- Tom Jenkinson - Tutte le musiche
1. Coopers World
2. Beep Street
3. Rustic Raver
4. Anirog D9
5. Chin Hippy
6. Papalon
7. E8 Boogie
8. Fat Controller
9. Vic Acid Listen
10. Male Pill Part 13
11. Rat/P's And Q's
12. Rebus
Hard Normal Daddy
Sperimentatore, eclettico, genio. Se non fosse per la lunghezza e per il tempo che si spreca per pronunciare queste tre parole, Squarepusher (in arte Tom Jenkinson) potrebbe e dovrebbe essere chiamato in questo modo. Esagerato? Assolutamente no, visto che si sta parlando di uno dei più grandi innovatori, sperimentatori e scienzat pazzi della musica elettronica contemporanea. L'attività compositiva di Jenkinson inizia nel 1995 con Alroy Road Tracks, prosegue l'anno dopo col già stupendo Feed Me Weird Things e giunge nel 1997 al suo inarrivabile capolavoro, quell'Hard Normal Daddy che si è innalzato tra le pietre miliari dell'elettronica mondiale (ma si trattasse solo di semplice elettronica...). Hard Normal Daddy è infatti un concentrato di sperimentazione elettronica e scioltezza jazz, atmosfere che passano dal robotico all'onirico in un batter di ciglia, ritmi che da slegati diventano martellanti in un ciclone di particolari inconfondibili e di un fascino irresistibile. Già dalla fantastica Squarepusher's Theme (opener di Feed Me Weird Things) avevamo potuto osservare questo innato spirito jazz fondersi e unirsi alla futurista matrice elettronica jenkinsoniana, che peraltro giunge in questo disco alla sua massima espressione, al completamento perfetto, alla forma non migliorabile. Per quest'opera non poteva esserci apertura più azzeccata di Coopers World in cui i soliti ritmi intricati fanno da appoggio a tastiere tipicamente jazz che col restante insieme strumentale creano atmosfere estremamente free, a tratti fusion, fluide e scorrevoli per la semplicità con cui Squarepusher posiziona ogni singolo battito e ogni singola nota sul suo pentagramma digitale.
Se Coopers World era solo l'inizio e ciò che doveva metterci solo a contatto con questa scoperta, la successiva Beep Street è il capolavoro che ci immerge in essa dalla testa ai piedi: la raffinatezza delle atmosfere oniriche dà un senso di equilibrio e tranquillità sopraffina, le basi ritmiche viaggiano su binari paralleli con la solita fluidità a sostenere la bellezza e il fascino del suono che da questo brano vengon fuori. Ma da qui in poi quell'attraente raffinatezza onirica scompare lentamente per lasciar spazio ai voli pindarici di Jenkinson verso l'elettronica più spinta e ricercata, concettualmente quasi violenta. La successiva Rustic Raver è infatti uno dei brani più cerebrali e cervellotici del disco, con i suoi battiti martellanti e gli effetti che disorientano e imbizzariscono un ascoltatore letteralmente sconvolto; Fat Controller con la sua scratchata atmosfera metropolitana è una vera e propria canzone da strada, mentre con la superba Male Pill Part 13 entriamo più precisamente nell'atrio più drill&bass del cervello di Squarepusher.
I ritmi che all'inizio erano si sostenuti ma non così roboanti, adesso si evolvono e crescono in intensità e in ricchezza compositiva; le accelerazioni e i cambi di ritmo sono resi alla perfezione e costituiscono un variegato appoggio per le strutture pianistiche che Squarepusher vi costruisce sopra.
Un ritorno all'elettronica più evidentemente jazzata lo abbiamo invece con un'altra perla di Hard Normal Daddy, sto parlando della sublime Papalon, scritta e composta con la maestria di un vero maestro jazz, con quelle atmosfere così raffinate che tanto ricordano un pò Miles Davis un pò Chick Corea, a tratti addirittura la Mahavishnu Orchestra per l'estrema fluidità compositiva con cui il brano scorre in tutti i suoi innumerevoli particolari tecnici e sonori. E come non parlare poi di altre canzoni come la breve ma intensa Anirog D9, o la quasi esotica Ez Boogie con le sue accelerazioni e i suoi ritmi indemoniati, Vic Acid in cui vengono tolte le catene al lato più spinto e dark dell'elettronica di Squarepusher o ancora quella Rat/P's And Q's che nella sua bizzarria e nei suoi toni quasi cabarettistici si pone come uno degli esperimenti più bizzarri e meglio riusciti di Jenkinson.
Cerebrale, metropolitano, cervellotico, onirico, teatrale: si può dare qualsiasi aggettivo alla musica di Squarepusher (tanto non penso che a lui possa interessare), ma ciò che va sottolineato in primis è la maestria, la saggezza, la raffinatezza con cui ogni punto di Hard Normal Daddy si incastra alla perfezione in un mosaico di particolari policromatici e variegati, un pò come un'opera d'arte metà realista metà dadaista, perchè in fondo di questo si tratta: in Squarepusher confluiscono i tratti di una realtà metropolitana sporca e distorta, però ecletticamente dipinta con colori e atmosfere del tutto personali, dei voli pindarici che passano dagli arcobaleni più vivi alle fogne più puzzolenti.
Un lavoro così passa alla storia non solo per la sua bellezza, ma per la sua irripetibilità, perchè un album del calibro di Hard Normal Daddy, a livello ideativo e compositivo, non può essere avvicinato, figuriamoci raggiunto. Il jazz e l'elettronica continuano spesso a camminare a braccetto, molti artisti hanno sperimentato avvicendamenti tra questi due generi così diversi e allo stesso tempo così simili, ma nessuno tali generi li ha uniti, li ha fusi in un'alchimia musicale così eterogenea, integra, affascinante. Con Hard Normal Daddy Tom Jenkinson ha fermato l'elettronica, l'ha costretta ad assorbire questa nuova linfa musicale e l'ha fatta infine ripartire: un pò tutti ci siamo accorti come il tragitto di quest'ultima sia inevitabilmente cambiato.