling dell'heavy, invece il quintetto di Athens sembra voler maggiormente indirizzarsi verso lidi più estremi, ricavabili anche dalle liriche improntate su tematiche tipicamente "extreme" come morte ed occultismo.
Beyond The Permafrost rappresenta per loro la seconda uscita, dopo l'esordio At One With The Shadows del 2004, che va quindi a collocarsi in questa corrente di riesumazione ed ammodernamento del metal old-school, avvicinandosi però, sempre tenendo conto delle dovute distanze e differenze, a band quali Dekapitator o Municipal Waste.
Le dodici tracce che si susseguono in scaletta si portano dietro un concentrato di fulminante velocità e distruttiva cattiveria, come si percepisce fin dalla doppietta iniziale data da Upon Wings Of Black e dalla title-track Beyond The Permafrost, anche se in certi momenti viene lasciato spazio ad una melodicità che pare riconducibile al death melodico scandinavo, come chiaramente si sente dalla pregevole intro di Baptized In Flames, che alla fine risulta anche uno dei brani di spicco del lotto, oltre ad essere uno dei pezzi che meglio pare coniugare il metal tradizionale con quello più estremo, ed allo stesso modo anche Limb From Limb appare almeno in parte debitrice del death melodico. La performance del singer non sempre può ritenersi convincente e talvolta tende un po' a limitare l'espressività delle singole canzoni, che incorrono così nel rischio di risultare quasi omologate e simili, anche se la band americana riesce a sopperire grazie ad un songwriting piacevole e talvolta vario, come si denota da Cast Into The Open Sea, che alterna sfuriate devastanti ad azzeccati innesti melodici, mentre un contributo decisivo arriva anche dagli intrecci iper-veloci e tecnici delle due chitarre, come avviene in Fire From The Sky, che sembra quasi un pezzo dei Mercyful Fate rivisto in chiave thrash/death, o in Vengeance Will Be Mine. La loro estrazione dal thrash americano emerge invece con tutta la sua naturalezza in Soul Thrashing Black Sorcery, e sempre in ambito di metal old-school non poteva mancare qualche accenno allo speed/thrash ottantiano come si può ben sentire in brani come Sacrifice For The Slaughtergod, ma sempre rivedendo il tutto secondo la loro personale ottica.
Il finale non riserva particolari sorprese, continuando un po' in questa sorta di alternanza e connubio tra revival e ammodernamento, mostrando comunque una buona combinazione tra elementi diversi che partendo da una struttura tipicamente thrash vanno dal death melodico al black, facendo riemergere all'occorrenza il tradizionale spirito della NWOBHM. Beyond The Permafrost è quindi un discreto prodotto che potrebbe rivelarsi una gradita sorpresa per chi cerca qualcosa di estremo e che vada fuori da quei canoni che delimitano qualsiasi specifico genere, peccato solo per la non sempre e pienamente convincente prova del cantante.