- Olav Iversen - voce
- Olav Kristiseter - chitarra
- Iver Sandoey - batteria
- Einride Torvik - basso
1. Pests in Pools of Stagnant Water (03:49)
2. Horrordementia (02:46)
3. European Cowards (03:19)
4. Republic of Texas (03:10)
5. Expulsion of the Assailants Pt. 1: Implicit Approval of Your Uninvited Guests (03:03)
6. Expulsion of the Assailants Pt. 2: Surgical Removal of Your Evil Thoughts (06:37)
7. Divine Justice (03:00)
8. Evil Raping Evil (02:43)
9. Miasma (03:33)
10. You Smell of Dust, Are You Alive? (09:01)
European Cowards
I Manngard sono uno di quei gruppi norvegesi che, se fossero nati nei primi anni ’90, nel periodo della violenta esplosione del Black Metal, avrebbero potuto seriamente temere per la propria incolumità. Se infatti durante gli anni ’80 band come Slayer e Morbid Angel scioccavano e provocavano l’America democratica e religiosa con un’iconologia dai richiami nazisti e pseudo-satanisti, questa band, snobbando e bistrattando il famoso nazionalismo scandinavo, si schiera proprio a fianco dei valori degli yankees, attaccando i propri connazionali con un album dal titolo eloquente: European Cowards.
Credevate forse che non potesse esistere una band norvegese filo-sudista? I Manngard sono qui per dimostrare il contrario, con un disco che esprime demenza e insensatezza già dall’assurda copertina, parodia della celebre foto scattata sull’isola di Ivo Jima durante la II Guerra Mondiale, e continuando con titoli in stile grindcore accostati ad altri molto rappresentativi come Republic Of Texas e Divine Justice, corredati da lyrics guerrafondaie e non proprio intelligenti, che inneggiano alla rivalsa dei “buoni” americani e criticano il mancato intervento dei codardi Paesi europei a fianco degli USA.
In casi come questi è facile però cadere vittima di pregiudizi, e accantonare proposte che, dal punto di vista stilistico, si potrebbero rivelare interessanti e originali; è proprio il caso di questo European Cowards, dove, allargando la visuale rispetto al precedente album Circling Buzzards, i Manngard propongono una curiosa ed efficace commistione di stili diversi.
La follia e la complicatezza ritmica dei Mastodon, i riff potenti e di grande impatto degli Slayer e gli acuti di chitarra inquietanti e taglienti dei Lamb Of God sono infatti uniti senza problemi a cori e ritmiche tipiche dell’Hardcore oldschool di Black Flag e Minor Threat, sezioni cadenzate, massicce e devastanti tipiche del Death Metal e sfuriate blackeggianti che tradiscono le origini geografiche della band. Anche la voce, piacevolmente eclettica, varia in modo imprevedibile insieme alla musica, alternando scream rauco, malvagi toni in stile Black, growl profondo e una sostanziosa ma quasi mai inappropriata presenza di particolare voce pulita, a cavallo tra Minor Threat e gli Slayer più hardcore-oriented.
Tutti questi elementi sono amalgamati in modo generalmente efficace, grazie anche al drumming sempre vario e complesso di Iver Sandoey, creando un sound del tutto imprevedibile e stravagante, che raggiunge il suo culmine nella opener Pests In Pools Of Stagnant Water, nella veloce e violenta title-track e nella lunga ed intricata Surgical Removal Of Your Evil Thoughts.
Il disco sembra però perdersi verso la conclusione, in quanto la band, una volta trovata la sua formula originale e vincente, tende a riprodurla nel corso di tutto l’album con ben poche variazioni ( ad eccezione della strumentale Implicit Approval Of Your Uninvited Guests, canonico intermezzo in stile Doom/Death senza infamia e senza lode), fino ad arrivare ad una You Smell Of Dust, Are You Dead? decisamente prolissa e ripetitiva, nonostante la movimentata e terremotante chiusura strumentale.
Malgrado questo, European Cowards è un album riuscito e originale, che desterà l’interesse di chi cerca un Thrash Metal moderno e ricco di contaminazioni, che non ricalchi la solita formula proposta ormai da decine e centinaia di band. L’invito è dunque a mettere da parte per un attimo la demenzialità degli argomenti proposti, siano essi espressi con convinzione o per pura provocazione, e concedere una possibilità ad una band che ha saputo creare una proposta varia e personale, elementi che non sono affatto facili da trovare nel mondo della musica.