- Luca Bellavita - Voce, Chitarra, Rumori, Flauto, Bouzuki, Percussioni
- Mariano Festa - Voce, Chitarra, Basso, Rumori, Tastiere, Glockenspiel
- Federico Preziosi - Basso, Voce
- Pasquale Tommasetta - Batteria, Percussioni
1. Charles Bonnet Syndrome
2. Leave Me High
3. Leaves of Grass
4. Your Smell
5. New Song
6. Only Love to..
7. When You Aren’t there
8. To Love Melancholy (is sexy)
9. …
Sharing Ghosts
Chi si sarebbe mai aspettato da un gruppo indipendente alla prima fatica discografica un bel disco d'esordio come questo? I Deny, giovane band irpina, ci sono riusciti con Sharing Ghosts, in uscita a Dicembre e distribuito dalla Seahorse/Goodfellas. Si tratta un album personale ed originale, molto poetico ed intellettuale, psichedelico e supportato da inserti noise e post punk, che molto ricordano la wave inglese degli '80, arrivando alle sottili similitudini con il post rock di stampo USA e l'elettronica europea di questi ultimi anni. Sono principalmente questi i cardini attorno cui i Deny fan girare la propria musica che è una ballerina anarchica e dadaista alla ricerca di profumi e colori che la facciano danzare ancora di più.
Ad aprire il disco ci pensa Charles Bonnet Syndrome con i suoi ritmi e le sue melodie ipnotiche e trascinanti che si trasformano in una perfetta rampa di lancio per la stupenda Leave Me High, un esperimento di raffinato noise/post rock, elegante e incredibilmente introspettivo, come del resto anche la successiva Leaves Of Grass che ruota sempre attorno a ritmi molli e cadenzati e si basa su un riffing quieto ed arpeggiato ma dalla forte carica psichedelica.
Con Only Love To si fa invece un passo indietro fino a giungere alle radici dello psych rock dei '60, in questo caso egregiamente rivisitate in chiave moderna, mentre è con New Song che i Deny danno sfogo alla vena compositiva più rozza e primordiale, si tratta infatti di una canzone dai forti richiami post punk, molto semplice nell'impatto ma decisamente meno intensa nel contenuto. To Love Melancholy (is sexy) è poi la solita scalata psichedelica e distorta, arricchita dalla carica del noise e dal supporto dell'elettronica, presente anche nella conclusiva .... che mette fine al disco coi suoi movimenti robotici e futuristi.
Col passare delle canzoni i Deny mostrano sempre di più una spiccata dote creativa peculiare e molto personale, dovuta ad una visione molto viva della musica vista come approccio primario alla realtà e di conseguenza essa non può non essere una mera espressione delle menti dei ragazzi irpini che continuano a sfornare emozioni senza sosta, passando per stili e correnti diverse, amalgamando suoni e rumori.
Sharing Ghosts è indubbiamente uno dei più interessanti prodotti in ambito sperimentale usciti in questi ultimi anni dalla penisola; i Deny meritano infatti un grande riconoscomento, che è quello di saper essere stati sperimentali e "avantgardistici" senza sbilanciarsi e perdere equilibrio, tessendo una musica rara e personale ma non per questo eccessivamente stramba e inascoltabile. Di certo non si può parlare di capolavoro o di "grande opera rock", ma Sharing Ghosts è sicuramente la partenza migliore che ci si sarebbe aspettati da un gruppo come i Deny che hanno ancora il tempo per incrementare questo spiccato impulso creativo che li renderà senza dubbio uno dei gruppi più di nicchia del panorama underground italico.