- Blondy - synth
- Gg - chitarra
- Wito - basso, voce
- Pablo - batteria
1. Eternal Child
2. Madness
3. Illusion
4. Prison Head
5. Rats Know
6. Ten Drops
7. First Dawn
8. Hidden Man
9. Today
10. Euphoria
Illusion
Una sfrenata passione per il Rock psichedelico degli anni Settanta e un’ampia attività live in supporto di celebri acts dell’Indie e del Punk italiano come Yo Yo Mundi, Marlene Kuntz, Tiromancino, Moravagine, Pornoriviste e Punkreas sono i due requisiti fondamentali dei baresi Orient Express, che debuttano nel 2007 con il platter Illusion. Il mix di Psichedelia e Dark Rock presentato assume toni simili al sound delle “nuove leve” Motorpsycho e God Machine, a cui il quartetto pugliese si ispira maggiormente, ma svariati sono anche gli elementi innovativi introdotti dagli Orient Express nella loro opera.
Nei dieci brani composti per Illusion si susseguono architetture timbriche volutamente avvolte dalle atmosfere e dall’effettistica del synth del tastierista Blondy: i ritmi sono quasi costantemente calmi e rilassati, perché gli Orient Express puntano a far emergere la componente distesa del loro stile, realizzando buoni contrasti cromatici tra le sezioni tenebrose e gli acidi fraseggi psichedelici.
Eternal Child apre l’album con il suo alone dimesso e cupo, tutto incentrato sui ripetitivi ed ipnotici arpeggi della chitarra clean: la voce di Wito riecheggia tranquilla ed espressiva sopra il tappeto che definisce l’andamento di uno dei brani più oscuri ideati dal four-piece italiano.
Più incline a ripercorrere i meandri dei Settanta è la seconda Madness, capace di stregare nei suoi caotici riff di chitarra elettrica, mentre la quarta Prison Head conserva un approccio malato che sarà apprezzato da chi cerca sperimentazioni contemporanee in campo psichedelico.
Tracce ricercate si alternano ad altre monotone e meno riuscite, ma da tutte si evince la particolare cura che gli Orient Express impiegano nella produzione del loro album d’esordio: quando non interviene il synth si ha l’impressione che le sezioni siano leggermente vuote e scarne e questo ambito poteva essere migliorato a livello di song-writing.
Tuttavia ciò che traspare da Illusion è una buona versatilità stilistica e una discreta sicurezza, che nel tempo ha potuto rafforzarsi anche grazie alle prove live in famosi e significativi eventi internazionali, come lo Sziget Festival di Budapest. Si consiglia l’ascolto di Illusion agli irriducibili della psichedelia settantiana, che potranno godersi un lavoro trasudante oscurità per tutta la sua lunghezza; si auspica comunque che gli Orient Express riescano a maturare ulteriormente per superare la qualità di un debutto sì valido ma ancora privo di tratti che facciano risaltare la band per la propria originalità.