Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Oyster
Anno: 
1975
Line-Up: 

- Ritchie Blackmore - chitarra
- Ronnie James Dio - voce
- Cozy Powell - batteria
- Tony Carey - tastiera
- Jim Bain - basso


Tracklist: 

1. Man on the Silver Mountain
2. Self Portrait
3. Black Sheep of the Family
4. Catch the Rainbow
5. Snake Charmer
6. Temple of the King
7. If You Don't Like Rock 'N' Roll
8. Sixteenth Century Greensleeves
9. Still I'm Sad

Rainbow

Ritchie Blackmore’s Rainbow

Il riff blueseggiante di Man on the Silver Mountain è entrato di diritto fra i più memorabili della storia del rock. Così come il ritornello cantato da Ronnie James Dio su questa canzone. La sensazione che sarebbe stata un’unione proficua venne a Ritchie Blackmore durante un tour in cui gli Elf di Dio facevano da spalla ai leggendari Deep Purple. Da quell’unione sarebbero usciti i Rainbow, il progetto di Blackmore dopo aver temporaneamente lasciato i Deep Purple. Il nome Rainbow avrebbe affrontato numerosi cambi di line-up nel corso della sua storia, ma la formazione che tutti ricordano maggiormente è quella in cui militava Dio, una delle più strepitose e carismatiche voci dell’Hard Rock di sempre, unione che ha dato alla luce ottimi dischi come quello d’esordio o Long Live Rock’n’Roll e poi capolavori del rock come Rising.

L’influenza dei Deep Purple è palpabile con mano, essendo in fondo i Rainbow un loro figlio, così come altri gruppi come i Whitesnake, ciò nonostante Blackmore dimostra lo stesso un’inventiva grande ed una personalità immensa nelle sue composizioni, allo stesso modo in ballad come la nostalgica Catch the Rainbow e in sferzate dagli assoli proto-metal come in Snake Charmer, così negli spunti blueseggianti che permeano l’album e in addirittura quelli folk come The Temple of the King, probabilmente le prime avvisaglie dei futuri Blackmore’s Night; o anche insieme al piano honky di If You Don’t Like Rock and Roll, brano vitale ed esuberante che potrebbe far cambiare idea a coloro a cui si riferisce. Il tutto unito ad una sezione ritmica che aleggia tranquillamente in combinazione con la chitarra senza rimanerne offuscata e dando sempre prova di ottimo inserimento, e anche ad una tastiera in realtà poco presente rispetto a quanta ce n’era, per esempio, nei Deep Purple, ma che per questo non risulta stantia o inutile. Ma la parte strumentale da sola non completa l’album, ciò che ci vuole è il carisma, l’impatto, l’abilità di un talento come Ronnie James Dio che sa tirare fuori dalle sue corde vocali ciò di cui c’è bisogno per creare la leggenda del rock.

Probabilmente molti fan dei Deep Purple potranno preferire di gran lunga essi ai Rainbow, ma il contributo dato in campo Rock e le basi dettate al futuro Metal rimangono indiscutibili anche per essi, in ciò i Rainbow hanno avuto un ruolo chiave nel formare la base musicale su cui avrebbero preso le direttive gruppi come gli Iron Maiden o gli Accept.
E dopo esservi tuffati nell’arcobaleno sonoro di Ritchie Blackmore’s Rainbow, rialzatevi per il successivo Rising e per il monumento granitico che rappresenta.

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