- Jocke Berg - voce
- Silver - chitarra
- Martin Sandvick- basso
- Magnus "Adde" Andrèasson - batteria
1. Need No Company
2. Medicate Me
3. Dreamin' In A Casket
4. Silence For The Peacefully
5. Sophisticated Ladies
6. Wake Up Dead In The Garbagecan
7. Spreadin' The News
8. This Is For The Mentally Damaged
9. Sensitive To The Light
10. Lesson In Violence
11. Sorry For The Shape I'm In
12. No Resistance
Dreamin' In A Casket
Balzati agli onori della cronaca grazie al meritato successo di Bad Sneakers And A Pina Colada, gli svedesi Hardcore Superstar sono stati fin da subito considerati, insieme ai connazionali Backyard Babies, una delle maggiori speranze per la rinascita dello sleaze/glam. Il nuovo Dreamin' In A Casket rappresenta il quinto album della band, il sesto se si tiene conto di It's Only Rock ‘n' Roll del 1998, che contiene gran parte dei brani riproposti due anni dopo nel succitato Bad Sneakers And A Pina Colada, ovviamente con qualche piacevole eccezione come la presenza della bellissima Right Here, Right Now.
Merito principale di questo manipolo di band per lo più nordiche, tra le quali possiamo annoverare anche, tenendo sempre conto delle dovute differenze, Babylon Bombs, Violent Divine o Starrats, e appunto capitanate da Hardcore Superstar e Backyard Babies, di certo quelle che mostrano un talento superiore alla media, è non tanto quello di aver ripreso lo sleaze/glam di fine anni '80, quello legato per intenderci al sound di Guns N' Roses, Skid Row, Motley Crue o Faster Pussycat, quanto piuttosto quello di aver portato in tale ambito una bella boccata d'aria fresca dando vita ad un'interessante opera di restyling di tali sonorità, puntando molto su un'attitudine più punkettara, su una produzione più moderna ed un guitar-work spesso più duro e prossimo all'heavy.
Caratteristiche queste non sempre comuni alle varie band succitate, ma maggiormente accentuate nel caso degli Hardcore Superstar già con il precedente album self-titled dello scorso anno (uscito in Svezia nel 2005), rispetto al quale Dreamin' In A Casket sembra porsi come la naturale prosecuzione. Tuttavia quell'immagine glam, restituita anche dalle rose in copertina, continua a trovare il proprio spazio tra le note e le ritmiche del nuovo platter del quartetto svedese, benché esso sia sempre più indirizzato verso un sound più arrembante e frizzante, che comunque non impedisce loro di confezionare un'impronta melodica di tutto rispetto, sempre piacevole, trascinante e coinvolgente, come si percepisce fin dalle battute iniziali affidate alle travolgenti Need No Company, come Kick On The Upper Class aperta da un'intro fuorviante e poi affidata al timbro stridente ed irriverente del singer e al riffing pesante di Silver, e Medicate Me, anch'essa travolgente e catchy specie nel chiassoso e vitale refrain. L'influenza di una band come i Guns N' Roses emerge con chiarezza nelle ritmiche dell'elettrizzante Spreadin' The News ed ancor di più nel riffing della title-track, molto simile a quello di Mr. Brownstone degli stessi Guns, anche se resta il fatto che Dreamin' In A Casket sia un pezzo straordinario, contenente una melodia catchy e piacevole all'interno della solita scorza dura ed aggressiva, oltre ad una carica di energia e di adrenalina che pochi oggi penso siano in grado di trasmettere, così come sembra essere ripreso e modernizzato, accentuandone in particolare quell'attitudine punk che chiaramente si può sentire nel refrain, lo stile dei primi Skid Row in Wake Up Dead In The Garbagecan.
Ma l'album è un continuo susseguirsi di episodi più o meno travolgenti, sfacciati ed irriverenti, non c'è spazio neanche per una ballad, ed un po' spiace visto che pezzi come Standing On The Verge si ascoltano sempre con immenso piacere, in compenso però sarà impossibile resistere e non farsi letteralmente travolgere dalla freschezza e dalla spontanea vitalità di pezzi come le bellissime Sensitive To The Light, Silence For The Peacefully o Sophisticated Ladies, particolarmente melodiche, cariche di energia e ricche di spregiudicata attitudine glam. Il guitar-work divenuto più secco ed "american-style" lo si nota un po' ovunque, ma diventa lampante nelle strofe di Lesson In Violence, che sembrano uscire dalla mente e dalle mani di Zakk Wylde, ed inutile sembra aggiungere quanto fondamentale sia il ruolo del chitarrista Silver e del singer Jocke nella resa finale di qualsiasi release dell'act svedese, mentre, tralasciando le minori ma non cattive This Is For The Mentally Damaged e No Resistance, un mix di energia in stile Guns ed un'accentuata melodicità glam, un po' in stile Poison, si cela dietro la piacevole Sorry For The Shape I'm In.
Con Dreamin' In A Casket quindi gli Hardcore Superstar si mantengono all'incirca sugli stessi livelli del precedente disco self-titled, rispetto al quale forse l'unica piccolissima mancanza è l'assenza di un bel lento come Standing On The Verge, e si confermano ancora ai vertici dell'attuale scena hard rock, rimanendo sempre tra i più credibili e apprezzabili innovatori della corrente sleaze/glam. Inoltre la band svedese mostra anche una buona costanza, riuscendo a dare continuità e qualità alle proprie uscite, ciò che invece manca loro è soltanto quel ‘quid', quel qualcosa in più che consenta agli stessi di entrare di diritto nella storia del genere. O forse, molto semplicemente, è ancora troppo presto.