- Mika Penetrator - voce, chitarra
- Vivian Slaughter - voce, basso
- Risa Reaper - batteria, voce
1. At The Onset Of The Age Of Despair (07:50)
2. Speed Of Blood (03:09)
3. Blind My Eyes (03:23)
4. Delirious Daydreamer (03:26)
5. Ripper The Gloom (04:31)
6. Killed By The Queen (02:24)
7. Song Of Fall (06:18)
8. Ashes World (04:08)
9. Slog (08:35)
10. Last Scary Dream (06:47)
Ill Innocence
Giunge sul mercato europeo la nuova generazione Punk/Crust giapponese, che da un decennio viaggia con discreti risultati nel circuito underground del Paese del sol levante. Il progetto Gallhammer si può considerare come uno dei più significativi di questo panorama, a tal punto che l’inglese Peaceville Records ha incluso le tre componenti della band nel suo roster.
Ill Innocence è il secondo capitolo discografico di questa formazione tutta al femminile, che riunisce la decadenza del Punk/Crust più malato alle follie estreme di acts come Hellhammer (a cui si ispira anche il nome della band), Celtic Frost e Amebix: passaggi chiaramente Black Metal si alternano a reminescenze Dark/Doom, che permettono di collegare gli aloni estremi alle sfuriate del Punk in stile ottantiano.
In tale contesto si sviluppano i testi delle tre ragazze nipponiche, tutti incentrati su tematiche quali odio, occulto e depressione e capaci di rafforzare il già estremo look di Vivian, Mika e Risa.
Vivan Slaughter, la cantante, ha un passato all’interno di una band Grind Core e questo elemento si percepisce parecchio nell’approccio vocale violento e grezzo; non manca poi anche un certo grado di sperimentazione musicale in Ill Innocence, perché le tre trasandate giapponesi sono sempre state interessate ad elaborare sezioni d’avanguardia, come dimostrano i progetti paralleli che vedono ancora Vivian suonare il sassofono in una Noise band o Risa cantare in un gruppo Avant-garde.
L’andamento del full-lenght è comunque alquanto crudo e piatto, perché ciò che le Gallhammer desiderano esplorare sono i meandri tenebrosi della società, senza tralasciare un certo fascino verso le malattie psichiche mentali. At The Onset Of The Age Of Despair è l’opener che ricalca fedelmente gli stilemi dei Celtic Frost più morbosi, mentre Speed Of Blood si colloca su ritmi più sostenuti, non disdegnando la direzione dei Darkthrone delle origini.
Alcune voci di coro che intervengono sono stralunate e a tratti quasi ridicole, ma anch’esse fanno parte di quel quadro che raccoglie tutta l’insania sonora delle Gallhammer.
Tuttavia il pregio principale di Ill Innocence è la sua varietà stilistica, perché porzioni come l’intro di Ripper The Gloom spezzano radicalmente l’incedere acido di altre sezioni, costituendo capitoli tristi e meditativi.
A livello di produzione le Gallhammer hanno scelto quella grezza ed aspra degli acts sopra citati, proprio per porsi all’interno dello stesso contesto timbrico e mentale ma si sarebbe preferita una registrazione più accurata, che potenziasse le atmosfere strazianti tessute dal terzetto di Tokyo. Pertanto Ill Innocence rappresenta un passo indietro rispetto al precedente Gloomy Lights, che aveva riscosso un notevole successo nella scena estrema e che aveva aperto le porte alle Gallhammer per il contratto con la Peaceville.
Le tre giapponesi dovrebbero puntare a strutturare in modo più competitivo i loro pezzi, così da unire la decadenza che già traspare dal loro sound ad una chiarezza di song-writing che può solo migliorare il risultato delle composizioni.