- Ramesh Srivastava
- Jason Chronis
- Mitch Calvert
- Matt Simon
- Jared Van Fleet
1. Introduction (03:32)
2. Kid Gloves (04:23)
3. Ghost (04:48)
4. Steven (03:27)
5. Firecracker (03:43)
6. Brother in Conflict (04:04)
7. Easy (03:35)
8. Future Pt. 1 (03:41)
9. Every Day (04:25)
10. Real Live Version (04:00)
11. Blood Red Blood (04:13)
Voxtrot
Esordio con stile per i Voxtrot, Indie Rock (Pop) band che arriva direttamente dal Texas. Quintetto piuttosto giovane, la band americana è giunta al battesimo sulla scena del mercato musicale grazie a questo Self-Titled che arriva dopo ben tre EP in due anni di attività.
Un lavoro frizzante, dalle tonalità autunnali, con un impianto di arrangiamenti spesso e volentieri impreziosito da archi e sonorità orchestrali. I richiami a qualche mostro sacro (Arcade Fire?) sono parecchio ammiccanti, nel primo lavoro dei Voxtrot, ma ciò non toglie l'originalità e la brillantezza che la formazione texana riesce a mettere sul piatto con questo full-lenght.
I Voxtrot cominciano con il piede giusto, grazie a Introduction che fa da necessario tappeto alle tracce successive. Il pianoforte è quasi sempre in prima linea, supportato da chitarre acustiche ed elettriche, oltre ad una sezione ritmica che mai soverchia il resto negli arrangiamenti. E' quasi in secondo piano, con sembianze Indie Pop che conquistano pian piano.
Eppure, nella dimensione sorridente e serena dei Voxtrot c'è qualcosa che non quadra. La vena malinconica e (a nostro modo di vedere) dai tratti tipicamente autunnali, emerge con il passare dei primi minuti. E' la diligente Ghost a farci capire come questo disco sia congegnato per trasmettere emozioni con la penetrante forza delle note e delle liriche. Niente di impostato, nonostante le apparenze. Soltanto foglie che cadono a terra con un cielo grigia. La bravura del frontman Ramesh Srivastava, cantante e compositore, si nota in tutta la sua portata mano a mano che il disco prosegue nel cammino intrapreso.
I Voxtrot sorprendono anche con la notevole Firecracker, sperimentazione ben riuscita di un Pop disteso e privo di sbavature. Per poi proseguire con episodi che danno al loro album d'esordio la conformazione di un disco omogeneo e ben strutturato. Non mancano pezzi alla The Thrills (Steven, per dirne una), oppure momenti in cui l'innesto di parti orchestrali prende nuovamente il sopravvendo dopo una fase elettrica. Parliamo di Real Live Version, in cui archi e tappeti sonori si intersecano con l'impianto ritmico e distorto della band.
E' forse questo il punto debole dei Voxtrot. La band si fa prendere un po' la mano, talvolta, togliendo atmosfera con una certa ridondanza di parti esterne. Senza dimenticare, poi, momenti più anonimi o lasciati a metà strada quali Easy, ad esempio.
Nel complesso? Questo lavoro d'esordio dei Voxtrot è di un certo spessore, il che permette alla band di Austin di guadagnarsi una bella fetta di riconoscimenti (dopo quelli delle fanzine indipendenti che li hanno portati a questo punto). In attesa della prova più difficile: un bis che non suoni scontato o, peggio, dal sapore di riciclato.