- Kelly Keeling - voce, chitarra
- Lance Bulen - chitarra, backing vocals
- Corky McClellan - batteria, percussioni, backing vocals
- Scott Bender - basso, backing vocals
- David Cremin - tastiere, chitarra, backing vocals
1. Doctor
2. Walks Like A Woman
3. Big Trouble
4. It's About Time
5. Bad Time Comin' Down
6. The Midge
7. Baby's So Cool
8. Young Hearts
9. Melenie
10. There Was A Time (The Storm)
11. Hot Blood Movin'
12. Spread Like Fire
Shake Your Soul
Purtroppo in una scena sempre affollata e volubile, come quella della musica rock, la sola qualità spesso non può considerarsi sufficiente a far assurgere un album o una band al ruolo che gli spetterebbe di diritto se solo appunto si tenesse conto esclusivamente del suddetto fattore. Caso esemplare di quanto detto è Shake Your Soul, esordio degli americani Baton Rouge, uscito nel 1990 sotto l'egida della potente Atlantic Records, che già presagiva grandi introiti consapevole com'era della notevole bellezza del prodotto da lanciare, ma trascurando tuttavia che proprio in quel periodo stava iniziando a scemare l'interesse che ruotava intorno al melodic hard/AOR durante tutto il precedente decennio. I Baton Rouge sono una band sfortunatamente arrivata in ritardo, ed il loro debut fu un vero gioiello che se fosse uscito anche solo pochi anni prima avrebbe molto probabilmente riscosso più ampia eco e notorietà, anziché essere destinato a ricoprire l'attuale status di cult album nel proprio genere.
Il rock melodico e cromato che viene fuori da ogni singola nota di quest'album porta con sé e trasmette all'ascoltatore voglia di vivere, propensione ad amare, a tentare, a risollevarsi e ricominciare anche quando le cose non vanno come dovrebbero andare, contiene in poche parole tutto il positivismo e l'ottimismo che furono propri di questo genere musicale negli ‘eighties', in piena contrapposizione proprio a quel moto di rabbia e depressione autodistruttive e fini a se stesse che il grunge stava ormai per imporre.
Il quintetto della Louisiana poteva contare su un singer estremamente versatile come Kelly Keeling, uno che sapeva essere aggressivo e vellutato al contempo, efficace tanto nelle ballad quanto nei pezzi più tirati, su un pregevole tappeto melodico affidato alla chitarra di Lance Bulen e alle tastiere di David Cremin, su cori e ritornelli di facile presa e sicuro impatto, creando un sound che spaziava dall'hard dei Kiss e dei Van Halen all'AOR americano, accompagnando il tutto con una produzione all'altezza della situazione.
Non a caso tutta la spregiudicatezza e la sfacciataggine dei Kiss e la carica energetica dei Van Halen si possono riscontrare nell'opener Doctor, in possesso di un andamento grintoso, di riff incisivi e di un chorus esplosivo, anche se poi in prossimità del minuto finale il brano acquista in melodicità senza perdere minimamente il tiro iniziale, ma anche la scoppiettante Big Trouble ed il divertente "party rock" di Baby's So Cool si mantengono sulle stesse coordinate. Coinvolgente e carico di energia il rock n' roll altamente melodico di Walks Like A Woman, al cui refrain sarà impossibile resistere, così come avviene con l'anthem rock solido, adrenalinico e positivo di Bad Time Comin' Down. La passionale ballad It's About Time è una gemma di rock adulto e melodico da far invidia ad una qualsiasi ‘big band' dell'AOR, mentre non si deve minimamente trascurare neanche il malinconico minuto arpeggiato della strumentale The Midge.
Anche la seconda parte del disco contiene brani di assoluto valore, che toccano vette altissime nel trittico Young Hearts, coinvolgente e melodico mid-tempo con un chorus memorabile che mette i brividi addosso, la stupenda Melenie, che racchiude in sé il romanticismo dei Toto e l'energia dei Survivor, la delicata e sommessa There Was A Time (The Storm), che introdotta da un arpeggio a dir poco favoloso si snoda poi su una melodia struggente ed emozionante che trova massima espressione nel suo stupendo refrain. Si giunge alla conclusione senza nessun calo ispirativo, come emerge dall'hard rock energetico e roccioso di Hot Blood Movin' e Spread Like Fire, che vanno a mettere il suggello definitivo ad un album che qualsiasi cultore o amante del melodic hard e dell'AOR dovrebbe far proprio, e che comunque potrebbe far cambiare idea anche a chi, non particolarmente avvezzo a tali sonorità, gli conceda una chance.