Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Ulterium Records/Metal Heaven
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Cecilia Serra - voce
- Sandro Manicone - voce
- Davide Calisse - chitarra
- Fabrizio Zucchini - chitarra
- Fabrizio Sclano - basso
- Filippo Natuli - tastiere
- Emanuele Valabrega - batteria

Tracklist: 

1. Crimson Horizon
2. In The Deep Forest
3. Wasted Time
4. Reign Of Time
5. Clown In The Mirror
6. Golgota
7. The Second King
8. Through Different Eyes
9. Phantom Ship
10. Overflow
11. The Journey

Ivory Moon

Human Nature

Secondo full length, dopo l'EP ed il debutto On The Edge Of Time, per i romani Ivory Moon, band che propone un gothic/power caratterizzato dall'intrecciarsi delle due voci, quella maschile del neo-arrivato Sandro Manicone e quella femminile di Cecilia Serra, e da soluzioni prog che contribuiscono a conferire una maggiore originalità rispetto a quanto già presente sulla stessa scena, nonostante non passi inosservata una certa similitudine con band quali Epica, Nightwish ed in parte minore Theatre Of Tragedy.
Human Nature viene registrato ai Temple Of Noise Studios di Roma ed è stato prodotto da Christian Ice per la svedese Ulterium Records, mostrando la band nostrana in netta crescita, favorita da un songwriting più maturo ed un approccio più vario dovuto sia all'intrecciarsi delle due voci, sia a qualche buona variazione di tempo, sia all'innesto di diverse soluzioni che, come detto, vanno dal symphonic metal al prog al gothic.

L'impatto iniziale dato da Crimson Horizon è quello di un power diretto e sinfonico, con la buona prova di Valabrega nel dettare i giusti tempi, dominati da ritmiche serrate senza tuttavia rinunciare a momenti orchestrali, con i due cantanti ad alternarsi alla voce, mentre la successiva In The Deep Forest viene per buona parte sostenuta dalla voce della Serra accompagnata dal piano nel ricreare un atmosfera melanconica e decadente, confezionando un buon brano che ha il solo limite di dilungarsi oltre il dovuto finendo col ripetersi un po'. Wasted Time inizialmente sembra un canonico pezzo power, ma presto mostra le sue peculiarità tra gli immancabili momenti orchestrali dal flavour gotico e i buoni cambi di tempo, valorizzando il tutto con gli intrecci vocali dei due bravi vocalist, ricca di parti strumentali e soluzioni più prog/power invece la suite Reign Of Time, brano che però sembra denotare alcune pecche in un cantato non pienamente convincente nelle tonalità più alte e in alcune discutibili soluzioni relative a cambi di tempo talvolta repentini. Purtroppo un limite del presente platter è quello di risultare a tratti ostico, specie in alcuni passaggi, ma dopo più ascolti si potrà valutare meglio l'opera del combo romano e riuscirne ad apprezzare piccole gemme come Clown In The Mirror, che prevede anche qualche innesto speed/power e tratta del grande e pericoloso potere che risiede nelle mani dei mass-media, e la teatrale ed operistica Golgota, che com'è facile intuire dal titolo racconta nello stile proprio degli Ivory Moon la crocifissione, da segnalare qui in particolare il delicato ed emozionante spezzone centrale cantato da una davvero brava Cecilia Serra, buoni anche i chorus, mentre un po' scontata e tediosa risulta purtroppo la lenta The Second King. Si torna ad un più classico symphonic power con Through Different Eyes, come avviene anche con la più cupa Phantom Ship, ancora una volta caratterizzata da variazioni ritmiche e dall'intreccio vocale dei due cantanti, purtroppo sembra a tal punto di avviarsi ad un finale meno ricco di sfumature ed emotività rispetto al resto dell'album, lo si denota anche con Overflow, ma fortunatamente la closer The Journey restituisce il giusto interesse e la giusta enfasi con le sue melodie orientaleggianti ed i suoi ritmi serrati e compatti.

Human Nature si presenta quindi come un lavoro a tratti piacevole e suggestivo, con un songwriting abbastanza maturo che riesce ad essere coinvolgente e vario, buoni doti tecniche ed alcune soluzioni peculiari su cui insistere anche per il prosieguo, ma che purtroppo manca ancora di continuità, mostrando talvolta momenti sottotono e di carente originalità, cosa quest'ultima giustificabile in un genere così affollato.

  

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