- Sonne Hagal band – Tutti gli strumenti, Voci
Ospite:
- Andreas Ritter - Fisarmonica
1. Az já pojedu
2. The murdered Brother
3. Follow the fair Sun
4. The three Ravens
Nidar
La Trumpets of Doom è una neonata etichetta di Brandeburgo che tiene a definirsi non-profit ed intende occuparsi solamente di pubblicazioni in formato vinilico: come prima, simbolica uscita, la label ha deciso di ristampare un bellissimo EP dei Sonne Hagal, “Nidar”, uscito inizialmente nel 2005 sotto il marchio della Grunwald di Andreas Ritter. Questa nuova edizione si presenta rinnovata sia nel formato (precedentemente un Mini-Cd, ora un vinile 10’’ colorato in un rosso spruzzato di nero), che nell’artwork; rimane sostanzialmente immutato anche il contenuto musicale, costituito da quattro splendide ballate, tutte brillantemente eseguite da uno dei migliori Neofolk acts tedeschi.
“Nidar” rappresente l’ultima registrazione di materiale dei Sonne Hagal prima che la band si chiudesse in quel prolungato silenzio che sarà rotto (entro la fine quest’anno, si spera...) dalla pubblicazione del secondo full-length della band, “Jordansfrost”, disco che diventerà il legittimo successore dell’acclamato “Helfahrt” , ad oggi unica pubblicazione dei Sonne Hagal sulla lunga distanza. “Nidar”, infatti, come molte altre uscite del collettivo tedesco, è un concentrato di musica ideato per tempi e formati inferiori a quelli dell’LP, tanto che la sua durata supera a stento il quarto d’ora, e che la sua diffusione è sempre stata piuttosto limitata – perfino la nuovissima ristampa di cui vi ho appena parlato è limitata a soli 500 esemplari.
I Sonne Hagal dedicano interamente “Nidar” a tradizionali ballate europee, reinterpretandole con la loro usuale, poetica delicatezza, e trasformandole in Neofolk songs in cui voci umili e tenui, ma elegantissime, raccontano fiabe e miti popolari risalenti a secoli fa con assoluta naturalezza. L’accompagnamento di base è affidato principalmente alle discrete e docili chitarre acustiche, mentre a disegnare le melodie portanti ci pensano gli strumenti ad arco; al triste suono della fisarmonica di Andreas Ritter dei Forseti, ospite d'onore, spetta invece il compito di enfatizzare le emozionanti atmosfere, dispensando dosi di dolcezza o amarezza secondo i temi trattati dalla singola canzone.
Proprio la dolcezza è la caratteristica che più colpisce in “Az já pojedu”, un’affettuosa ninna-nanna cecoslovacca cantata in coro da una coppia di voci, una maschile e l’altra femminile, capaci di ricreare un’ambientazione quieta e distesa, praticamente agli antipodi rispetto a ciò che possiamo udire nella seguente “The Murdered Brother”, in cui il nervoso contrappunto dei violini e una voce più piena del solito segnano un ritorno ai momenti più scontrosi di “Helfahrt”, se non fosse per l’amara fisarmonica di Ritter, pronta a ricacciare la seconda traccia in territori più omogenei e vicini al resto delle tracce di “Nidar” – nonostante ciò, il secondo capitolo è l’unico, dei quattro, a non raggiungere l’eccellenza, anche se va detto che i suoi non gravi demeriti sono acuiti dalla superba qualità delle altre ‘gemme’ presenti in tracklist.
Ed infatti la terza “Follow the Fair Sun” , basata su una poesia di Thomas Campion, si presenta da subito come l’episodio più nobile di “Nidar”, perché guidato da una quieta voce colma di signorilità ed impreziosito dalle soavi trame tessute dagli archi, nonché da piccoli accorgimenti della chitarra acustica – il tutto è accostabile, per finezza e feeling, ai più ispirati episodi dei Sol Invictus della seconda metà degli anni ’90. I toni musicali e il buon gusto appena mostrati si conservano anche nell’ultima canzone, nonostante per l’occasione si ritorni ad un registro più antico e popolare: “The Three Ravens” , un classico della tradizione inglese, permette al tocco romantico dei Sonne Hagal di prendere il sopravvento, grazie al duetto fra il cantato corale sussurrato e gli espressivi intrecci dei violini.
Può sembrare sorprendente, ma i Sonne Hagal che possiamo ascoltare in “Nidar” sono addirittura più ispirati di quelli di “Helfahrt”, forse grazie alle limitazioni imposte da un formato che predilige la qualità invece della quantità, e per merito di un approccio più classico che ricerchi la perfezione formale, elidendo quei piccoli elementi sperimentali che permanevano in alcune tracce di “Helfahrt”. Ciò che è indubbio è che se i Sonne Hagal di “Jordansfrost” svilupperanno adeguatamente le idee qui contenute, amalgamandole adeguatamente allo stile dei loro inediti, potremmo avere fra le mani un lavoro capace di far scuola.
LINKS PER L'ASCOLTO
Sonne Hagal @ Myspace
Trumpets of Doom @ Myspace