- Mattia Liberali - voce
- Marco Molteni - chitarra solista
- Lorenzo Conti - chitarra ritmica
- Emmanuele Totaro - basso
- Claudio Tirincanti - batteria
- Fabrizio Fischione - Tastiere
1. Scarlet-Starlet
2. Sick Love
3. Death Robots
4. Road To Nowhere
Shenight
Formatisi nel 2004 tra le aule del Collegio Cattolico De Amicis di Cantù, gli Shenight maturano presto sensazioni contrastanti per ciò che l’ambiente circostante vorrebbe imporre loro, il perbenismo forzato e i conseguenti attriti famigliari non sono ovviamente augurabili a nessuno, ma forse, in alcuni casi, una iniezione di sano malessere post adolescenziale accompagnata da qualche non troppo rara sensazione di soffocamento mentale, sono la spinta necessaria per fare si che due persone si conoscano e decidano di mettere in piedi una band.
La band inizia la propria ricerca stilistica sovrapponendo ascolti di David Bowie, Marylin Manson, Depeche Mode e Smashing Pumpkins, mentre progressivamente il gruppo prende forma con l’aggiunta dei musicisti ricercati, vedendo così concretizzarsi l’idea di una band vera e propria, pronta a scrivere ed eseguire pezzi originali. Ed il risultato scaturito lo possiamo ascoltare in questo Mini Cd omonimo contenente 4 pezzi, tutti ben differenziati melodicamente ma legati saldamente da sonorità che sfiorano il metal ed il glam senza tuttavia coinvolgere eccessivamente questi generi, mentre in secondo piano vi sono particolarità provenienti direttamente dagli anni ’80 che creano echi di dark, wave, pop e musica elettronica.La prima traccia, Scarlet Starlet, con le sue chitarre calde ed ingrossate da pesanti distorsioni, la sua batteria semplice ma adeguata, le atmosfere mistiche date dal sinth e dalla voce profonda mai sopra le righe, diventa una buona canzone che unisce con equilibrio l’orecchiabilità alla potenza strumentale dalle tinte oscure.
Sick Love, più melodica della precedente e meno basata sulla pesantezza del suono sembra dovere molto a gruppi come gli Him, sviluppandosi questa volta attraverso una cantato più acido ma sempre adeguato al contesto dark e “ottantiano” che questa canzone presenta.Le chitarre accattivanti e le robuste linee di basso preparano il terreno per il ritornello maligno ma molto orecchiabile grazie anche all’accompagnamento azzeccato del sinth che costituisce un valido arricchimento nel complesso.Il terzo pezzo segue uno stile decisamente più squadrato e spigoloso, più freddo ed ossessivo, il titolo Death Robots si addice perfettamente al modo in cui il pezzo viene recepito dall’ascoltatore, benché risulti più noioso dei precedenti, troppo uniforme e statico rispetto ai restanti pezzi.
Road To Nowhere sia allontana con originalità dai pezzi appena ascoltati rivelandosi decisamente più Hard-Core, martellante e veloce al punto giusto senza perdere di vista il genere di riferimento. Il noise chitarristico si fonde bene con la rabbia del pezzo, espressa soprattutto da un cantato stavolta meno melodico e più gutturale, che pare ispirarsi allo stile del reverendo Manson. Forti di un tour in Russia ed uno in Slovenia, gli Shenight si presentano sicuramente come una solida realtà nostrana. Forse per ora non sono ancora troppo personali, ma sicuramente dotati di tecnica e senso di misura, evitando di infilare inutili assoli o virtuosismi all’interno di pezzi che mescolano efficacemente il romanticismo dark degli anni ’80 con la potenza metal, il tutto arricchito da piccoli tocchi di elettronica, che rendono questo disco piacevole da ascoltare anche se non si è amanti del genere inseguito dal gruppo. Un ultima nota va spesa per l’artwork del disco, evidentemente casereccio ma caratterizzato da professionalità e cura decisamente apprezzabili, che lo distinguono favorevolmente dalla massa di anonimi promo, demo e mini cd.